sabato 29 agosto 2009

Siamo sicuri che ne abbiamo bisogno o si potrebbero utilizzare meglio le nostre risorse

Quello che sembrava un sogno si è realizzato: siamo arrivati a quota 1000 iscritti nel gruppo du Facebook www.facebook.com
Ora un impegno, continuiamo a farlo crescere, invitiamo una volta ancora tutti i nostri amici di FB ad iscriversi a questo gruppo.
Mille e più No alla centrale nucleare a Sartirana per poter dire ancora molti SI ed essere parte attiva nelle scelte per il futuro di tutti noi, dei nostri territori, della nostra società!
Ora Sartirana diventa un simbolo per dire NO al nucleare in Italia!!!!
NO alla centrale nucleare a Sartirana in provincia di Pavia
Dopo la nascita di questo gruppo è stata approvata la Legge 23 del 2009 che avvia il ritorno del nucleare in Italia. All'art. 25 si prevede che lo Stato non spenda un soldo per la creazione di strutture di controllo e prevenzione ed addirittura che i controlli di sicurezza e radioprotezione siano a titolo oneroso a carico degli esercenti le attività nucleari.
In una parola il controllato pagherà e sceglierà il controllore, come se la camorra o la mafia scegliesse i giudici che la giudicano.
La sicurezza nazionale e la salute pubblica stanno correndo dei rischi, è evidente.
Ora, come gruppo non limitiamoci più ad un no locale ma aiutiamo a costruire una società nuova che partendo dalla sobrietà degli stili di vita e dalla innovazione sappia dimostrare ciò che è evidente per tutti noi: l'inutilità, i costi e la follia intrinseca di questo nucleare.
A breve partiranno altre importanti iniziative pubbliche che condivideremo con tutti voi, pochi giorni fa abbiamo già presentato una interrogazione all'Assessore al territorio di Sartirana in merito proprio alla centrale (Il testo e nello spazio delle discussioni del gruppo).
A Sartirana il Partito Socialista ha poi organizzato per venerdì 4 settembre alle 21 un dibattito sul nucleare, evidentemente il dibattito interessa una pluralità di soggetti, come gruppo parteciperempo a tale iniziativa.
Prepariamoci quindi a mesi di confronti e di azioni per dimostrare che il nostro territorio ed il futuro di tutti noi ci stanno a cuore.
Ancora un caro saluto a tutti!
Alberto Lasagna

venerdì 21 agosto 2009

Pubblicità ingannevole. All'erta consumatori!!!

I Favolosi amaretti morbidi prodotti dalla Pregiata Distilleria Monterosa, sono in vendita in diversi gusti, dal genepy (incarto verde) al Fil de fer (incarto giallo).
L'inganno pe ril cliente è che gli amaretti "classici" non sono in vendita in una confezione monocolore, niente affatto.
Come si vede dalle foto, nella versione classica si usano incarti dei vari colori così chi ci casca crede di avere comprato una confezione multi gusto che permetta di assaggiare le varie versioni ed invece si porta a casa una bella fregatura.
Le carte sono diverse ma il contenuto è solo quello dell'amaretto classico.
Si dovrebbero vietare questi inganni velati che imbrogliano il compratore ingannandone la percezione.
Perchè non sono incartati in un mono colore?
Perchè non c'è scritto ben visibile che sono tutti della stessa qualità?
 
L'onestà premia il produttore che chissa quanti ne vende di pacchetti di questo tipo!!
Ma solo una volta perchè a chi produce e vende con l'inganno non si compra una seconda volta
All'erta consumatori!!!

Il testamento in generale

Il testamento viene definito dal Legislatore l'atto con il quale taluno dispone delle proprie sostanze o di parte di esse per il tempo in cui avrà cessato di vivere.
Esso viene definito dalla dottrina come l'unico atto mortis causa poiché avrà efficacia solo dopo la morte del testatore.
Il Codice civile conosce tre tipologie di testamento: segreto; pubblico e quello olografo.
 
Il testamento segreto, invece, è il testamento datato, sottoscritto e redatto di suo pugno dal testatore ma consegnato al notaio affinché esso lo custodisca;tale tipologia testamentaria consente,indi,oltre ala segretezza la sicurezza della sua conservazione essendo essa affidata ad un notaio.
 
Il testamento pubblico è, viceversa, quello redatto con l'ausilio del notaio e con il rispetto delle norme di diritto che spesso vengono ignorate dal testatore . Esso, difatti, viene redatto alla presenza di due testimoni e con l'ausilio del notaio che datato il testamento, lo redige in forma pubblica e lo registra nel repertorio degli atti di ultima volontà. Il testamento pubblico proprio perché redatto da un tecnico del diritto da la massima garanzia che esso non possa venire impugnato e che le disposizioni testamentarie (anche a titolo di legato) ivi contenute abbiano esecuzione.
 
Il testamento olografo è quello scritto, datato e sottoscritto dal testatore. Caratteristica principale di tale forma è la sua segretezza e la economicità dello stesso poiché potrà essere tenuto occultato a terzi estranei o agli stessi parenti del testatore e ne potranno essere redatte più copie al fine di evitarne lo smarrimento.
 
La differenza tra dette differenti redazioni consiste nella necessità della pubblicazione per il testamento olografo e per quello segreto. Invero il testamento olografo deve essere presentato al notaio per la pubblicazione; per il testamento segreto procede il notaio autonomamente non appena ha notizia della morte del testatore. La pubblicazione consiste nel passaggio dello stesso dal repertorio degli atti di ultima volontà a quello degli atti inter vivos e nella trascrizione del medesimo presso il registro delle successioni tenuto presso la cancelleria del tribunale.

Con il testamento il testatore può disporre di tutti i suoi beni o potrà assegnare soltanto parte di essi e lo potrà fare a titolo di erede o a titolo di legato.

La designazione di un soggetto quale erede si ha in tre casi specifici:
- quando il testatore ha indicato un proprio parente (od un terzo estraneo) con il titolo di erede;
- quando il testatore ha assegnato ad un proprio parente (od a un terso estraneo) una quota di eredità , senza che lo abbia chiamato erede;
- quando il testatore ha inteso assegnare un bene considerandolo come quota di eredità (c.d. detta institutio ex re certa).
 
La designazione di un soggetto quale legatario si realizza, invece, quando il testatore ha assegnato allo stesso un bene determinato.

La differenza tra erede e legatario è netta.
 
Il legatario risponde dei debiti ereditari solo nel limite del valore del bene assegnatogli in legato ; l'erede risponde dei debiti ereditari con tutti i suoi beni oltre che con quelli della massa ereditaria.
 
Il legatario non deve accettare il legato che si considera acquistato dal legatario senza bisogno di accettazione alcuna; l'erede deve accettare , espressamente o tacitamente , l'eredità;
 
Il legatario deve chiedere il bene oggetto di legato agli eredi del testatore affinché glielo consegnino; gli eredi, viceversa, non devono chiedere alcuna consegna essendo essi investiti della proprietà con l'accettazione dell'eredità.

Leggi, però, solo se hai tempo da dedicare a Dio.

Cerchiamo di confinare il Signore per la Domenica, nella nostra Chiesa...forse
E, nell'eventualità, molto improbabile, di una funzione intersettimanale. Però, ci piace averLo intorno quando ci sono malattie...
E naturalmente durante i funerali. Comunque, non abbiamo tempo, o spazio per Lui durante il tempo del lavoro o di svago... perché...Quelle fanno parte della nostra vita dove noi pensiamo che... Possiamo, e dobbiamo farcela da soli.

Possa, il Signore, perdonarmi per aver potuto pensare che c'è un tempo o luogo dove LUI non deve essere al PRIMO posto nella mia vita.

