martedì 23 gennaio 2018

2017_12_31 PaganiniNonRipete un regalo che è veramente utile ( se si legge!)

#2018: Il Libro di PNR

Chiudiamo il nostro primo anno insieme con un dono. Apriamo l’anno nuovo regalandovi qualcosa di più della solita agenda, il primo libro di PNR. Con la speranza che possa essere di stimolo per affrontare i temi della vera Agenda 2018.
 
SCARICA IL NOSTRO REGALO 
 
Il libro presenta i contributi più significativi della nostra originale newszine che ci ha accompagnato nel 2017 per 51 settimane, ogni weekend, senza pause. 
 
PERCHE’ E’ IMPORTANTE?   PNR ha risposto a questa domanda, affrontando e discutendo argomenti che condizionano le nostre vite. 

IL METODO SPERIMENTALE    ha accompagnato le nostre analisi, contrapponendole ai dogmi ideologici delle pubblicazioni tradizionali e alle verità alternative dei media main stream.

QUALE SOLUZIONE?   abbiamo provato ad elaborare risposte che amplino le nostre libertà individuali e concorrano a favorire la nostra prosperità, migliorando la convivenza tra noi cittadini. 

SIAMO STATI UTILI?   Sì. Ce lo avete detto voi. Abbiamo provato a fornire gli strumenti per comprendere cosa sta succedendo intorno a noi e per compiere scelte libere. 
 
CI SIAMO DISTINTI   con un prodotto ORIGINALE e INNOVATIVO rispetto alle pubblicazioni tradizionali ormai elitarie, che al contrario, forniscono soluzioni preconfezionate, ideologiche appunto, che escludono noi cittadini, o meglio che ci emarginano dalle scelte, per poi imporcele. 
 
GRAZIE  a tutti gli autori. Ci hanno permesso di realizzare un prodotto unico che si evolve ad ogni uscita. Sono stati davvero tanti, impossibile elencarli tutti qui. In questa newsletter trovate una piccola selezione dei loro contributi, alcuni li abbiamo riproposti nel libro, mentre tutti gli altri sono disponibili QUI.
 
GRAZIE   a tutti voi che leggete, commentate, dubitate, e soprattutto contribuite a farci migliorare.
 
GRAZIE a chi ha creduto in questo progetto tanto da investirci risorse economiche: SECI, YourCFOYourAcademy, e gli amici filantropi. 
 
MA NON E' FINITA QUI   c’è tanto da fare: (i) le nostre libertà sono a rischio, (ii) la prosperità è incatenata alle clientele che monopolizzano il mercato nazionale, (iii) siamo lontani dall’essere una Liberaldemocrazia
 
CI SONO LE ELEZIONI   e vogliamo vedere chi scommetterà su:
- un piano industriale che manca da decenni, e che punti all’innovazione
- la trasformazione digitale del nostro tessuto produttivo legata al piano industriale
- la riforma della didattica scolastica 
 
Un’ultima cosa…il welfare. Lavoro, scuola, pensioni, chiedono regole nuove per meglio convivere. 
 
SCARICA IL LIBRO QUI… E’ GRATIS
 
Buon Anno e buona settimana, dal Poggio di Leo
Paga (e Leo)

2018_01_07 PaganiniNonRipete

#Chi di Speranza Vive Disperato Muore

Speriamo che sia un 2018 pieno di prosperità e gioia, meglio di quanto sia stato fino ad ora.

Viviamo ogni momento nella speranza che le cose possano andare meglio; che il sole dell’avvenire possa splendere per tutti, più per noi che per gli altri, naturalmente.

La speranza era contenuta nel vaso di Pandora che una volta aperto diede agli uomini l’illusione che le cose potessero andare meglio. Era un male, mentre per i Cristiani era una delle tre virtù teologali: l’aspettativa di un cambiamento positivo futuro che porta ottimismo riguardo al proprio destino ed a quello del mondo.

Nell'approccio kantiano altro non è che la provvidenza che nella storia si confronta e scontra con l’analisi empirica dei fatti: ciò che potrebbe essere e vorremmo si scontra con i fatti. Grazie alla morale e alla rettitudine di fondo di cui l’uomo è dotato la speranza, cioè come vorremmo le cose fossero, emergerà.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE?   Perché la speranza rischia di illuderci e di allontanarci dal trovare le soluzioni ai problemi di tutti i giorni. 

E’ vero LA SPERANZA PORTA OTTIMISMO rinfrancando l’uomo rispetto ai fallimenti del conflitto democratico. Ci consente di continuare a provare.

MA E’ VERO ANCHE IL CONTRARIOLa speranza ci dissuade dal confronto quotidiano con il metodo sperimentale, facendoci credere che un mondo diverso sia possibile, senza misurarci con i fatti che il tempo ci propone.

