giovedì 19 dicembre 2013

Ti amo figlio mio (Lettera di un padre al figlio)

Lettera di un padre al figlio

Se un giorno mi vedrai vecchio: se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi...
abbi pazienza, ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere... ascoltami, quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi non biasimarmi e non farmi vergognare... ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza per le nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l'abc; quando ad un certo punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso... dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco non ti innervosire: la cosa più importante non è quello che dico ma il mio bisogno di essere con te ed averti li che mi ascolti.

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l'ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi.

Quando dico che vorrei essere morto... non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire che alla mia età non si vive, si sopravvive.

Un giorno scoprirai che nonostante i miei errori ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada.
Dammi un po' del tuo tempo, 
dammi un po' della tua pazienza,
dammi una spalla su cui poggiare la testa 
allo stesso modo in cui io l'ho fatto per te.

Aiutami a camminare, aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò un sorriso e l'immenso amore che ho sempre avuto per te.

Ti amo figlio mio. (si può trovare qui, e qui )

Alla prima lettura mi aveva colpito di più, vi ritrovo in parte quello che vivo con mia mamma, dopo un rapporto molto difficile quando era in salute, ora che non è altro che un povero essere in balia di tutti, la coccolo come se fosse un figlio e lei che pure non parla più, quando le tengo la mano o la abbraccio mi sorride con un sorriso che non c'è niente che possa eguagliare.

mercoledì 18 dicembre 2013

Grazie alla vita che mi ha dato tanto.

Giovedì 29 agosto 2013 (ore 20.30)
Auditorium di Milano, largo Gustav Mahler
Un’estate con la musica 2013
la stagione estiva de laVerdi
Una sera con il Cile:
Canto para no olvidar
(Canto per non dimenticare)
Inti Illimani Historico
Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi
Coro Cantosospeso
Maestro del Coro Martinho Lutero 
Direttore Marcello Bufalini


Grazie alla vita che mi ha dato tanto.
Gracias a la vida
Canzone cilena composta ed interpretata dalla cilena Violeta Parra, uno degli artisti che hanno posto le basi per il movimento culturale e musicale conosciuto come Nueva Canción Chilena. Il brano venne utilizzato come colonna sonora di alcuni film, fra cui nel film italiano del 2001, Le fate ignoranti.

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió dos luceros, que cuando los abro
Perfecto distingo, lo negro del blanco
Y en el alto cielo, su fondo estrellado
Y en las multitudes, el hombre que yo amo

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el oído, que en todo su ancho
Graba noche y día, grillos y canarios
Martillos, turbinas, ladridos, chubascos
Y la voz tan tierna, de mi bien amado

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado el sonido, y el abecedario
Con el las palabras, que pienso y declaro
Madre, amigo, hermano y luz alumbrando
La ruta del alma del que estoy amando

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la marcha, de mis pies cansados
Con ellos anduve, ciudades y charcos
Playas y desiertos, montañas y llanos
Y la casa tuya, tu calle y tu patio

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me dió el corazón, que agita su marco
Cuando miro el fruto del cerebro humano
Cuando miro el bueno tan lejos del malo
Cuando miro el fondo de tus ojos claros

Gracias a la vida, que me ha dado tanto
Me ha dado la risa y me ha dado el llanto
Así yo distingo dicha de quebranto
Los dos materiales que forman mi canto
Y el canto de ustedes, que es el mismo canto
Y el canto de todos, que es mi propio canto
Y el canto de ustedes, que es mi propio canto.

Gracias a la vida
Gracias a la vida
Gracias a la vida
Gracias a la vida.

GRAZIE ALLA VITA

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato due stelle che quando le apro
perfetti distinguo il nero dal bianco,
e nell'alto cielo il suo sfondo stellato,
e tra le moltitudini l'uomo che amo.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato l'ascolto che in tutta la sua apertura
cattura notte e giorno grilli e canarini,
martelli turbine latrati burrasche
e la voce tanto tenera di chi sto amando.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il suono e l'abbecedario
con lui le parole che penso e dico,
madre, amico, fratello luce illuminante,
la strada dell'anima di chi sto amando.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato la marcia dei miei piedi stanchi,
con loro andai per città e pozzanghere,
spiagge e deserti, montagne e piani
e la casa tua, la tua strada, il cortile.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il cuore che agita il suo confine
quando guardo il frutto del cervello umano,
quando guardo il bene così lontano dal male,
quando guardo il fondo dei tuoi occhi chiari.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto,
mi ha dato il riso e mi ha dato il pianto,
così distinguo gioia e dolore
i due materiali che formano il mio canto
e il canto degli altri che è lo stesso canto
e il canto di tutti che è il mio proprio canto.