IL POEMA
Mi inginocchiai ma non a lungo, avevo troppo da fare.
Dovevo fare in fretta, il lavoro, le bollette da pagare.
Cosi mi inginocchiai e dissi una preghiera veloce. E velocemente mi rialzai.
Avevo adempito al mio dovere di Cristiano La mia anima poteva riposare in pace.
Durante tutta la giornata non avevo tempo per dire una parola gioiosa.
Non avevo tempo per parlare di Cristo agli amici, mi avrebbero deriso, temevo.
Non avevo tempo, non avevo tempo, avevo troppo da fare, non avevo tempo da dare a persone bisognose.
Questo era il mio grido costante.
Ma alla fine arrivò il tempo, il tempo di morire.
Andai davanti a Dio, restai con gli occhi bassi.
Nelle mani di Dio un libro; era il libro della vita.
Dio guardò nel suo libro e disse "Non trovo il tuo nome".
Una volta fui tentato di scriverlo...Ma non trovai mai il tempo per farlo.
Facile contro Difficile.
Perché è cosi difficile dire la verità mentre mentire è cosi facile?
Perché ci sentiamo assonnati mentre stiamo in chiesa e appena finito siamo cosi desti?
Perché è cosi difficile parlare di Dio mentre è cosi facile parlare di cose scabrose?
Perché le Chiese diventano sempre meno frequentate mentre i pub e ritrovi notturni diventano sempre più numerosamente affollati?

C'era una volta un uomo di nome George Thomas, era pastore protestante e viveva in un piccolo paese.
Una mattina della Domenica di Pasqua stava recandosi in Chiesa, portando con se una gabbia arrugginita.
La sistemò vicino al pulpito.
La gente era alquanto scioccata. Come risposta alla motivazione, il pastore cominciò a parlare....."Ieri stavo passeggiando,quando vidi un ragazzo con questa gabbia. Nella gabbia c'erano tre uccellini, tremavano dal freddo e per lo spavento.
Fermo il ragazzo e gli chiesi:
"Cos'hai lì, figliolo?".
"Tre vecchi uccelli" fu la risposta.
"Cosa farai di loro?" chiese
"Li porterò a casa e mi divertirò con loro", rispose il ragazzo.
"Li stuzzicherò e strapperò le piume cosi litigheranno. Mi divertirò tantissimo".
"Ma presto o tardi ti stancherai di loro. Allora cosa farai?".
"Oh, ho dei gatti," disse il ragazzo. "A loro piacciono gli uccelli, li darò a loro".
Il pastore rimase in silenzio per un momento.
"Quanto vuoi per questi uccelli, figliolo?".
"Cosa??!!! Perché, mica li vuoi, Signore, sono uccelli di campo, niente di speciale. Non cantano. Non sono nemmeno belli!"
"Quanto?" chiese di nuovo il pastore.
Pensando fosse pazzo il ragazzo disse: "10$".
Il pastore prese $10 dalla sua tasca e li mise in mano al ragazzo.
Come un fulmine il ragazzo sparì. Il pastore prese la gabbia e con delicatezza andò in un campo dove c'erano alberi e erba.
Aprì la gabbia e con gentilezza lasciò liberi gli uccellini. Cosi si spiega il motivo per la gabbia vuota accanto al pulpito.
Poi iniziò a raccontare questa storia.
 
Un giorno Satana e Gesù stavano conversando. Satana era appena ritornato dal Giardino di Eden, era borioso e si gonfiava di superbia.
"Si, Signore, ho appena catturato l'intera umanità. Ho usato una trappola che sapevo non avrebbe trovato resistenza, ho usato un'esca che sapevo ottima. Li ho presi tutti!"
"Cosa farai con loro?" chiese Gesù
Satana rispose: "Oh, mi divertirò con loro! Gli insegnerò come odiare e farsi male a vicenda, come bere e fumare e bestemmiare.Gli insegnerò a fabbricare armi da guerra, fucili e bombe e ammazzarsi fra di loro. Mi divertirò un mondo!"
"E poi, quando hai finito di giocare con loro, cosa ne farai?", chiese Gesù
"Oh, li ucciderò!" esclamò Satana con superbia.
"Quanto vuoi per loro?" chiese Gesù.
"Ma va, non la vuoi questa gente. Non sono per niente buoni, sono cattivi. Li prenderai e ti odieranno. Ti sputeranno addosso, ti bestemmieranno e ti uccideranno. No, non puoi volerli!!"
"Quanto?" chiese di nuovo Gesù. Satana guardò Gesù e sogghignando disse: "Tutto il tuo sangue, tutte le tue lacrime e la tua vita."
Gesù disse: "AFFARE FATTO!" E poi pagò il prezzo.

LA SALUTE DELLE GAMBE

COSA FARE

1. Muovere le gambe. Tenerle in movimento, fare le scale e le passeggiate il più possibile.

2. Fare sport. Quello più indicato per la salute delle vene degli arti inferiori è il nuoto. Ma anche la bicicletta, la cyclette da camera e la corsa.
 
3. In macchina, in treno o in aereo, allungare spesso le gambe e alzarsi, camminando, appena possibile.
 
4. Dormire con un rialzo. Le gambe devono essere sollevate di una decina di centimetri rispetto al capo.
 
5. Mangiare frutta, verdura e pesce.
 
COSA NON FARE

1. Evitare i bagni o i pediluvi troppo caldi. Anche la sauna, il bagno turco e l'esposizione diretta al calore, termosifoni compresi.
 
2. Non indossare calzoni attillati o le calze autoreggenti.
 
3. Non fumare e non bere più di tre caffè al giorno.
 
4. Non mangiare cibi grassi, insaccati, alcol ed alimenti piccanti.
 
5. Evitare di ingrassare troppo. Il sovrappeso contribuisce alla formazione di varici.
 
6. Non calzare scarpe con i tacchi alti, o con la punta stretta. Il tacco ideale non supera i quattro centimetri.

Pianificare il tempo

Pianificare il tempo

Per gestire in modo efficace il tuo tempo è indispensabile pianificare gli obiettivi e le risorse da impiegare per raggiungerli. Devi anche conoscere i tuoi cicli fisici e mentali per suddividere il tuo lavoro in modo razionale. Il tempo impiegato per tracciare un piano di lavoro non è mai sprecato!

I PASSO

Quali obiettivi?

  • Comincia a riflettere sugli obiettivi che ti interessa perseguire
  • Cerca di capire se sono realistici oppure no.
  • Puoi dividerli in obiettivi di breve o lungo termine, personali o di lavoro.
  • Valuta le conoscenze o le capacità che ti servono per arrivare ad essi.
  • Fissa un limite di tempo entro cui sarà realisticamente possibile raggiungerli.
  • Ti può essere molto utile tracciare una specie di mappa in cui annotare le tappe più importanti e i mezzi utili per giungere al traguardo.
  • Stabiliti gli obiettivi, il passo successivo consiste nel definire un ordine di importanza tra di essi.
  • Concentrati su ciò che è immediato e necessario.
  • Dividi secondo alcune categorie di importanza i compiti che devi affrontare di giorno in giorno.
  • Delega ad altri i compiti meno importanti, che ti portano via tempo da dedicare agli obiettivi di priorità più alta.
  • Cerca di essere pronto a ridefinire più volte le tue priorità in base alle informazioni e notizie ricevute.

II PASSO
Come gestire le proprie energie
Impara a conoscere i tuoi ritmi di attività, sia mentali sia fisici. Solo così potrai lavorare con maggiore efficienza.
Cerca di capire in quali momenti della giornata sei in grado di dare il meglio di te.
Prendi nota, ora per ora, del grado di stanchezza e della difficoltà del compito su cui lavorare. Mira ad un equilibrio: non ti dedicare ad attività troppo impegnative se sai di non avere abbastanza energie da spendere.
Ai compiti di minor importanza, dedica i momenti all'inizio o alla fine della giornata: di solito quelli in cui le tue prestazioni sono più basse  (e la concentrazione è altrove...)
Impara a concederti una pausa durante i compiti più difficili.
Brevi interruzioni aiutano a mantenere alta la concentrazione e, dunque, a lavorare meglio.

La pianificazione annuale del tempo
Quante volte ti sei visto costretto a rifiutare nuovi lavori perché non sei stato capace di organizzare il tuo tempo?
E in quante occasioni hai avuto la sensazione di non farcela a portare a termine i tuoi impegni?
È decisivo imparare a pianificare la tua attività a lungo termine così da affrontare senza paura gli imprevisti.

