domenica 8 novembre 2020

2020_11_08 Uno vale uno, niente di più falso di ciò, uno vale per quello che sa, non vale per quello che dice

8 Novembre 2020, Pensieri in tempo di COVID

Uno vale uno, niente di più falso di ciò, 
uno vale per quello che sa,
non vale per quello che dice,
soprattutto se quello che dice non è supportato da scienza e coscienza.

Quello che ho scritto si rispecchia in quanto disse un grande scrittore italiano Umberto Eco ebbe a dire a proposito della "democrazia" dove in teoria UNO VALE UNO, questo non è che un distorsione di valori, ma un riconoscimento che ci sono scale di valori e tutti non siamo uguali su questa scala, in quanto nessuno può esprimersi su quello che non sa e non conosce. 
Il valore di un giudizio di una esternazione è tanto valido quanto è quello che sà dell'argomento chi sta facendo questa esternazione/affermazione.
Sul valore della cultura di massa si espresse nelle seconda metà del novecento Roberto Vacca, quando affermò che "non avremo una cultura della massa, ma una massificazione della cultura" [Il medioevo prossimo venturo, 1971. Ed. in inglese The Coming Dark Age, 1973]. 
E quanto disse Vacca divenne purtroppo verità nel secolo 2000, con l'avvento del social web, dove tutti non conoscono Giuseppe Verdi o Ludwig van Beethoven, ma si accaniscono con lotte da stadio su qualsiasi argomento di cui non sanno poi proprio nulla.
La massificazione della cultura inizia negli stadi e prosegue nelle competizioni televisive da Amici a Grande Fratello, a Isola dei Famosi espressioni della più bassa volgarità senza contenuto culturale meno ancora che negli ameni spot pubblicitari di Vanna Marchi.
Citiamo a conclusione Henri-Frédéric Amiel (27 settembre 1821 - 11 maggio 1881) n. 58 da Frammenti di diario intimo [12 giugno 1871]

Le masse saranno sempre al di sotto della media. 
La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci
Sarà la punizione del suo principio astratto dell'uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. 
Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. 
Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento.
L'Adorazione delle apparenze si paga.

Henri-Frédéric Amiel nasce a Ginevra il 27 settembre 1821. Di famiglia protestante di origine francese ugonotta, dopo aver viaggiato e aver vissuto per qualche tempo a Berlino, torna a Ginevra, dove, nel 1849, ottiene la cattedra di estetica. Successivamente, nel 1853, otterrà anche quella di Filosofia. Nel 1849 pubblica "Del movimento letterario nella Svizzera francese e del suo avvenire" Studioso di Rousseau, Amiel è ricordato soprattutto come autore di un "Diario" (Journal) di oltre 17 mila pagine.

L'Adorazione delle apparenze si paga. Amen

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