sabato 23 settembre 2017

2017_09_05 Gli scemi del Mediterraneo

Gli scemi del Mediterraneo  
“Non siamo gli scemi del Mediterraneo, dobbiamo difendere i nostri interessi in Egitto e anche in Libia, investimnenti italiani compresi”. 
Questi in sintesi i concetti espressi da Alfano, Cicchitto, Casini durante l’audizione dello scorso 4 settembre, davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato sul ritorno del nostro Ambasciatore in Egitto, dopo l’uccisione di Giulio Regeni.
Mica siamo scemi, dobbiamo pensare ai nostri interessi. E quindi all’Egitto coninuiamo a vendere armi, e con la Libia facciamo accordi anche se sappiamo di fosse comuni con migranti torturati e uccisi, come scrive Nello Scavo sull’Avvenire di oggi.
Ma noi mica siamo gli scemi del Mediterraneo.
E a Regeni, che non era in Egitto per studiare !! (come sostiene il deputato Pini) possiamo dedicare una scuola, dice il ministro Alfano.
Mica sono scemo, potrà allora dire tranquillamente il figlio ai genitori che gli fanno le raccomandazioni, adesso che inizia la scuola: io penso ai fatti miei.
Mica sono scemo, risponderanno gli alunni agli insegnanti che a scuola cercheranno di educare alla Costituzione, ad alcuni valori fondamentali della vita.
E così potremmo andare avanti: 
mica sono scemo a pagare le tasse;  
mica sono scemo a fare la pace, possono dire Trump, Putin, Assad, o il Coreano Kim Jong-un. E
 così la politica, invece di trasmetterci i grandi ideali su cui fondare la convivenza umana, ci trasmette la logica del mica sono scemo.  

Dove ci porta questa strada?

Domenica scorsa abbiamo pregato per Giulio Regeni, a 19 mesi dalla sua morte, e per lui continuiamo a chiedere verità; non vorremmo aver scoperto un'altra tragica verità su cui si poggia certa politica, quella del mica sono scemo.
No. 
Non ci rassegniamo a questa logica. A costo di passare per scemi.

d. Renato Sacco, coordinatore Nazionale di Pax Christi
L’opinione di... Renato Sacco  – Mosaico di Pace, 5 settembre 2017

2017_09_23 No a san Giovanni XXIII Papa come patrono esercito italiano

Siamo infatti convinti che la vita e le opere del Santo papa non possano essere associate alle forze armate.
Come può proprio lui, il Papa della Pacem in Terris, il Papa del Concilio Vaticano II e delle genti, l’uomo del dialogo…
proteggere un corpo armato che, per sua natura, imbraccia mezzi di morte e distruzione?    ….
In un mondo segnato da una “terza guerra mondiale a pezzi”, da un aumento vertiginoso delle spese militari, da nuovi muri che si innalzano tra popoli e frontiere, la nostra Chiesa non ha bisogno di santi che proteggano gli eserciti quanto piuttosto di valorizzare il senso e l’amore per la pace, quella disarmata, fondata sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà, sull’amore, come ci ricorda la Pacem in Terris, i cui insegnamenti risultano di una profetica attualità. Non si può negare come troppo spesso la parola pace sia usata per mascherare operazioni di guerra.  ...
Per queste ragioni, ci associamo ad una vasta parte del mondo cattolico nel chiedervi di rivedere la decisione di proclamare Papa Giovanni XXIII patrono dell’Esercito italiano.  Vorremmo, piuttosto, vedere la figura e l’esempio di papa Roncalli proposti a protezione di quanti, credenti e non, si adoperano per un’umanità libera da eserciti (Caschi Bianchi, Corpi Civili di Pace, operatori umanitari...) e sono impegnati con lo strumento della nonviolenza attiva nel disinnescare e risolvere i conflitti. La proclamazione di san Giovanni XXIII patrono della nonviolenza attiva sarebbe una scelta profetica per quanti si adoperano concretamente per la pace in un mondo minacciato da guerre e dalla corsa al riarmo.