I PASSO Come preparare una tabella annuale di lavoro
E' vero che molti impegni non si possono conoscere in largo anticipo, ma la tua attività ha sicuramente alcune fasi o appuntamenti che ricorrono di anno in anno. Una rappresentazione grafica di questi può aiutarti ad avere un'idea immediata degli impegni che il nuovo anno riserva.
Prepara una tabella seguendo i nostri consigli.
Dividi lo spazio della tabella mettendo in riga i vari aspetti del tuo lavoro ed in colonna i dodici mesi.
Prepara un elenco dei principali eventi che ti attendono in un anno: i viaggi d'affari, le conferenze, la redazione del bilancio ecc.
Per ogni voce, stima in base alle esperienze passate il tempo che queste attività occuperanno.
Colloca sulla tabella, prima di ogni altro, gli impegni la cui scadenza non dipende da te.
In base a questa prima collocazione, inserisci le attività sulle quali hai un certo margine di decisione.
Non condensare molti impegni in uno stesso periodo.
Osserva se in uno stesso mese si sono accavallati troppi impegni: se è così, non sarà il caso di spostarne alcuni?
Usa colori diversi per indicare le stime di tempo; puoi usare una scala di tinte per rendere con semplicità la durata di ogni impegno.
Non dimenticare di inserire anche i tuoi progetti personali; se non desideri che vada ad intralciare i tuoi affari, è meglio pianificare anche il tempo libero.

II PASSO
Come pianificare il tempo libero
Il manager non è fatto di solo lavoro! Non guardare alle pause dal lavoro come a periodi improduttivi! È vero il contrario: non si può lavorare bene senza avere le batterie cariche. E il tempo libero serve appunto a questo. Alcuni consigli?
Il tempo libero è sacro. Trova alcuni momenti della settimana o dell'anno in cui gli impegni d'ufficio possano un po' essere abbandonati. Assolutamente da evitare: portare pratiche a casa per il week-end!
Conduci una vita regolare: divertiti senza esagerare
Riduci lo stress facendo esercizio fisico o dedicando la tua attenzione ad un hobby rilassante.
Di certo c'è un libro che da tanto tempo vorresti leggere.
Concorda i momenti liberi con i colleghi, sarà meno difficile rilassarsi sapendo che qualcuno si sta comunque occupando degli affari.

Come filtrare ed ordinare le informazioni
Capita sempre più spesso di essere quasi sommersi dalle informazioni.
Ma non sempre è possibile passare al vaglio tutto ciò che giunge ai nostri occhi e alle nostre orecchie. È molto meglio assumere una strategia di gestione delle informazioni.
Ecco qualche consiglio per valutare rapidamente i documenti utili.

I PASSO Come esaminare le informazioni

Stabilisci un momento della tua giornata (meglio se al mattino) da dedicare alla lettura della corrispondenza.
A fine giornata esaminare le comunicazioni giunte nel frattempo alla tua scrivania.
Non avere troppa fretta di rispondere! E' meglio riflettere con pazienza.
Dai uno sguardo ai quotidiani principali ed esamina le riviste del tuo settore.
Se non hai tempo per tutti i documenti, raccogli quelli non letti in un apposito contenitore.

II PASSO Come assimilare le informazioni

Hai pochi minuti per esaminare una pratica che un collega ti ha appena portato. Come fare a capire se t'interessa realmente? Ecco alcune regole.
In primo luogo non disfarti di un messaggio finché non sei sicuro di averne assimilato il contenuto.
Se hai intravisto una certa utilità in ciò che hai letto o saputo, chiedi una copia personale e procedi alla sua archiviazione.
Cerca di capire cosa ti viene chiesto assieme al messaggio: è sufficiente assimilarlo oppure devi anche esprimere un'opinione?
Devi correggerlo, completarlo o ti puoi limitare a conservarlo nel tuo schedario?

III PASSO Come gestire i vari tipi d'informazione

Possiamo dividere le informazioni che circolano in ufficio in base al loro tipo.
Promemoria e rapporti interni. Circolano all'interno dell'azienda e passano di mano in mano anche diverse volte: devono muoversi rapidamente e con puntualità tra coloro a cui sono rivolti.
Fax e corrispondenza. In questo caso puoi anche essere il solo a leggere messaggi di questo tipo. Accertati se è opportuno che anche altri vengano a conoscenza del loro contenuto e archivia qualsiasi messaggio si riveli importante per la tua attività.
Posta elettronica. Se hai la casella di posta "intasata", leggi solo i messaggi che ti sembrano veramente importanti. Dopo aver letto, salva la lettera se credi sia meglio conservarla, altrimenti eliminala.
Quotidiani e riviste. Leggi con attenzione il sommario delle riviste per esaminare con pochi sguardi il contenuto. Passa in rassegna gli articoli più interessanti e, se necessario, fotocopia ed archivia. Puoi anche sottolineare i passaggi più importanti.

http://www.cambiolavoro.it/test/tempo/tempo.html  

IO ho provato il test e sono risultato : SECONDA CLASSE ( ho un grosso difetto di accumulare troppi impegni e poi fare piazza pulita a pochi attimi dalla scadenza!!)
Sai di non essere un buon gestore del tuo tempo. Forse ci ha provato qualche volta ma poi hai abbandonato la partita convinto che gli eventi siano imprevedibili e ingestibili.
Riconquista la fiducia nella tua capacità di gestire il tempo e farai un balzo immediato nelle classi più elevate di autorganizzazione.
Comincia a tenere sotto controllo come impieghi il tuo tempo, quindi inizia a fare un elenco delle tue attività e tienile sotto controllo per 20 giorni. Registra a fine giornata quali hai rispettato e quali no. Dopo quattro settimane avrai un quadro chiaro e questo sarà il tuo punto di partenza per il miglioramento.

Può esistere un "sacro" che non sia separato dalla vita e che non preveda la mediazione della casta?

Si apre qui una contraddizione intrigante: come può avvenire l'incontro diretto del sacro con la vita se il sacro è essenzialmente separazione?

Umberto Galimberti, professore di filosofia della storia e saggista, ha scritto un libro dedicato proprio a indagare una tale contraddizione: Orme del sacro (Feltrinelli, Milano, 2000).

"Sacro" - egli scrive nella introduzione - è parola indoeuropea che significa "separato". Dal sacro - argomenta Galimberti - l'uomo tende a tenersi lontano, come sempre accade di fronte a ciò che si teme, e al tempo stesso ne è attratto come lo si può essere nei confronti dell'origine da cui un giorno ci si è emancipati. Questo rapporto ambivalente è l'essenza di ogni religione che, come vuole la parola, recinge, tenendola in sé raccolta (re-legere), l'area del sacro. Al contatto con il sacro sono preposte persone consacrate e separate dal resto della comunità cioè i sacerdoti. Le religioni mitiche assolvevano al compito di gestire il rapporto dell'uomo col sacro socchiudendo appena la porta dietro la quale si aggira la violenza dell'indifferenziato e del caos cioè del mistero, quasi che inoculando un po' di caos si potesse resistere al Caos.

Il cristianesimo invece, con la incarnazione di Dio, pone le premesse della rimozione del sacro.

Non c'è più un tempo sacro e un tempo profano, un tempo di Dio e un tempo dell'uomo, ma un unico tempo, in cui sia Dio sia l'uomo concorrono alla redenzione del mondo. Ciò significa che tutto il tempo è stato sacralizzato o, che è lo stesso, che tutto il sacro è stato "profanato". Dando un senso al tempo, orientando il tempo verso la redenzione definitiva, il cristianesimo ha istituito il tempo come storia, storia della salvezza. Ma affievolendosi poi la fede religiosa, il senso del tempo da storia della salvezza è diventato teoria delprogresso dove il tema della redenzione viene recuperato nella forma di liberazione. Galimberti cita a questo proposito Schlegel il quale afferma che "Il desiderio rivoluzionario di realizzare il regno di Dio è il punto elastico di tutta la cultura progressiva e l'inizio della storia moderna". Storia secolarizzata quanto si vuole ma sostanzialmente cristiana, sia che si tratti dell'illuminismo, sia del socialismo, sia del liberismo.

