martedì 11 agosto 2009

COMUNICATO DELLE COMUNITA' CRISTIANE DI BASE ITALIANE

Non possiamo condividere il disegno di legge della maggioranza parlamentare sul testamento biologico: né come cittadini/e, né come credenti. In esso si configura la sottrazione del nucleo più prezioso e intimo della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

Il disegno di legge su "fine vita e testamento biologico" attualmente in discussione al Senato, proposto dalla maggioranza, relatore Raffaele Calabrò del Pdl, ci preoccupa come persone amanti della vita e dell'autonomia della propria coscienza nutrita di relazioni, ci inquieta come cittadini amanti della Costituzione e pronte a difenderla, ci scandalizza come cristiani amanti del Vangelo e del Concilio Vaticano II.

Ad una lettura attenta appare evidente che quel disegno di legge è incostituzionale: nega del tutto la sovranità della persona sulla propria vita nella fase del morire, burocratizza e, in questo senso, banalizza le direttive anticipate e, come è stato detto da molti, ci fa fare un passo indietro di mezzo secolo rispetto a quella che era stata la conquista progressiva, da parte della civiltà giuridica, del diritto della persona di decidere sulla propria vita.

E' completamente annullato il nuovo soggetto morale riconosciuto da quella civiltà giuridica e politica frutto di tanto impegno. E' annullata la rilevanza primaria del consenso della persona. Il corpo del paziente torna completamente nelle mani della burocrazia e della medicina.

Consideriamo quindi quella proposta un passaggio culturalmente e politicamente molto più grave di una semplice disciplina restrittiva del testamento biologico. Siamo di fronte al tentativo di instaurare un regime autoritario e repressivo. Questi nostri sentimenti, preoccupazioni e idee sono ampiamente diffuse e condivise nel paese.

Ci appelliamo ai parlamentari impegnati nella difesa dei valori della democrazia costituzionale perché se ne facciano portatori in Parlamento e attuino tutte le azioni possibili per impedire che quel disegno di legge sia approvato. Una loro complicità anche solo omissiva con l'approvazione di una legge che consideriamo truffaldina, una loro debolezza nel contrastarla ce li farebbero apparire come soggetti politici incapaci e indegni di rappresentarci.

Non siamo di fronte ad un'astratta difesa della Costituzione, si tratta della difesa di uno dei suoi nuclei essenziali, il principio supremo di laicità, sancito dalla Corte Costituzionale in una sentenza dell'89, come baluardo della libertà individuale e della libertà di coscienza di ciascuno di noi.

Ci appelliamo anche a tutti i fratelli e a tutte le sorelle che si riconoscono nel Vangelo come grande testimonianza di liberazione da ogni alienazione e nella tradizione cristiana come esperienza di amore universale che valorizza la soggettività di ogni singola persona e che afferma il primato della coscienza individuale nutrita di relazioni e libera da ogni potere sia quello religioso che quello secolare.

Non restiamo muti/e e inattivi/e. Ci stanno sottraendo il nucleo più prezioso e intimo della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI

Gentile Senatrice, Gentile Senatore,

desideriamo rivolgerci direttamente e personalmente a Lei - eletta/o al Parlamento della Repubblica per difenderne la Costituzione e per promuovere il benessere dei/delle cittadini/e – in questo delicato momento della convivenza umana e civile del nostro Paese.

Vogliamo innanzitutto esprimerLe il nostro convincimento che Lei - nel luogo della più alta rappresentanza della sovranità popolare - sia in ascolto delle aspirazioni e delle attese di ogni singolo/a cittadino/a, libero/a da ogni condizionamento di appartenenza e di schieramento politico, per mettersi di fronte unicamente al mandato costituzionale che il voto democratico Le ha affidato, sottoposto/a all'unico ed esplicito vincolo che nella nostra Carta così viene espresso: "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Questa condizione di ascolto vale particolarmente oggi alla vigilia della discussione del disegno di Legge sul cosiddetto testamento biologico.

Noi, pertanto, "persone umane" ci rivolgiamo a Lei, affinché predisponga una Legge per persone amanti della vita e dell'autonomia della propria coscienza nutrita di relazioni; una Legge per cittadini/e amanti della Costituzione e pronte sempre a difenderla; una Legge per credenti-non credenti-diversamente credenti, uniti dalla comune volontà di spendersi quotidianamente per le ragioni della convivenza delle pluralità delle convinzioni etiche.

Noi, in particolare, ci rivolgiamo a Lei, anche come cristiani e cattolici, amanti del Vangelo e liberamente vincolati agli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

La legge che noi attendiamo dovrà essere fondata sul dettato costituzionale e rispettosa della sovranità di ciascuna persona sulla propria vita nella fase del morire; di quella sovranità sono parti integranti le "direttive" precedentemente lasciate in ordine ai trattamenti sanitari e a tutte le altre modalità e tecniche inerenti alla prosecuzione artificiale della esistenza, la cui accettazione o il cui rifiuto sono parti integranti dei diritti inviolabili della persona.

Noi La preghiamo, quindi, di predisporre una Legge che rispetti quelle direttive, in coerenza con il valore prioritario e supremo della volontà di ogni singola persona e della specialissima relazione che intercorre tra persona e suo corpo: un legame irripetibile e non negoziabile. Noi la preghiamo affinché la "Norma" si arresti di fronte alla soglia di quel "santuario".

Il valore della "libertà di coscienza" si estrinseca e si sostanzia nel rispetto della propria e della altrui diversa concezione della vita: con l'unico vincolo che essa non sia un pericolo per la libertà e la esistenza di alcuno.

Noi, inoltre, come cristiani/e che vivono il Vangelo come originale e grande testimonianza di liberazione da ogni alienazione, e guardano alla Tradizione cristiana come ad un'esperienza di amore universale che valorizza la soggettività di ogni singola persona e che afferma il primato della coscienza individuale nutrita di relazioni e libera da ogni potere - sia quello religioso che quello secolare – Le chiediamo di non deprivarci di questo nucleo, prezioso e intimo, della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

Noi siamo certi/e, peraltro, che questi nostri sentimenti, preoccupazioni e idee sono ampiamente diffuse e condivise nel paese, nel contesto del pluralismo religioso, culturale ed etico che lo contraddistingue.

Con ogni cordialità, Le inviamo distinti saluti.

Le Comunità cristiane di base italiane

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