Ci presentiamo così alle prossime elezioni pieni di speranza. Ci illudiamo che le forze in campo cambino in meglio, ma VOGLIAMO IGNORARE i fatti e cioè la totale assenza di un progetto politico che migliori il nostro convivere e ampli le nostre libertà.

Assistiamo compiaciuti ad un teatrino di alleanze prive di contenuto.
Godiamo delle sceneggiate di taluni (Bonino, ad es.) finalizzate alla conquista del potere invece che al cambiamento. Ci esaltiamo convinti che la nostra idea di libertà possa e debba essere imposta a tutti, piuttosto che ricavata dal confronto democratico.

La motivazione a continuare non dovrebbe essere mossa dalla speranza, ma dal metodo sperimentale che dovremmo impiegare nell'analisi e soluzione dei problemi che il tempo ci presenta di volta in volta nel nostro sforzo quotidiano di costruire la Società Aperta

2018_01_14 PaganiniNonRipete

#L’Arte dell’Improvvisazione Vs un Programma per il Futuro

Tante proposte, molte campate in aria, ma soprattutto l’assenza di un progetto paese, cioè un programma per costruire il futuro che contenga in modo coerente una serie di proposte finalizzate al raggiungimento di quello stesso programma.

Un movimento politico dovrebbe promuovere un PROGETTO per il futuro attraverso una visione di quello che sarà, una missione da perseguire e degli obiettivi, misurabili, da raggiungere. Questo progetto può persino fondarsi attorno ad un’idea fissa del mondocosì come le ideologie. Non mi piace, ma è un approccio.

Ad esso preferisco l’approccio che va con il nome di Liberale, perchè ci consente di individuare e risolvere i problemi che riguardano l’uomo e il suo ambiente attraverso il metodo sperimentale. E’ un percorso lungo e tortuoso di prove ed errori che ci ha aiutato a migliorare la nostra convivenza, aumentare la nostra libertà e arricchire il nostro benessere.

PERCHE’ E’ IMPORTANTE?   Senza un progetto navighiamo a vista senza comprendere il reale, seguendo l’istinto o le convenienze del momento. A naso indichiamo ciò che andrebbe fatto ma manchiamo di cogliere la complessità dei problemi e soprattutto di fornire un obiettivo chiaro attraverso il metodo induttivo. Il ritardo dell’Italia rispetto a molti altri paesi nel comprendere e costruire il futuro dipende soprattutto da questa incapacità di progettare.

LE RAGIONI SONO MOLTEPLICI   e certamente culturali, cioè appartengono al patrimonio dei valori e dei costumi che noi cittadini condividiamo. Si manifestano:
  • nella frammentazione storica del paese in tanti piccoli protettorati senza autonomia reale
  • nell’idea che la politica sia uno strumento per il potere e non
  • uno strumento per migliorare il convivere e ingrandire la libertà
  • e soprattutto, nell’assenza di un vero individualismo, cioè di una società fondata sulla partecipazione di individui responsabili, che è il fondamento delle democrazie liberali.
SI NEGA L’INDIVIDUALISMO   confondendolo con l’egoismo, e attribuendo ad esso la scarsa capacità progettuale.

E’ ESATTAMENTE IL CONTRARIO   a noi manca un vero individualismo da contrapporre alle caste, alle clientele e ai protettorati che si sono storicamente fondati sotto i campanili e che ancora oggi incatenano il paese, frenando la libera iniziativa e la spinta creativa dei cittadini.

In vista delle elezioni, un MOVIMENTO LIBERALE dovrebbe promuovere l’individualismo per costruire convivendo tra cittadini liberi un PROGETTO PER IL FUTURO, che potrebbe comprendere alcune delle interessanti proposte di questi giorni (per esempio tassa piatta ma nel quadro di una complessiva riforma fiscaleburocrazia zero che promuovo da anni, trasformazione digitale, etc.) che a questo punto non sarebbero più campate in aria, ma funzionali alla realizzazione della Società Aperta.

SE DEVE ESSERE RIVOLUZIONE LIBERALE   sarebbe opportuno spiegare cosa ci sarà e come ci si arriverà. Altrimenti le idee potenzialmente buone, restano un’illusione - elettorale - ma senza alcuna possibilità di costruire il futuro.

Ancora una volta sono i media che non ci aiutano. Invece del solito orgasmo per le mode del momento, in questo caso limitarsi a descrivere le apparenze, un buon giornalista dovrebbe domandare ai partiti: che progetto hai per l’Italia e come pensi di realizzarlo?

Senza risposta a queste domande continueremo a navigare a vista, e non andremo lontano.