Galimberti nel corso del suo denso e talvolta faticoso ragionamento giunge a una conclusione che a me sembra esprimere una certa nostalgia del sacro reificato e separato e della sua gestione da parte della religione. In prima istanza, anche lui, come Balducci, vede nell'oggi quasi un crinale apocalittico. "Giunti al punto in cui la nostra capacità di fare è enormemente superiore alla nostra capacità di prevedere, il sacro, che la nostra cultura ritiene di aver confinato nella preistoria, torna a farsi minaccioso, e per giunta a nostra insaputa, senza che noi lo si possa riconoscere, perché del sacro abbiamo perso non solo l'origine, ma anche la traccia che segnava il limite oltre il quale era prudente non avventurarsi"… Siamo divenuti orfani del sacro perché il cristianesimo "… producendosi in discorsi che ogni società può fare tranquillamente da sé (i discorsi sull'etica, ndr), lascia la gestione della notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli che, privi come sono di quelle metafore di base dell'umanità che hanno fatto grandi le religioni storiche, producono quelle premesse vuote, ma più spesso tragiche, che sono il nutrimento di quella religiosità da New Age che viene incontro a quel nucleo di follia che ciascuno di noi avverte dentro di sé come non interpretabile, non culturalizzabile, non leggibile. Per capire questa dimensione religiosa… è necessario che il cristianesimo compia un 'esodo' da se stesso e partecipi non solo culturalmente ma anche psicologicamente a queste diverse visioni del mondo dove un dio, dimenticato dalla pratica del cristianesimo storico, agita le menti".

Se Galimberti vuol dire che il cristianesimo deve uscire dalla dimensione dell'etica per tornare a gestire il sacro in quanto realtà reificata e separata allora è più vicino a Messori che a Balducci. Anche il noto scrittore cattolico, ligio credente, autore fra l'altro di un libro a quattro mani addirittura con Giovanni Paolo II, in una intervista a la Repubblica del 30 dicembre 2000, sostiene che il Magistero ecclesiastico deve ritrarsi dal dettar norme etiche e occuparsi di più di Dio, di Cristo, della fede. "Cosa è questo continuo frugare tra embrioni, uteri, cellule, contraccezione, riproduzione assistita, - si chiede Vittorio Messori - se non un vero e proprio tentativo di ridurre la fede cristiana a semplice opzione moralistica? Gli uomini di chiesa tornino ad annunciare, prima di tutto, la fede in Cristo e la smettano di dare l'impressione di guardare solo nella camera da letto".

Sia a Messori che a Galimberti, i quali peraltro dicono alcune cose che considero condivisibili quasi ovvie, sfugge mi sembra la dimensione del potere che invece ha ben presente Balducci. Non solo l'etica ma anche il sacro, anche Dio, anche Gesù, anche la fede cristiana vanno ricondotti nelle mani degli uomini e delle donne, di tutti noi in quanto laici, e vanno sottratti al monopolio degli "uomini di Chiesa". E in questo senso la New Age, verso cui Galimberti è impietoso, non sarà la soluzione ma può essere un tentativo, una ricerca a tentoni da guardare criticamente ma non da demonizzare globalmente e soprattutto non va assolutamente confusa con le sette fanatiche che producono suicidi di massa.

Il problema della separatezza del sacro ritengo che non si risolva affidandolo di nuovo alle religioni, quasi come in una riedizione dello scambio ormai anacronistico fra poteri laici e poteri religiosi: voi ci lasciate l'etica e la politica e noi vi lasciamo il mistero, i fini ultimi e il sacro. Forse non c'è una soluzione definitiva ma una indicazione secondo me corretta e attuale è quella che ha animato il Convegno fiorentino delle Comunità di base sulla laicità e sulla violenza del sacro, citato sopra, e che si può sintetizzare distinguendo da un lato il sacro come reificazione violenta del mistero e dell'inesplorato, operata dal potere, e dall'altro lato il sacro come miniera profonda e fonte nascosta di inedito che soggiace alla razionalità, alle provvisorie conquiste umane, alle consapevolezze acquisite o "edite".

Questo secondo universo del sacro è sì "separato" ma non dalla vita di cui invece è l'anima segreta. Allora in che senso è separato? In quanto è "altro" rispetto alla cultura dominante e come riserva di criticità rispetto a tutte le sacralizzazioni delle nostre provvisorietà. Infine è separato come il sogno dalla realtà diurna. E il sogno attuale che ho cercato di delineare è proprio una nuova divisione delle acque per aprire il tempo di un grande esodo, di un nuovo deserto e di un nuovo Sinai.

Possiamo assumere come luogo simbolico di questo nuovo Sinai il crocicchio, la strada, la piazza, insomma ciò che si trova quando si esce dalle reificazioni del sacro in tutte le sue dimensioni, cioè dalle mura, dalle porte blindate, dai sacri recinti della casta?

tratto da

Collegamento Seminariale Nazionale delle CdB

8 e 9 dicembre 2007 Tirrenia (LI)

Hotel Florida - Viale del Tirreno, 227

FARE COMUNITA'

MINISTERI/SERVIZI: QUALI? COME ESERCITARLI?

 

LA CAMPAGNA SBILANCIAMOCI!

 www.sbilanciamoci.org

Dal 1999, 47 organizzazioni della società civile si sono unite nella campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un'economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l'ambiente, la pace. La campagna Sbilanciamoci! propone ed organizza ogni anno attività di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale affinché la politica, l'economia e la società si indirizzino verso la realizzazione dei principi della solidarietà, dell'eguaglianza, della sostenibilità, della pace. La campagna Sbilanciamoci!parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva delle politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle persone, di un mondo più solidale e la salvaguardia dell'ambiente anziché le esigenze dell'economia di mercato fondata su privilegi, sprechi, diseguaglianze. Nei suoi anni di attività, la campagna ha elaborato strumenti di ricerca, analisi critica e proposta che sono parte essenziale della sua attività di informazione, pressione politica e mobilitazione.

LA CONTROFINANZIARIA
Ogni anno ad ottobre Sbilanciamoci! pubblica il rapporto "Cambiamo Finanziaria. Come usare la spesa pubblica per i diritti, la pace e l'ambiente".

IL QUARS
Dal 2003 viene pubblicato il rapporto (oggi alla III edizione): "Come si vive in Italia? Qualità sociale, diritti umani, ambiente, politiche pubbliche regione per regione" .

COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE
È un altro dei temi cari alla campagna, che ha analizzato le carenze e le promesse non mantenute che hanno caratterizzato l'azione dello Stato italiano e del Ministero degli Affari Esteri nel campo dell'Aiuto Pubblico allo Sviluppo.

LA CONTROCERNOBBIO
E' uno dei momenti chiave della campagna: quattro giorni di discussione e confronto che si svolgono ogni anno la prima settimana di settembre, in concomitanza e simbolica opposizione al workshop degli industriali di Cernobbio.

Una morale a misura d'uomo

La scoperta della straordinaria varietà, nello spazio e nel tempo, delle convinzioni morali, la creazione di un quadro economico-sociale più libero e dinamico, la diffusione della teoria evoluzionistica e l'esperienza della capacità umana di dominare i processi naturali hanno prodotto dunque la consapevolezza ormai irreversibile che i confini tra natura e cultura sono molto meno netti di quanto non si credesse un tempo.

Infatti non ci si trova mai di fronte alla natura nella sua immediatezza ma sempre di fronte ad una natura già interpretata dall'uomo - e interpretazioni e relative valutazioni sono mutevoli: viene, cioè, di volta in volta dichiarato 'naturale' ciò che in una determinata cultura appare tale.

La linea di confine tra natura e cultura si rivela perciò come un prodotto della cultura stessa.

Se si riconoscono la storicità della natura dell'uomo, la plasticità delle sue inclinazioni fondamentali e la reinterpretazione culturale di esse, le conseguenze in campo morale sono inevitabili. Rinunciando alla pretesa di fornire precetti morali immutabili, si assegnerà alla ragione il compito di trovare di volta in volta soluzioni efficaci per i problemi posti dall'esperienza, tenendo conto dei valori di cui si ha consapevolezza in un determinato momento storico, e che proprio scelte inizialmente scandalose ed esperienze inedite possono far emergere.

L'istanza morale può esprimersi allora in maniera necessaria e immutabile non con precetti che stabiliscono in modo definitivo la liceità o meno di determinati comportamenti ma solo con formule che sottolineano il dovere di agire da uomini, individuando ciò che va fatto qui e ora.

Tesi, questa, oggi comune tra gli studiosi cristiani ma già presente sei decenni fa nell'opera di un grande moralista cattolico che, pur tra tanti condizionamenti, scriveva anticipando i tempi: "non è obbligatorio per la natura umana, e dunque per ogni uomo, che quell'atto non compiendo il quale egli decade necessariamente dalla sua dignità umana"(J. Leclercq, Les grandes lignes de la philosophie morale, Louvain-Paris 1946, p 407).

I moralisti che aprono simili prospettive, quindi, non ritengono affatto che tutto sia lecito: al contrario, sono certi che sia assolutamente necessario individuare criteri che consentano di discernere ciò che è eticamente legittimo da ciò che non lo è.