Grazie alla vita che mi ha dato tanto.

Tag: Marcello Bufalini, Inti Illimani Historico, concertodautunno

sabato 14 dicembre 2013

Riporto interamente un articolo solo perchè non vada perduta questa testimonianza della follia presente in chi riesce a governare il nostro povero paese.

Istruzione, i danni postumi di Gelmini: cancellata la Storia dell’arte

Le colpe dei Padri ricadono sui figli, si sa. Così pagheremo per generazioni l’idea scellerata di affidare l’Istruzione (che una volta era) pubblica a un ministro come Mariastella Gelmini. Tra le eredità più pesanti di quel passaggio fatale si deve contare l’ulteriore estromissione della Storia dell’arte dallaformazione dei cittadini italiani del futuro.
Nonostante la raccolta di oltre 15 mila firme, nonostante l’appoggio esplicito del ministro per i Beni culturali Massimo Bray, nonostante la disponibilità di quasi 2500 precari prontissimi a insegnarla, la ministra Maria Chiara Carrozza non è per ora riuscita a rimediare al grave errore di chi l’ha, purtroppo, preceduta.
Fortemente ridotta negli Istituti tecnici, la Storia dell’arte è stata del tutto cancellata in quelli Professionali: dove è possibile diplomarsi in Moda, Grafica e Turismo senza sapere chi sono Giotto, Leonardo o Michelangelo. E nei Licei artistici non si studierà più né il restauro né la catalogazione del nostro patrimonio artistico. Inoltre si chiudono tutte le sperimentazioni che rafforzavano l’esigua presenza della Storia dell’arte negli altri licei (compresi i classici, da sempre scandalosamente a digiuno di figurativo). Numeri alla mano, più della metà dei nostri ragazzi crescerà in un radicale analfabetismo artistico.
Non si tratta di una svista, né di un caso. È stata invece una scelta consapevole, generata daldisprezzo per le scienze umanistiche in generale e da una visione profondamente distorta del ruolo del patrimonio storico artistico del Paese: che non si salverà finché gli italiani non torneranno prima a saperlo leggere. Insomma, oggi non riusciamo a trovare qualche diecina di milioni per insegnare la Storia dell’arte: domani ne dovremo spendere centinaia o migliaia per riparare ai danni prodotti dall’ignoranza generale che stiamo producendo.
Perché un italiano dovrebbe essere felice di mantenere, con le sue sudate tasse, un patrimonio culturale che sente lontano, inaccessibile, superfluo come il lusso dei ricchi? È una domanda cruciale, e se davvero si vuol cambiare lo stato presente delle cose, è da qua che bisogna partire. Per la maggior parte degli italiani di oggi, il patrimonio è come un’immensa biblioteca stampata in un alfabeto ormai sconosciuto. E non si può amare, e dunque voler salvare, ciò che non si comprende, ciò che non si sente proprio. Per non parlare della nostra classe dirigente: la più figurativamente analfabeta dell’emisfero occidentale.
Lo storico dell’arte francese André Chastel scrisse che al Louvre gli italiani si riconoscevano dal fatto che sapevano come guardare un quadro: e lo sapevano perché, a differenza dei francesi, lo studiavano a scuola. Ma proprio ora che i francesi provano ad adottare il nostro modello, noi lo gettiamo alle ortiche.
E se non ci pensa la scuola, è illusorio pensare che lo facciano altre agenzie (potenzialmente) educative. Nei media, nei programmi televisivi, nei libri per il grande pubblico non c’è posto per una Storia dell’arte che non sia il vaniloquio da ciarlatani sull’ennesima attribuzione farlocca, o sulle mostre di un eventificio commerciale che si rivolge a clienti lobotomizzati e non a cittadini in formazione permanente.
Educare al patrimonio vuol dire far viaggiare gli italiani alla scoperta del loro Paese, indurli a dialogare con le opere nei loro contesti, e non in quelle specie di tristi giardini zoologici a pagamento che sono quasi sempre le mostre. Renderli capaci di leggere il palinsesto straordinario di natura, arte e storia che i Padri hanno lasciato loro come il più prezioso dei doni. Perché non dirottare la gran parte dei soldi pubblici spesi per far mostre (in gran parte inutili, anzi dannose) in borse di viaggio attraverso l’Italia per studenti capaci e meritevoli, di ogni ordine e grado? Ma tutto questo non si può fare se manca quel minimo di alfabetizzazione che solo la scuola può dare. E che – paradossalmente – gli insegnanti eroici della scuola dell’infanzia e della scuola primaria offrono spesso molto bene, costituendo un patrimonio di conoscenze che viene poi totalmente dissipato alle superiori.
Nel 1941, nell’ora più nera della storia europea, il grande storico dell’arte Bernard Berensonseppe distillare pagine profondissime, e sconvolgentemente profetiche, sul destino della storia dell’arte. In quei mesi, egli intravide un mondo “retto da biologi ed economisti, come guardiani platonici, dai quali non verrebbe tollerata attività o vita alcuna che non collaborasse a un fine strettamente biologico ed economico”. Egli previde anche che “la fragilità della libertà e della cultura” avrebbe potuto aprire la strada a una società in cui ci sarebbe stato spazio per “ricreazione fisiologica sotto varie forme, ma di certo non per le arti umanistiche”. Meno di un secolo dopo ci stiamo arrivando: anche se la Gelmini, nemmeno un Berenson poteva prevederla. vedi fonte originale su il Fatto Quotidiano, 13 Dicembre 2013