*** LETTERA  APERTA  al Card. Robert Sarah e al Card. Gualtiero Bassetti PER IL TESTO COMPLETO con le prime adesioni vedi il sito >>>>    http://www.paxchristi.it/?p=13273
con l'adesione di alcuni Vescovi e rappresentanti di Movimenti, gruppi, associazioni, ecc….
in merito  alla dichiarazione di San Giovanni XXIII, papa, quale “Patrono presso Dio dell’Esercito Italiano”.

San Giovanni XXIII patrono dell’Esercito Italiano?
Intervento del Presidente di Pax Christi Italia, Mons. Giovanni Ricchiuti
http://www.paxchristi.it/?p=13187

Ci è giunta notizia che San Giovanni XXIII sarà quanto prima proclamato Patrono dell'Esercito Italiano, avendone fatto parte al tempo della Prima Guerra Mondiale.
Come Presidente della sezione italiana di Pax Christi, Movimento Cattolico Internazionale per la Pace, mi sembra irrispettoso coinvolgere come Patrono delle Forze Armate colui che, da Papa, denunciò ogni guerra con l'Enciclica ‘Pacem in terris’ e diede avvio al Concilio che, nella Costituzione ‘Gaudium et spes’, condanna ogni guerra totale, come di fatto sono tutte le guerre di oggi.
Se questa notizia fosse vera, sollecitato da tutto il Movimento Pax Christi e anche da altre persone sensibili al tema della pace, ritengo assurdo il coinvolgimento di Giovanni XXIII, anche perchè l’Esercito di oggi, formato da militari professionisti e non più di leva, è molto diverso da quello della prima Guerra mondiale che, non lo possiamo dimenticare, fu definita da Benedetto XV ‘inutile strage’.  E’ molto cambiato anche il modello di Difesa, con costi altissimi (23 miliardi di euro per il 2017) e teso a difendere gli interessi vitali ovunque minacciati o compromessi.
Pensare a Giovanni XXIII come Patrono dell’Esercito lo ritengo anticonciliare anche alla luce della forte ed inequivocabile affermazione contenuta nella Pacem in Terris, “con i mezzi di distruzione oggi in uso e con le possibilità di incontro e di dialogo, ritenere che la guerra possa portare alla giustizia e alla pace è fuori dalla ragione – alienum a ratione”.
E’ ‘roba da matti’, per usare un’affermazione di don Tonino Bello, anch’egli Presidente di Pax Christi fino al 1993.
Papa Giovanni XXIII è nel cuore di tutte le persone come il Papa Buono, il papa della Pace, e non degli eserciti.
Sono certo che questo sentire non sia solo di Pax Christi, ma di tante donne e uomini di buona volontà, a cui chiediamo di unirsi con ogni mezzo a questa dichiarazione per esprimere il proprio rammarico per una decisione che non rappresenta il "sensus fidei" di tanti credenti che hanno conosciuto Giovanni XXIII o che ne apprezzano la memoria di quella ventata profetica che ha indicato alla Chiesa nuovi sentieri di giustizia e di pace.

venerdì 15 settembre 2017

2017_0930 FONDAMENTALISMO RELIGIOSO Giornata di Studio

LA VIOLENZA E IL SACRO:
PSICOANALISI E FONDAMENTALISMO RELIGIOSO
Giornata di Studio 30 settembre 2017
Abbazia di Mirasole- Strada Consortile del Mirasole, 7 – Opera (MI)
La giornata si propone di sviluppare una riflessione psicodinamicasul rapporto tra religione e violenza, anche in linea con le problematiche attuali
del fondamentalismo religioso e del terrorismo sacrificale.
A cura di: Fabio De Nardi e Mario Perini.
Relatori: Fabio De Nardi, Aristide De Marchi, Giovanni Foresti, Luca Gaburri, Arnaldo Petterlini,don Franco Tassone, Angelo Villa.
Ci sono ancora pochi posti disponibili. Chiediamo cortesemente di far pervenire eventuali adesioni entro lunedì 25 settembre.
 Per informazioni e iscrizioni CLICCARE QUI


mercoledì 6 settembre 2017

Disastrata provincia di Pavia dopo l'incendio di Parona il 6 settembre 2017 altro incendio in un luogo di stoccaggio rifiuti a Mortara disastro ambientale per tutta la nostra zona

SUI RIPETUTI INCENDI IN IMPIANTI DI TRATTAMENTO RIFIUTI RIPROPONIAMO DI SEGUITO UN'INTERVISTA MOLTO INTERESSANTE DI UN MESE FA A WALTER GANAPINI.