Ma tale criterio ha come fondamento non la natura – delle cui leggi fisiche e biologiche bisogna certo tener conto – ma appunto la dignità dell'uomo: il nocciolo duro dell'etica è il riconoscimento del valore di ciò che la tradizione cristiana indica col termine 'persona', un soggetto cioè capace di pensare e di agire liberamente, entrando in relazione con altre persone.

Morale è allora tutto ciò che ha effetti umanizzanti per sé e per gli altri, immorale ciò che attenta alla dignità propria come degli altri esseri umani.

Posizione, questa, che forse è non solo la più ragionevole ma anche la più coerente con lo spirito evangelico.

articolo di  Elio Rindone inviato alla Comunità di Base

Su armi e disarmo condividiamo anche queste opinioni

Pace e disarmo, utilizzo diverso dell'ambiente e un'equa ridistribuzione delle risorse sono le uniche strategie globali che permettono sopravvivenza e convivenza tra i popoli. Condizioni necessarie e non sufficienti: rappresentano un punto di partenza. Al contrario la guerra, la corsa al riarmo, la rapina e lo spreco di risorse naturali, l'aumento delle disuguaglianze portano il mondo alla distruzione ed al collasso.

Con l'obiettivo strategico del disarmo avanziamo proposte per la prossima finanziaria che vanno nel segno della riduzione della spesa per le armi e della riconversione industriale dal militare al civile. Proposte che contrastano il nucleare e l'adesione del nostro Paese allo scudo antimissile e che tendono a ridurre, attraverso una rinegoziazione, il numero delle basi militari straniere nel nostro territorio. (...)

La spesa per la Difesa

Anche in questi giorni di finanziaria abbiamo sentito il ministro Parisi lamentarsi dell'esiguità delle risorse per la Difesa che, secondo lui, sarebbero solo sull'1% del Pil, contro un fantomatico impegno di portarlo al 2% "europeo", preso in sede internazionale. Ma a parte il fatto che di questo impegno il Parlamento italiano non è stato informato, non è vero che l'Italia spende "solo" l'1%, e non è vero che è al di sotto degli altri paesi Europei.

Da un confronto incrociato tra i dati Eurostat e Nato risulta che l'Italia dedica complessivamente alla Difesa più dell'1,5 % del Pil, percentuale quasi in media con il resto dell'Europa (e superiore, per esempio, alla stessa Germania), mentre la spesa sociale nel nostro Paese risulta essere notevolmente inferiore (il rapporto è di circa uno a tre) rispetto agli altri Paesi europei. Faccio un esempio: in Italia si dedica il 2,7 % del Pil alla spesa sociale, in Germania l'8,3, senza contare che di parte della spesa sociale - com'è giusto, ovviamente - godono gli stessi familiari dei militari: servizi per l'infanzia, l'istruzione e i trasporti pubblici. Per non citare le spese molto inferiori in Italia rispetto al resto del-l'Europa per l'università e la ricerca. Sempre i dati Nato riportano che il nostro Paese ha speso, per la Difesa, nel 2005 quasi il 2% (...); nel 2006 l'1,7%; nel 2007, grazie ai fondi aggiuntivi della finanziaria, ha raggiunto quasi il valore del 2005!

Il punto è che la Difesa sottrae dal conteggio finale diverse voci che invece dovrebbero fare capo a questo ministero.

Quindi non è vero che la spesa per la difesa è bassa: il tema è quello di una spesa migliore e diversa. La crisi di risorse per il nuovo arruolamento, per esempio, come del resto le spese per l'esercizio, dovrebbero essere risolte destinando a questi scopi le cifre impegnate in armamenti non confacenti agli obiettivi della nostra politica estera di sicurezza e difesa, previsti dalla Costituzione. Lo argomentiamo nel merito.

Le spese per gli armamenti = 3,257 miliardi di euro nel 2008

Le spese per armamenti rappresentano una delle voci più onerose, più opache del bilancio dello Stato e una delle meno note all'opinione pubblica (nelle scorsa finanziaria più di 3,257 miliardi di euro). Risulta difficile capire la reale portata di questi investimenti, sia perché sono spese protratte in decenni, sia perché risultano suddivise tra bilancio della Difesa, bilancio delle Attività produttive (ora Sviluppo economico), o proprio perché affidate ad espedienti creativi come leasing o mutui. Per questo nella risoluzione - a firma di tutta l'Unione - sul Dpef di luglio abbiamo voluto inserire, nel senso della trasparenza, la richiesta che tutte le risorse e gli investimenti che riguardano gli armamenti che oggi, con la scusa del dual use ("doppio uso", cioè sia militare che civile, ndr), sono inserite nel bilancio del ministero dello Sviluppo economico rientrino nel bilancio della Difesa. Cosa c'entra l'uso duale con l'Eurofighter, con le fregate Fremm, col sistema di combattimento della nuova Unità maggiore (la portaerei Cavour)... e tanti altri strumenti di guerra di ampia proiezione (e quindi non difensivi né adatti per il peace-keeping), finanziati col contributo del ministero dello Sviluppo Economico? Se ne può pensare un uso civile? (...)

Oltre a questa nota di metodo, notiamo che, nel merito delle spese per gli armamenti, la parte del leone la fanno i mezzi aerei (1.360 milioni di euro) e i mezzi marittimi, mentre la maggiore attività delle nostre Forze armate consiste in missioni internazionali terrestri di peace-keeping dove la qualità e la competenza dei nostri militari sono apprezzate internazionalmente: dovrebbero essere queste, soprattutto in epoca di restrizioni finanziarie, le nostre priorità.

Questo fatto richiama le sempre citate parole pronunciate più di un anno fa dall'ex capo di Stato maggiore della Difesa, generale Fraticelli, che lamentava: "Ci servono più di cento aerei d'attacco? Ci servono una nave portaerei e dieci fregate multiuso? Il modello che prevede maggiori capacità offensive a quale scenario dovrebbe adattarsi? A chi dobbiamo andare a fare la guerra? Quali minacce dobbiamo fronteggiare? Qual è la giustificazione politica?".

Invece dalla scorsa finanziaria è aumentata la sproporzione tra la cifra stanziata per gli armamenti (1.700 milioni di euro più 1.550 solo per il 2007) con le spese d'esercizio, che riguardano manutenzione e addestramento (350 + 150 milioni di euro), che determinano la sicurezza per le condizioni operative dei nostri militari, che rappresentano la vera risorsa delle nostre Forze armate. (...)

Le altre spese

Ci sono altre voci che andrebbero ricomprese nel bilancio della Difesa:  lo stanziamento relativo alle componenti militari delle missioni internazionali che invece nel bilancio del 2006 fanno capo alla Difesa solo per 40 milioni di euro. Mentre il grosso della cifra (900 milioni di euro per la parte militare) è iscritta in un apposito fondo nell'ambito dello stato di previsione del ministero delle Finanze. All'interno del decreto di rifinanziamento delle missioni, approvato a marzo, c'è anche una "chicca" che pur destinando una cifra non ingentissima, "solo" tre milioni e mezzo di euro, riguarda un contenuto giustamente contestato: il pagamento dei contractors presenti a Nassiriya a protezione dell'Eni che vi persegue i suoi contratti di Production sharing. Questo fa parte della protezione degli "interessi globali" del nostro Paese per difendere i quali il governo Berlusconi si accordò con Bush nella guerra irachena. Ma il governo dell'Unione non aveva invocato per l'Iraq una discontinuità?

Non solo: teoricamente, dovrebbero riferirsi alla Difesa anche le spese per il Sismi, per le quali il relativo capitolo verrà alimentato nel corso dell'esercizio con i fondi accantonati dal ministero dell'Economia per le esigenze di Cesis, Sismi e Sisde. Tali fondi nel 2007 hanno subito un incremento fortissimo, attestandosi su 615 milioni di euro, con un incremento di 237 milioni rispetto all'assestamento di bilancio 2006.