venerdì 6 dicembre 2013

La Rai, i Vip, i poveri e i dubbi

La Rai, i Vip, i poveri e … i dubbi. d. Renato Sacco

Il 4 dicembre 21013 sera su Rai1 c’è la prima puntata di Mission. Un programma che da qualche mese sta facendo molto discutere. “E’ la prima volta che il dramma dei rifugiati viene portato al grande pubblico” dice il direttore di Rai1. “…l’intenzione era quella di scuotere le coscienze, presentando a una grande platea queste persone che hanno bisogno di aiuto… Per questo abbiamo scelto personaggi noti al pubblico televisivo”.  Infatti questo reality (ma non si puo chiamare con questo nome!) vedrà la partecipazione di personaggi come Albano, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Paola Barale, Emanuele Filiberto di Savoia.

Saranno loro a farci capire il dramma di milioni di persone dimenticate?

Andando nei campi profughi, a pestare fango per renderci più credibile la tragedia? 

Molti hanno espresso critiche su questa scelta della Rai, che taglia programmi come C’era una volta, di giornalismo serio, con documentazione e approfondimenti, e investe molti più soldi per realizzare Mission, per puntare sulla commozione e la sdolcinatezza natalizia.
A Natale si sa, siamo tutti più buoni, come i panettoni.
Già lo scorso mese di agosto Famiglia Cristiana titolava “Cari Vip, lasciateci almeno il dolore”.
La rivista Solidarietà Internazionale, titola la copertina di Ottobre: “RAI: pornografia umanitaria”, con diversi articoli interessanti e scandalizzati davanti ad un progetto così costoso e così modulato sullo schema, forse, dell’Isola dei famosi.
Non ultima anche la rivista dei Missionari Comboniani Nigrizia: “MISSION? IMPOSSIBILE!”.  “Certo è che fa un po’ di tristezza - scrive Danilo Giannese - pensare che per sensibilizzare la nostra Italia su quel che accade in Congo abbiamo bisogno di Paola Barale e Filiberto di Savoia e non, invece, di reportage e documentari che indaghino sui perché quelle popolazioni siano costrette a vivere come sfollati, in quelle condizioni di miseria e sofferenza tali che non ci si crede neanche a vederle. Figurarsi in tivù.”
E se questa è la RAI mi nasce una paura.
In vista del centenario della prima guerra mondiale, (14 -18) ci manca solo un bel reality, in diretta dall’Ortigara. E per rendere più credibile la vita (e la morte) della trincea, dentro quella tragedia (‘inutile strage’ con 650.000 morti), in mezzo al fango sarà ancora lui, intrepido, il rampollo di casa Savoia, Emanuele Filiberto di Savoia, principe di Venezia a raccontarci dei soldati che uscivano dalla trincea al grido di “Avanti Savoia!”.
La RAI, di tutto di più.4 dicembre 2013 d. Renato Sacco,  Coordinatore Nazionale Pax Christi
http://www.paxchristi.it/?p=8069

FIRMA PER LA PACE
il tuo 5 PER MILLE a PAX CHRISTI
COD. FISC. 94060130484

mercoledì 4 dicembre 2013

Svelato il mistero del sondaggio sui cani chiesto dal sig.B.