Hanno contribuito a questa edizione di PNR, Raffaello Morelli, Anna Maria Di PascalePocah, Roberto Ruggiero e Maria Serra.

2018_01_21 PaganiniNonRipete

#Burocrazia Zero

-42 giorni alle elezioni e non si intravede un movimento politico che presenti una sua idea del futuro e di come costruirlo affrontandone i problemi che ci pone.

Così ho scritto su La Stampa di sabato mattina con particolare riferimento alle proposte fiscali e così ho sostenuto in un intervento in RAI.

Ho lanciato ai partiti l’idea di Burocrazia Zero:
  • un ottimo slogan elettorale, meglio della tassa piatta;
  • esprime chiaramente l'idea di Stato ed il rapporto Stato - Cittadini;
  • racconta agli osservatori e agli investitori cosa l’Italia vorrebbe essere.
PERCHE’ E’ IMPORTANTE?   La burocrazia annienta l’intraprendenza e la vitalità degli individui, è un costo gravoso ed inutile che rallenta la produttività, riduce il cittadino al ruolo di suddito, sottomettendolo ad un potere occulto di cui non ha diretto controllo che si cela dietro le norme che la politica promulga per governare lo Stato.

E’ PARADOSSALE   La politica che ci rappresenta produce regole che validano la presenza di un sovra-governo della burocrazia che sfugge al controllo della politica stessa.

IN ALTRE PAROLE   le regole che dovrebbero migliorare la nostra convivenza e quindi ampliare la libertà, producono l’effetto esattamente contrario.

LA BUROCRAZIA SI NUTRE DEL CAOS NORMATIVO   per controllare la convivenza e limitare la libertà.

VOGLIAMO UN GOVERNO DEI CITTADINI   rispetto a quello della burocrazia. Libertà contro privilegio secondo la tradizione Liberale.

L’idea di burocrazia ha subito una metamorfosi. Dall’organizzazione perfetta di Weber dove regole e ruoli santificano l'efficienza, al (recupero del concetto) Leviatano di Hobbes: una rete di clientele che attraverso la complessità delle norme e delle procedure rifuggono l’efficienza per incatenare la libera iniziativa degli individui e fondare il proprio potere a spese dei cittadini medesimi.

CI STIAMO ILLUDENDO   che il problema sia il livello della pressione fiscale. Che è infatti, in gran parte, la conseguenza del costo eccessivo dell’inefficienza burocratica.

CORNUTI E MAZZIATI   paghiamo tanto un sistema che ci ostruisce.  Potremmo voler pagare tanto in cambio di welfare e di servizi (modello scandinavo). E’ un approccio criticabile, ma potrebbe funzionare. MA PAGARE TANTO PER NON FUNZIONARE...

LA BUROCRAZIA E’ IL PRIMO PROBLEMA PER CITTADINI ED IMPRESE   più che la pressione fiscale. Per questa ragione prima di abbassare il peso del fisco, che è doveroso, prima di introdurre una tassa piatta, che è benvenuta, sarebbe opportuno liberarsi della burocrazia, semplificando i processi e le procedure, e togliendoci così di torno una casta il cui intento non è migliorare la convivenza tra cittadini o  animare il mercato, ma mantenere il proprio potere.

DOMANDA: COME INTRODUCI LA TASSA PIATTA SENZA RIPENSARE LA STRUTTURA E IL FUNZIONAMENTO DELLO STATO? 

SOSTENIAMO LA BUROCRAZIA ZERO   è una comunità di cittadini che si dotano di poche e semplici norme per regolarne la convivenza. La burocrazia dovrebbe essere misurabile rispetto al grado di libertà e di iniziativa degli individui. 

Così potremmo essere un paese dinamico
che stimola l’iniziativa e attira gli investitori.
 

La trasformazione digitale, e in generale le tecnologie, potrebbero essere lo strumento per semplificare la macchina dello Stato.

Serve la politica, che ripensi la struttura stessa dello Stato e il ruolo del Governo. E’ la politica che deve ritornare centrale, sbarazzandosi di quella categoria di cittadini, i burocrati, che ne ha celatamente preso il ruolo per gestire il potere e ridurre noi in sudditi.