E perché non contare il fatto che l'Italia è il Paese che spende di più della maggior parte dell'Europa per ospitare basi e contingenti Usa e Nato? Dal documento del 2004 "Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defence", che riporta dati del 2003/2004, risulta che l'Italia è tra i Paesi alleati quello che più contribuisce alle spese degli Usa in Europa (mediamente il contributo dei Paesi Nato si aggira intorno al 28%; l'Italia partecipa al costo con il 41%, la Germania con il 32,6%, la Gran Bretagna con il 27,1%). Il contributo italiano è di circa 365 milioni di dollari (al cambio del 2003) e riguarda sia le spese dirette (3,02 milioni di dollari) sia soprattutto quelle indirette come la concessione gratuita dei terreni e delle installazioni delle basi, l'esonero del pagamento di tasse locali, Iva, accise sui carburanti. Il tema politico delle basi militari - che per economia di tempo non tratteremo in questa sede - riguarda non solo la sovranità italiana e la militarizzazione del territorio ma ne fa conseguire effetti finanziari non indifferenti.

Con questo computo complessivo si raggiunge e si supera anche il livello di spese per la difesa di altri paesi Europei e si dimostra l'attendibilità del dato Nato. Per tutte queste ragioni è una bugia sostenere che la spesa per la difesa è bassa ed è disonesto utilizzare questa argomentazione per comprimere le risorse per l'esercizio e il personale.

Nella scorsa finanziaria con riferimento alla ripartizione delle spese per grandi agglomerati (personale, esercizio, investimenti), le percentuali di spesa riferite a questi per la sola funzione Difesa risultano essere le seguenti: per il personale 61,7 %, per l'esercizio 15,9 %, per gli investimenti il 21,08 %. Da quanto sopra esposto risulta, quindi, un equilibrio diverso tra le differenti componenti rispetto alla previsione del 2006: la spesa per il personale è scesa dal 72,34 al 61,70 %, quella per l'esercizio presenta un lievissimo aumento dal 15,18 al 15,90 %, mentre fa un deciso balzo in avanti quella per gli investimenti che raggiunge il 21,8 % contro il 12,48 %. È la spesa per le armi quindi che ha determinato la contrazione delle voci del personale e dell'esercizio! (...)

Gli sprechi

In modo molto schematico ricordiamo gli sprechi più vistosi: quello di oltre 45 mila euro per i 9 tribunali della magistratura militare (ma questa finanziaria li porterebbe a uno); quello delle tre sanità militari (dell'esercito, dell'aero-nautica e della marina: raggiungendo la cifra di 41.013.669); quello degli appalti esterni che spesso penalizza i lavoratori civili della Difesa arrivando a precarizzare il loro percorso. Si potrebbero fare consistenti risparmi riducendo le spese per parate, manifestazioni, esibizioni (il solo noleggio dei ponteggi per la parata del 2 giugno costa 800.000 euro). Si risparmierebbe anche unificando i servizi comuni alle tre Forze armate come l'amministrazione e il commissariato. Non solo: se ci fosse il divieto di utilizzare personale militare negli uffici ministeriali in posizioni amministrative che dovrebbero essere ricoperte da civili, si risparmierebbe una differenza stipendiale del 30%. Vorrei anche ricordare i quasi 3,8 milioni di euro spesi ogni anno dal ministero della Difesa per fare le pulizie negli alloggi di 45 generali e ammiragli.

Ma è anche uno spreco, quantomeno formativo, mandare a casa dopo oltre 3 anni quegli ufficiali in ferma triennale prefissata che la legge sull'abolizione della leva, votata con Berlusconi nel 2005, ha trasformato in precari. Questo mentre l'ultima finanziaria ha previsto la regolarizzazione dei dipendenti pubblici in servizio a tempo determinato da almeno 3 anni. Questo fatto invece d'invertire, alimenta un rovesciamento della piramide operativa e anagrafica e determina un sovradimensionamento dell'organico negli alti gradi a cui consegue un inefficace investimento. Troppi militari concentrati negli alti gradi, pochi in quelli bassi. Spendere meno, spendere meglio.

Le nostre proposte

Le nostre proposte non sono di oggi. Alcune sono state avanzate e accolte dal programma del centro-sinistra anche se il nostro governo le ha contraddette: nel caso della spesa per le armi raddoppiandole (rimuovendo che il simbolo dell'Unione è l'arcobaleno della pace) o in altri casi ignorandole (mancata riconversione dal militare al civile e rimozione delle armi nucleari).

Noi le riproponiamo, assieme ad altre, con sempre maggiore insistenza.

1) La riduzione della spesa per gli armamenti, che è accolta anche dalla risoluzione sul Dpef, è un obiettivo credibile (alcuni sistemi d'arma non sono indispensabili al perseguimento delle strategie della nostra politica estera di sicurezza e Difesa), perseguibile (attraverso la riconversione), necessaria (conclamata ristrettezza delle risorse del Paese). Iniziando con la soppressione del programma JSF (il cacciabombardiere Nato, ndr), e senza trascurarne altri sulla cui produzione non c'è stato ancora un voto parlamentare (che invece c'è stato per la fase ricerca e sviluppo). Non solo il nostro Paese non deve acquistare questo sistema d'arma, ma non lo deve nemmeno produrre per altri, perché non si tratta di una produzione "neutrale". È necessaria una moratoria degli accordi Looked-Martin-Finmeccanica: pagare una penale oggi per uscire dal programma è certamente meno gravoso che sostenere il successivo finanziamento che totalizzerà 18 miliardi di euro.

2) Riconvertire. La riconversione dal militare al civile è sicuramente conveniente per la pace, e - se affrontata con scelte alternative di politica industriale che modifichino il core business delle imprese mantenendo produttività, competitività e occupazione - può risultare economicamente efficace. Teniamo molto al mantenimento dei livelli d'occupa-zione: è un tema che va affrontato con le organizzazioni sindacali e che non può prescindere da strumenti (come per esempio l'Agenzia per la riconversione) da prevedersi con la legge. Va in questo senso il disegno di legge di Francesco Martone e persegue questo obiettivo anche la previsione di un fondo, non simbolico, proposto dal Dpef. Con una vigilanza particolare: non si tratta di un ulteriore investimento per consentire a quelle aziende che continuano a produrre armamenti di concedersi anche una nicchia per la produzione civile; si tratta invece di seguire l'esempio virtuoso della Regione Lazio che, nell'approvare il piano d'investimenti dei fondi strutturali europei per gli anni 2007-13, esclude dagli incentivi "le imprese coinvolte direttamente o indirettamente nella produzione di beni e servizi per armamenti mentre saranno incentivate le imprese che intendono riconvertirsi su settori civili tecnologicamente avanzati".

3) Rimuovere le armi nucleari dal nostro Paese (...).

4) No alla partecipazione dell'Italia allo scudo balistico antimissile.

5) Rinegoziare le basi Usa e Nato nel nostro Paese. Il nostro Paese rischia di diventare "la portaerei degli Usa" e di essere così coinvolto direttamente - come già successo per l'Iraq - nelle sue guerre preventive e permanenti. Il programma dell'Unione prevedeva una rinegoziazione delle basi che è stata perseguita e si è conclusa favorevolmente per l'isola della Maddalena (l'aveva iniziata Soru nella scorsa legislatura, ma ha subito uno scacco gravissimo a Vicenza dove il popolo "No Dal Molin" è stato lasciato solo dal governo. Nel frattempo si sono ampliate Camp Darby e Sigonella. Perché il presidente della Toscana Martini non si muove in questo senso? Noi continueremo ad insistere.

6) Accogliamo la proposta di "Sbilanciamoci!" di introdurre meccanismi fiscali penalizzanti per il rilascio del porto d'armi. L'Italia è al secondo posto mondiale nella produzione di armi leggere, e anche il disegno di legge che ho presentato per applicare a questo settore gli stessi paletti previsti dalla legge 185/90 va nel senso di aumentarne il controllo.

7) Affrontare il tema dell'organico delle Forze armate a partire non solo da quanto sostenuto dal capo di Stato maggiore ammiraglio di Paola (portandolo da 190mila a 160mila militari) ma anche alla luce della sostenibilità finanziaria, dalla soluzione del tema del precariato e soprattutto della strategia internazionale del nostro Paese.

8) La determinazione di un nuovo organico ha conseguenze, non solo sul ribadire la necessità di una riconfigurazione della missione in Afghanistan, da militare a sicurezza internazionale dell'Onu, ma anche sulla sua sostenibilità finanziaria. Perché l'Italia è presente nel teatro afgano con un numero di uomini che a dicembre supererà i 2.500, mentre la Francia ne ha 1.250 e la Spagna poco più di 800? La trattativa per la pacificazione in quel Paese si può sviluppare solo con una strategia d'uscita dei contingenti occupanti che hanno provocato morti e distruzione (...).

