lunedì 3 luglio 2017

2017_02_02 Parlamentari, pensioni, vitalizi e la confusione della politica

ANTE 2011
Vitalizio allo scadere del mandato
POST 2011
Pensione parlamentare al 65esimo anno salvo benefici per riceverla massimo al 60esimo non prima.


Con le modifiche introdotte durante il governo Monti a fine 2011 i vitalizi dei parlamentari hanno lasciato spazio a una regolare pensione, così come succede per tutto i dipendenti della pubblica amministrazione. La differenza è sostanziale perché il calcolo della cifra da percepire mensilmente non è più retributivo ma contributivo (basato cioè su quanto è stato versato negli anni).

Peccato che non abbia valore retroattivo!

Secondo le regole attuali deputati e senatori ricevono la pensione da parlamentare al 65esimo anno di età e solo dopo aver completato 5 anni di mandato. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni.

Come è emerso di recente – ricostruendo i dettagli con molta difficoltà a causa delle strane omissioni dei siti istituzionali – il regolamento interno di camera e senato indica che la frazione di anno è computata come anno intero purché corrisponda ad almeno sei mesi ed un giorno. Basterà quindi raggiungere 4 anni, 6 mesi e 1 giorno di mandato per maturare la pensione da parlamentare. Attualmente ci sono 402 deputati e 193 senatori in carica che ancora non hanno maturato i giorni necessari per avere diritto alla pensione da parlamentare. In totale sono circa il 63% degli eletti, percentuale tutto sommato alta a causa dei tanti neo-parlamentari alla prima legislatura; un dato importante dovuto alle novità di liste come Movimento 5 stelle, Scelta civica e Sinistra ecologia e libertà, o al forte ricambio in partiti numerosi come il Partito democratico.

FONTE OPENPOLIS

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