ALLORA, cosa aspettate a promuovere la BUROCRAZIA ZERO?

giovedì 18 gennaio 2018

2018_01_17 Basta con le ipocrisie, Italia ripensaci

Missioni militari. : «Basta con le ipocrisie, Italia ripensaci»


Avvenire mercoledì 17 gennaio 2018
Il coordinatore nazionale di Pax Christi: i parlamentari votino contro la decisione del governo sull'intervento in Niger

Ho paura di una guerra nucleare, siamo al limite», ha detto papa Bergoglio partendo per l’America del Sud. Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, fa proprio l’appello del pontefice, anche perché dal 1991 a oggi, «invece che diminuire, le guerre sono aumentate». 
Cos’è cambiato da allora?
La paura del Papa è anche la nostra. Lui fa la sua parte, noi dobbiamo fare la nostra e impegnarci con tutte le forze per mettere al bando le armi nucleari, presenti anche sul nostro territorio, per questo abbiamo lanciato insieme a tanti altri, la campagna 'Italia ripensaci!'. E per tornare all’Iraq: pare che verrà ridotto il numero dei militari in Iraq per mandarli in Libia e Niger. Da un’avventura all’altra. Credo sia una scelta folle e insensata. E riapriremo il Parlamento, appena sciolto, per un’altra guerra, sebbene mascherata dal solito lessico edulcorato: non si parla infatti di guerra ma di 'missione umanitaria', nascondendo altri interessi. Perciò vorrei fare un appello.

Quale?
Mi auguro che oggi i parlamentari votino contro questa decisione del governo. A fine legislatura sarebbe un bel segnale, che ci farebbe ben sperare per il futuro. Papa Francesco continua a ricordarci che siamo in una 'terza guerra mondiale a pezzi' e noi la alimentiamo in modo vergognoso e ipocrita. Perché, come disse Bergoglio a Redipuglia il 13 settembre 2014 «oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante».
C’è poi il fronte caldo dello Yemen e le iniziative che vedono Pax Christi insieme ad altri movimenti ed associazioni impegnati per suggerire un’alternativa alla produzione di bombe in Sardegna.
Abbiamo ascoltato la testimonianza di chi propone una riconversione della fabbrica durante la Marcia della Pace a Sotto il Monte, lo scorso 31 dicembre, e ancora oggi lavoriamo insieme per un impegno concreto e fattibile. Certo, i guadagni e gli interessi sono alti. Pochi giorni fa l’amministratore delegato dell’azienda Rwm, Fabio Sgarzi, ha rilasciato un’intervista nella quale arrivava ad accusare il Comitato per la riconversione di minacciare perfino la 'sicurezza pubblica' in merito ai trasporti di queste bombe. Dimenticando che l’unica cosa 'sicura' è che quelle bombe uccidono i civili in Yemen, come ha più volte documentato anche Avvenire.

Lo stabilimento Rwm si trova, oggettivamente, in una zona economicamente depressa e al momento senza alternative. Cosa chiedete a politica e sindacati?
Vorrei osare chiedere alla politica di interessarsi seriamente di questi temi, di pace e disarmo. E lo chiedo anche ai sindacati, spesso silenti. Lo chiedo alla società civile. Perché non tutto quel che è legale è lecito e morale. Come detto in altre occasioni, non voglio colpevolizzare i lavoratori della Rwm, che sono schiacciati in un ricatto morale. In una terra impoverita e sfruttata a loro viene offerta quest’unica possibilità: produrre bombe. Ma perché non aprire un tavolo di riflessione sulla riconversione? Con gli operai, con i titolari della Rwm, con la società civile, la Chiesa, i sindacati, il mondo politico? È in gioco la vita e il futuro, quello di civili bombardati e dei lavoratori costretti a sperare nei conflitti, pur di avere un salario.
Cento anni fa finiva la Prima guerra mondiale, 'inutile strage', la definì Benedetto XV. Cosa, specie in Italia, dobbiamo ancora imparare da quella lezione?
Non abbiamo imparato nulla! Penso all’invio dei militari in Niger, alle bombe contro i civili nello Yemen, alle bombe nucleari presenti a Ghedi e ad Aviano: tutto questo conferma come la guerra sia sempre più considerata un affare. Anche per questo le spese militari non vengono mai tagliate, anzi l’Italia spenderà circa 27 miliardi di euro in questo 2018: circa 2,6 milioni ogni ora. È una follia! Quante bugie e quanta retorica sulle armi e sulla guerra, che non viene più considerata una tragedia, ripudiata anche dalla Costituzione, ma una scelta possibile, se non addirittura giusta. La stessa cosa vale per i caccia da guerra F-35, assemblati a Cameri, in provincia di Novara. Il progetto militare più costoso della storia! Noi tutti, da Pax Christi a Rete Disarmo alle associazioni e movimenti ecclesiali, ricordiamo sempre che ogni aereo costa 130 milioni di euro. E poi mancano i soldi per la sanità, il lavoro, i giovani, le pensioni, la tutela del territorio. Ricordiamo anche le parole di papa Giovanni XXII nella 'Pacem in Terris': « Alienum est a ratione », vale a dire è pura follia.
eco dal messaggio di Don Sacco (Pax Christi)