9) Sviluppare azioni positive sul terreno della pace: finanziare i corpi civili di pace e l'Istituto Ispace (...).

10) Sottoporre ai controlli della legge 185 - che va difesa ad oltranza - anche il commercio delle armi leggere.

Queste sono le nostre richieste al governo di cui facciamo parte, che sosteniamo, che abbiamo contribuito a far eleggere. In parte, lo abbiamo detto, si tratta di richieste già presenti nel programma dell'Unione e stolidamente disattese, provocando sofferenza in molti ambienti della società e in settori della maggioranza. Non vogliamo tutto e subito, ma un segno di inversione di rotta lo pretendiamo hic e nunc: e finora non ci pare che questa finanziaria vada - a proposito degli argomenti trattati - nel segno della discontinuità. Contiamo che ci sia spazio per migliorarla.

Silvana Pisa

Vicepresidente gruppo Sinistra democratica - commissione difesa del Senato

lunedì 17 agosto 2009

1912 Clandestini africani?

 

Una rilettura, mentre nei Centri di espulsione esplode la protesta

"Clandestini" africani? No, italiani negli Usa del 1912

"Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l'acqua, molti di loro puzzano anche perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno e alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi o petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti fra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
Da una relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Usa, ottobre 1912

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto,non hanno saputo selezionare fra coloro che entrano nel nostro Paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".

da una relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Usa, ottobre 1912


Violenti, eccitabili, accoltellatori
Si suppone che l'Italiano sia un grande criminale. È un grande criminale. L'Italia è prima in Europa con i suoi crimini violenti. (…) Il criminale italiano è una persona tesa, eccitabile, è di temperamento agitato quando è sobrio e ubriaco furioso dopo un paio di bicchieri. Quando è ubriaco arriva lo stiletto. (…) Di regola, i criminali italiani non sono ladri o rapinatori - sono accoltellatori e assassini.
dal "New York Times", 14 maggio 1909

La differenza nell'odore
Non sono, ecco, non sono come noi. La differenza sta nell'odore diverso, nell'aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Dopotutto non si possono rimproverare. Oh, no. Non si può. Non hanno mai avuto quello che abbiamo avuto noi. Il guaio è…. che non ne riesci a trovare uno che sia onesto.
Richard Nixon, presidente degli Stati Uniti d'America, 1973

Aglio, scimmie, sporcizia
Nella stessa stanza trovai scimmie, bambini, uomini e donne, con organetti e stampi di gesso, tutti ammucchiati insieme (…); un caos di suoni e una combinazione di odori derivanti da aglio, scimmie e dalle persone più sporche. Erano, senza eccezione, la popolazione più sozza che avessi mai incontrato.
descrizione del quartiere italiano da Charles Loring Brace, "The Dangerous Classes of New York", 1872

Cartelli criminali, tutti italiani
Oggi il cuore del crimine organizzato negli Stati Uniti consta di 24 gruppi che operano come cartelli criminali nelle grandi città di tutto il paese. I loro membri sono esclusivamente di origine italiana, sono in costante comunicazione tra loro, e il loro insinuante funzionamento è assicurato dalla presenza di un corpo nazionale di capi. [
Dalla Relazione della President's Commission on Law Enforcement and Administration of Justice, Usa, 1967

Distruttori del mercato del lavoro americano
Una grande percentuale degli immigrati stranieri che si sono riversati in questo paese negli ultimi anni sono cattolici, e una grande percentuale di loro vengono dagli strati più bassi dell'Italia. La politica del Klan (Ku Klux Klan ndr ) è di fermare il flusso degli indesiderabili così da evitare la distruzione del mercato del lavoro americano.
da "Principles and Purposes of the K.K.K."

Attentano a moralità e civiltà
Noi protestiamo contro l'ingresso nel nostro Paese di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana.
Reports of the Immigration Commission, Usa, 1911

Nullafacenza e vile devozione
La popolazione italiana che brulica da queste parti, macchia due volte il pavé del sobborgo rivoluzionario. Essa rappresenta la nullafacenza; rappresenta anche la
vile devozione e mollezza nel pieno della sfacciataggine parigina e della blasfemia popolare.
da "La religion des Italiens vue par l'écrivain Jules Vallès. Cronique publiée dan la France" 1882

Terrore transalpino, risse e coltellate
Il quartiere di Spalen a Bale è diventato negli ultimi anni una vera colonia di operai transalpini. La sera soprattutto queste strade hanno un vero profumo di terrore transalpino. Gli abitanti si intasano, cucinano e mangiano pressoché in comune in una saletta rivoltante. Ma quello che è più grave è che alcuni gruppi di italiani si assembrano in certi posti dove intralciano la circolazione e occasionalmente danno vita a risse che spesso finiscono a coltellate.
da "La Suisse", Ginevra, 17 agosto 1898


Liberazione 15/08/2009

martedì 11 agosto 2009

Scuola, il 95% sceglie le 30 ore di Monica Maro

Grazie ai tagli imposti dal governo, a settembre saranno ben 30mila i docenti che resteranno a casa e non solo nelle elementari. Intanto però, le famiglie chiedono il tempo prolungato e bocciano il maestro unico. A questo punto, i fondi non sono però sufficienti. Ora il ministro Gelmini dovrebbe spiegare dove troverà le risorse per garantire la mensa nonché il tempo pieno che i genitori hanno scelto. L'unico modo che conosciamo è quello di ridurre i tagli previsti dalla Finanziaria. Le proteste dei genitori, dei docenti e dell'opposizione hanno costretto il ministro Gelmini a lasciare la possibilità alle famiglie di scegliere il modello orario, e le famiglie hanno riconfermato la loro predilezione per il tempo pieno bocciando sonoramente la riforma per la scuola elementare e, più veritiero di qualunque sondaggio, il gradimento delle famiglie italiane sulla cosiddetta riforma della scuola elementare arriva con i primi dati delle iscrizioni forniti, domenica scorsa, dal ministero dell'Istruzione: il 56 per cento delle famiglie ha scelto il tempo scuola di 30 ore, mentre il 34 per cento ha scelto il tempo pieno (le 40 ore con due maestri), in aumento rispetto allo scorso anno.

Verso il "nuovo" tempo scuola di 24 ore settimanali tanto orgogliosamente, e ciecamente, proclamato dalla Gelmini come un modo per andare incontro alle esigenze delle famiglie è andata una percentuale inferiore al tre per cento. Le 24 e le 27 ore in prima elementare, considerate il modello di riferimento per il futuro, hanno ottenuto soltanto il 10 percento delle preferenze. La stragrande maggioranza ha scelto il modello attuale a 30 ore (il 56 per cento) o quello a tempo pieno di 40 ore (il 34 per cento). Ma in quanti potranno essere accontentati a settembre? Decisamente pochi, nove famiglie su 10 non potranno avere le 30 ore settimanali richieste all'atto dell'iscrizione, visto che il ministero ha già scritto nero su bianco che l'organico per le prime classi verrà calcolato in base alle 27 ore settimanali. Di conseguenza, le classi a 30 ore che sarà possibile attivare dipenderanno dalle economie realizzate con la formazione delle classi a 24 ore. Secondo una prima stima realizzata da Repubblica, su oltre 20 mila prime classi ne potranno funzionare appena 600 con 24 ore settimanali e altrettante ne dovrebbero essere attivate a 30 ore. Ma la richiesta delle 30 ore da parte dei genitori dei piccoli che fanno il loro ingresso alla scuola primaria è di gran lunga superiore.

In sostanza, attenendosi scrupolosamente ai dati di viale Trastevere, su quasi 294 mila famiglie che hanno richiesto un tempo scuola di 30 ore a settimana potranno essere accontentate meno di 16 mila. E non è neppure detto che potranno essere accontentati coloro che hanno scelto le 24 e le 27 ore. Il perché è presto detto. In Italia ci sono 16 mila plessi di scuola elementare e circa 16 mila sono state le famiglie che hanno optato per le 24 ore: in media un bambino per plesso. Mentre le famiglie che hanno richiesto le 27 ore sono 36 mila: poco più di 2 bambini, a conti fatti, per ogni istituto. Ora il ministro Gelmini dovrebbe spiegare dove troverà le risorse per garantire la mensa, le 30 ore, nonché il tempo pieno che i genitori hanno scelto. L'unico modo che conosciamo è quello di ridurre i tagli. Oppure tali costi ricadranno sui Comuni già in difficoltà dopo l'abbandono dell'Ici. E, se questo non avviene, le famiglie saranno state ancora una volta prese in giro.

