domenica 15 marzo 2009 18.31
Paolo Ferrero
Le centinaia di migliaia di lavoratori che hanno perso il lavoro nei primi mesi di quest'anno rappresentano plasticamente la gravità della crisi.
Una crisi che non è caduta dal cielo, non è il frutto di qualche cattivo banchiere che ha falsato le regole del gioco; una crisi che è il frutto proprio di quelle politiche liberiste che i capitalisti hanno portato avanti dagli anni '80 e che sono state condivise a livello politico sia dal centro destra che dal centro sinistra.
Al centro di queste politiche abbiamo avuto la finanziarizzazione dell'economia e la sistematica compressione dei salari, delle pensioni e dello welfare.
Politiche tutte orientate all'esportazione e alla speculazione finanziaria a breve hanno prodotto la situazione attuale: le banche sono piene zeppe di titoli che non valgono nulla e milioni di lavoratori non hanno i soldi per arrivare a fine mese, cioè per comprare le merci e i servizi che producono.
Questa crisi è quindi una crisi del meccanismo di accumulazione capitalistico, non solo una crisi economica ma ambientale e alimentare.
Da una crisi di questa natura non è possibile uscire senza una radicale messa in discussione della distribuzione del reddito e del potere e senza riprogettare il modello di sviluppo:
- cosa,
- come,
- per chi produrre.
Da questo punto di vista è evidente che la politica che sta facendo il governo attuale non è finalizzata all'uscita dalla crisi ma piuttosto all'uso della crisi a fini politici.
Il governo sta usando la crisi per costruire una organica svolta a destra:
- presidenzialismo,
- distruzione del sindacato,
- attacco ai diritti sociali e civili,
- aggressione all'ambiente e sua mercificazione,
- promozione di ideologie razziste, sessiste e clericali come "religione civile" del paese.
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Per uscire dalla crisi a sinistra e quindi per sconfiggere il progetto è necessario costruire un movimento di massa per l'alternativa.
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Senza un progetto alternativo che unisca la difesa degli interessi materiali immediati ai valori civili e la proposta di uno sviluppo alternativo, di una rivoluzione ambientale e sociale dell'economia, non è possibile uscire positivamente dalla crisi.
.... di una piattaforma di alternativa:
- pesante redistribuzione del reddito e salario sociale per tutti i disoccupati,
- intervento pubblico in economia per praticare la riconversione ambientale e sociale della stessa,
- proposta di un nuovo umanesimo laico che veda nell'autodeterminazione degli uomini e delle donne il punto focale.
Il punto centrale di questo progetto è la proposta di un nuovo intervento pubblico in economia.
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Noi dobbiamo proporre un intervento pubblico che, a partire dalla nazionalizzazione delle banche e dallo stop ai contributi alle imprese, attivi ricerche e produzioni finalizzate alla soddisfazione dei bisogni sociali e non ai profitti. Liberazione 15/03/2009
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