Ma no,non ho detto AFgano,
ho detto ALfano,
volevo un sondaggio su ALfano
non sui cani!

Ecco svelato il mistero c'è stato un .. misunderstanding!

lunedì 2 dicembre 2013

La nostra vita sotto la maschera di Christa Weiss

Da anni mi aggiro coperta di una maschera,
che è diventata il mio secondo volto.
Ho imparato come si possano
nascondere le proprie debolezze e i propri sentimenti.
Sorrido compiacente, dimostro sicurezza,
ma in realtà recito.
Mi comporto come se tutto mi cadesse in grembo,
come se non sbagliasssi mai,
come se non provassi nostalgia.
Perchè non sono come sono veramente?
Quando sono sola e appartata,
la maschera mi cade dal volto.
Se allora qualcuno venisse e mi dicesse:
Mi piaci ugualmente, ti voglio così, come sei,
ho bisogno di te ...
Dovremmo avere un essere umano, o molti esseri umani,
che avessero fiducia in noi.
Dovremmo poter mostrare loro, come siamo realmente.
E l'altro non dovrebbe subito giudicare e condannare,
dovrebbe capire.
Non dovrebbe
guardarci dentro con cattiva intenzione,
dovrebbe prenderci sul serio ed accettarci.
Allora potremmo mostrare le nostre debolezze.
Avremmo l'occasione di gettare la maschera,
di mostrarci come siamo, e soprattutto,
di cambiare.
La nostra vita sotto la maschera e la bugia
si trasformerebbe in una vita di verità e pienezza.
Diventeremmo degni di amore.
Allora apparirebbe l'amore:
poichè possiamo amare una persona, ma non una maschera.
Christa Weiss

Non importa – Madre Teresa di Calcutta

L’uomo è irragionevole, illogico, egocentrico
NON IMPORTA, AMALO 
Se fai il Bene, ti attribuiranno secondi fini egoistici
NON IMPORTA, FA’IL BENE 
Se realizzi i tuoi obiettivi, troverai falsi amici e veri nemici
NON IMPORTA, REALIZZALI 
Il Bene che fai verrà domani dimenticato
NON IMPORTA, FA’ IL BENE 
L’Onestà e la Sincerità ti rendono vulnerabile
NON IMPORTA, SII FRANCO ED ONESTO 
Quello che per anni hai costruito può essere distrutto in un attimo
NON IMPORTA, COSTRUISCI 
Se aiuti la gente, se ne risentirà
NON IMPORTA, AIUTALA 
Dà al mondo il meglio di te e ti prenderanno a calci
NON IMPORTA, DA’ IL MEGLIO DI TE.

Da una scritta sul Muro a Shishu Bhavan, la Casa dei bambini di Calcutta.