Per il responsabile educazione del Pd, Giuseppe Fioroni, i dati sono inequivocabili: "La maggioranza ha scelto 30 ore per la prima elementare basandosi sul modello precedente che prevedeva mensa e compresenza di docenti. Sorge spontanea una domanda, come farà questo governo con i tagli economico finanziari e le scelte fatte, a garantire gli standard di qualità a cui i genitori italiani erano abituati?". "Il maestro sarà 'prevalente' in tutti le opzioni d'orario" ha ribadito la Gelmini replicando a Fioroni: " Tutti i modelli orari prevedono il maestro unico di riferimento e non solo quello a 24 ore come qualcuno sostiene in maniera imprecisa".

Addio compresenza ma, secondo alcuni dirigenti, anche i laboratori articolati: con la diminuzione degli organici non si potrà scegliere, chi è a disposizione completa le ore di lezione fino ad arrivare a 30 o 40, a prescindere dalle competenze. Ci rimetterà la formazione, dunque, e i dirigenti dovranno giocare d'incastro per dare il migliore del servizio, con i pochi insegnanti a disposizione. Pochi, perché grazie a tagli imposti dal governo, a settembre saranno ben 30mila i docenti che resteranno a casa e non solo nelle elementari. Tra gli insegnanti di lettere delle medie sarà una strage. Tra tagli sulle ore in cui gli insegnanti erano a disposizione e ore opzionali per le famiglie, vanno a casa 3 insegnanti ogni 6 sezioni. La Gelmini, infatti, non solo ha tagliato le compresenze ma anche l'opzione di fare 11 ore di lettere settimanali anziché nove che, da settembre, saranno l'opzione unica.

COMUNICATO DELLE COMUNITA' CRISTIANE DI BASE ITALIANE

Non possiamo condividere il disegno di legge della maggioranza parlamentare sul testamento biologico: né come cittadini/e, né come credenti. In esso si configura la sottrazione del nucleo più prezioso e intimo della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

Il disegno di legge su "fine vita e testamento biologico" attualmente in discussione al Senato, proposto dalla maggioranza, relatore Raffaele Calabrò del Pdl, ci preoccupa come persone amanti della vita e dell'autonomia della propria coscienza nutrita di relazioni, ci inquieta come cittadini amanti della Costituzione e pronte a difenderla, ci scandalizza come cristiani amanti del Vangelo e del Concilio Vaticano II.

Ad una lettura attenta appare evidente che quel disegno di legge è incostituzionale: nega del tutto la sovranità della persona sulla propria vita nella fase del morire, burocratizza e, in questo senso, banalizza le direttive anticipate e, come è stato detto da molti, ci fa fare un passo indietro di mezzo secolo rispetto a quella che era stata la conquista progressiva, da parte della civiltà giuridica, del diritto della persona di decidere sulla propria vita.

E' completamente annullato il nuovo soggetto morale riconosciuto da quella civiltà giuridica e politica frutto di tanto impegno. E' annullata la rilevanza primaria del consenso della persona. Il corpo del paziente torna completamente nelle mani della burocrazia e della medicina.

Consideriamo quindi quella proposta un passaggio culturalmente e politicamente molto più grave di una semplice disciplina restrittiva del testamento biologico. Siamo di fronte al tentativo di instaurare un regime autoritario e repressivo. Questi nostri sentimenti, preoccupazioni e idee sono ampiamente diffuse e condivise nel paese.

Ci appelliamo ai parlamentari impegnati nella difesa dei valori della democrazia costituzionale perché se ne facciano portatori in Parlamento e attuino tutte le azioni possibili per impedire che quel disegno di legge sia approvato. Una loro complicità anche solo omissiva con l'approvazione di una legge che consideriamo truffaldina, una loro debolezza nel contrastarla ce li farebbero apparire come soggetti politici incapaci e indegni di rappresentarci.

Non siamo di fronte ad un'astratta difesa della Costituzione, si tratta della difesa di uno dei suoi nuclei essenziali, il principio supremo di laicità, sancito dalla Corte Costituzionale in una sentenza dell'89, come baluardo della libertà individuale e della libertà di coscienza di ciascuno di noi.

Ci appelliamo anche a tutti i fratelli e a tutte le sorelle che si riconoscono nel Vangelo come grande testimonianza di liberazione da ogni alienazione e nella tradizione cristiana come esperienza di amore universale che valorizza la soggettività di ogni singola persona e che afferma il primato della coscienza individuale nutrita di relazioni e libera da ogni potere sia quello religioso che quello secolare.

Non restiamo muti/e e inattivi/e. Ci stanno sottraendo il nucleo più prezioso e intimo della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

LETTERA APERTA AI PARLAMENTARI

Gentile Senatrice, Gentile Senatore,

desideriamo rivolgerci direttamente e personalmente a Lei - eletta/o al Parlamento della Repubblica per difenderne la Costituzione e per promuovere il benessere dei/delle cittadini/e – in questo delicato momento della convivenza umana e civile del nostro Paese.

Vogliamo innanzitutto esprimerLe il nostro convincimento che Lei - nel luogo della più alta rappresentanza della sovranità popolare - sia in ascolto delle aspirazioni e delle attese di ogni singolo/a cittadino/a, libero/a da ogni condizionamento di appartenenza e di schieramento politico, per mettersi di fronte unicamente al mandato costituzionale che il voto democratico Le ha affidato, sottoposto/a all'unico ed esplicito vincolo che nella nostra Carta così viene espresso: "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

Questa condizione di ascolto vale particolarmente oggi alla vigilia della discussione del disegno di Legge sul cosiddetto testamento biologico.

Noi, pertanto, "persone umane" ci rivolgiamo a Lei, affinché predisponga una Legge per persone amanti della vita e dell'autonomia della propria coscienza nutrita di relazioni; una Legge per cittadini/e amanti della Costituzione e pronte sempre a difenderla; una Legge per credenti-non credenti-diversamente credenti, uniti dalla comune volontà di spendersi quotidianamente per le ragioni della convivenza delle pluralità delle convinzioni etiche.

Noi, in particolare, ci rivolgiamo a Lei, anche come cristiani e cattolici, amanti del Vangelo e liberamente vincolati agli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

La legge che noi attendiamo dovrà essere fondata sul dettato costituzionale e rispettosa della sovranità di ciascuna persona sulla propria vita nella fase del morire; di quella sovranità sono parti integranti le "direttive" precedentemente lasciate in ordine ai trattamenti sanitari e a tutte le altre modalità e tecniche inerenti alla prosecuzione artificiale della esistenza, la cui accettazione o il cui rifiuto sono parti integranti dei diritti inviolabili della persona.

Noi La preghiamo, quindi, di predisporre una Legge che rispetti quelle direttive, in coerenza con il valore prioritario e supremo della volontà di ogni singola persona e della specialissima relazione che intercorre tra persona e suo corpo: un legame irripetibile e non negoziabile. Noi la preghiamo affinché la "Norma" si arresti di fronte alla soglia di quel "santuario".

Il valore della "libertà di coscienza" si estrinseca e si sostanzia nel rispetto della propria e della altrui diversa concezione della vita: con l'unico vincolo che essa non sia un pericolo per la libertà e la esistenza di alcuno.

Noi, inoltre, come cristiani/e che vivono il Vangelo come originale e grande testimonianza di liberazione da ogni alienazione, e guardano alla Tradizione cristiana come ad un'esperienza di amore universale che valorizza la soggettività di ogni singola persona e che afferma il primato della coscienza individuale nutrita di relazioni e libera da ogni potere - sia quello religioso che quello secolare – Le chiediamo di non deprivarci di questo nucleo, prezioso e intimo, della nostra esistenza e della nostra stessa fede.

Noi siamo certi/e, peraltro, che questi nostri sentimenti, preoccupazioni e idee sono ampiamente diffuse e condivise nel paese, nel contesto del pluralismo religioso, culturale ed etico che lo contraddistingue.

Con ogni cordialità, Le inviamo distinti saluti.

Le Comunità cristiane di base italiane