Incendi negli impianti di deposito. Ganapini: «Una guerra dietro i rifiuti bruciati»

In Italia 130 impianti di trattamento, stoccaggio o deposito dei rifiuti hanno preso misteriosamente fuoco, mandando in fumo un intero comparto industriale. 


di Andrea Sarubbi - L'hanno chiamata disattenzione, guasto al circuito elettrico, autocombustione. In realtà è una vera e propria guerra, divampata negli ultimi tre anni da nord a sud: in Italia 130 impianti di trattamento, stoccaggio o deposito dei rifiuti hanno preso misteriosamente fuoco, mandando in fumo insieme ai macchinari anche un intero comparto industriale. «Abbiamo perso tre milioni di tonnellate di capacità di riciclaggio: praticamente, ci siamo tagliati da soli una gamba», commenta Walter Ganapini, riconosciuta autorità in materia: se ne occupa dalla metà degli anni Settanta, quando chi parlava di rinnovabili o di economia circolare sembrava un marziano. Da tecnico, ha collaborato con amministrazioni di destra e di sinistra, risolvendo anche emergenze notevoli; questa è una delle più dure, e un tecnico può solo lanciare l'allarme.

Il 27 luglio 2014 ad Albairate, nell'hinterland milanese, va a fuoco l'impianto destinato a trattare i rifiuti organici dell'Expo. Che inizierà 9 mesi dopo. 
«Le fiamme divampano in tre punti diversi, l'autocombustione è impossibile perché il compost non brucia da solo e perché la temperatura nel capannone non supera mai i 60 gradi. Ma mentre si indaga sulle cause, c'è un'emergenza da risolvere: bisogna cambiare destinazione dei rifiuti in fretta, perché all'Expo non manca molto, e naturalmente aumenta il costo in bilancio. È un segnale poderoso, una dichiarazione di guerra. Tre anni dopo, purtroppo, la trincea è dappertutto».

Chi combatte contro chi? 
«Le possibilità per i rifiuti sono due: si recuperano oppure vanno in discarica. Alla comunità conviene recuperarne il più possibile, perché il rifiuto riciclato è una risorsa. I proprietari di discariche, invece, hanno l'interesse contrario, perché rischiano di restare senza lavoro. E se gli impianti di riciclaggio bruciano, la scelta è una sola: mandare ogni cosa in discarica, anche i rifiuti recuperabili. Non lo dico io, ma il magistrato Roberto Pennisi, della direzione nazionale antimafia: bruciare è la migliore scorciatoia, quando vuoi guadagnare di più».

Non stanno bruciando solo gli impianti, ma anche i rifiuti riciclabili. 
«E questo è un altro problema. Dopo aver incassato gli incentivi pubblici per il riciclo, si è scoperto che molti imprenditori, anziché recuperare i rifiuti plastici, li spedivano in Cina. Ora che Pechino ha bloccato il flusso illegale, li bruciano. Se sei tra l'altro assicurato contro gli incendi, non ti viene la tentazione di far dare fuoco a tutto da qualcuno, mentre magari passi le vacanze a Cortina? Nessuno mi toglie dalla testa che anche i recenti fuochi sul Vesuvio siano serviti a occultare pratiche illegali. Del resto, basta guardare i posti e collegarli alle discariche, e ripensare a quando i tedeschi smisero di prendere le presunte ecoballe perché radioattive».

Se è una guerra, lo Stato come si sta difendendo? 
«In alcune regioni, i carabinieri forestali stanno lavorando seriamente. Le forze dell'ordine sanno bene che il nodo da sciogliere è al livello superiore: ogni impianto che va in crisi, libera spazio per i traffici di altra natura, non gestiti dallo Stato ma delle mafie. E così, tanto
per fare un esempio, bisogna capire quali siano gli interessi dei grandi clan in tutte le regioni del nord, perché la mano della criminalità organizzata in questa guerra dei rifiuti è una costante».