mercoledì 6 novembre 2013

Morire a vent'anni, addio a Simone

Morire a vent'anni Lettera aperta a Simone che si è tolto la vita

Caro Simone,
quando questa sera ho letto la notizia del tuo suicidio mi si è gelato il cuore: già la morte di una persona ha qualche cosa di drammatico, se poi è la morte di un ragazzo di vent’anni al dramma si aggiunge il senso di assurdità che accompagna una giovane vita spezzata. Ma quando capita che la causa di quella morte è un suicidio, al dramma e al senso dell’assurdo si aggiunge il gelo che dovrebbe prendere tutti noi quando ci accorgiamo di avere sulle nostre spalle la responsabilità di un gesto così contrario alla nostra natura.
Nella lettera che hai lasciato hai scritto che ti sei suicidato perché sei gay e hai aggiunto che «in Italia c’è omofobia e che chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza». Questo mi ha fatto pensare a tutti quelli che sostengono che dire che l’omosessualità è contro natura non è altro che una delle tante forme di espressione della libertà di opinione senza preoccuparsi di come si può sentire un giovane come te, quando sente dire in televisione o sui giornali che la sua omosessualità è “contro natura”.
In realtà queste persone dovrebbero chiedersi cosa sia davvero “contro natura”: la tua omosessualità o il clima di disperazione che ti ha spinto a cercare la morte?
Io non ho dubbi: “contro natura” sono le parole che spingono un ragazzo di vent’anni a togliersi la vita; “contro natura” sono le frasi di chi cerca in tutti i modi di impedire a un giovane omosessuale di accettarsi così com’è; “contro natura” sono gli insulti con cui si etichettano gli omosessuali; “contro natura” è il clima di omertà che ti ha costretto a vivere la tua omosessualità nella vergogna e nella paura; “contro natura” sono la nostra ignavia e la nostra pigrizia che non hanno saputo reagire nel modo giusto alla violenza che ti ha spinto verso la disperazione; “contro natura” è l’ipocrisia di chi mette da parte il dramma che vivono tanti ragazzi come te quando sentono parole di disprezzo e di condanna e, per la carriera, per il successo, per la difesa di principi astratti, si rifiuta di riconoscere il fatto che il primo compito che ciascuno di noi ha, quando ha a che fare con una persona omosessuale, è quello di metterla a suo agio, di farla sentire accolta, di ricordarle sempre il rispetto e la dignità che le vanno riconosciute sempre.
Alcune settimane fa, caro Simone, il Papa Francesco, nel corso della prima intervista che ha concesso a un mensile dei gesuiti, ha detto: « Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”». Dicendo questo ci ha fatto capire che lo stesso Dio che ci ha creato non può che approvare la nostra esistenza e non può che volere che anche noi, nel nostro piccolo, si faccia la nostra parte, accettandoci così come siamo.
Purtroppo tu non hai avuto la possibilità di assaporare queste parole e hai invece ascoltato gli insulti, le accuse, gli ipocriti distinguo e le urla scomposte che si vedono in televisione quando si parla di omosessualità e di omofobia. Tu hai dovuto fare i conti contro il modo innaturale con cui tante persone si rapportano con l’omosessualità. Tu hai pagato le timidezze e le ipocrisie di chi non ha fatto tutto il possibile per farti sentire accolto e amato così come sei e quindi anche con la tua omosessualità.
Caro Simone, spero davvero che adesso tu possa capire quanto è stato sbagliato il gesto che hai fatto, ma spero soprattutto che tu adesso possa sperimentare quello che ci ha ricordato il papa: che Dio approva la tua esistenza così com’è e che ti aveva chiamato alla vita perché la vivessi pienamente in tutti i suoi aspetti, compresa la tua omosessualità.
Tanti anni fa, Fabrizio De André, di fronte a un gesto disperato come il tuo, ha scritto: «Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte».
Ecco! Io credo che adesso Dio ti stia abbracciando dicendoti che in Paradiso, l’omofobia, non c’è e che, vicino a lui, non hai più niente da temere. da 

Ottobre 2013

Simone, nello zaino la verità sul suicidio
ANSA L’ex pastificio Pantanella dove si è tolto la vita Simone
Gli investigatori: un biglietto svela vessazioni e insulti del ventunenne gay che si è tolta la vita a Roma (leggi la notizia)

giovedì 17 ottobre 2013

Bossi-Fini? Le cose serie sono altre

Ottobre 2013    -     mosaicodipace.it
È fastidioso e irritante quando qualcuno dice “Io l’avevo detto”. Ma davanti alla tragedia di Lampedusa, davanti ai tanti morti senza nome e ai sopravvissuti denunciati per violazione della legge Bossi-Fini che prevede il reato di clandestinità, qualche considerazione è doverosa. Non tanto per dire che su Mosaico di pace più volte l’abbiamo scritto. Che siamo intervenuti come Pax Christi, e con noi si erano levate altre voci: mons. Nozza direttore della Caritas Italiana, don Ciotti presidente di Libera, mons. Dho vescovo di Alba. E p. Alex Zanotelli, direttore di Mosaico di pace, affermò senza mezzi termini che la Bossi- Fini era “una legge anticristiana”.
Anche il sottoscritto, nel giugno 2002, aveva scritto che la legge Bossi-Fini è “disumana, oppressiva, lesiva degli inalienabili diritti dell'uomo. E soprattutto inutile”. 
C’era stata una dura presa di posizione delle segreterie provinciali di AN e LEGA. 
E nel marzo 2004 l’on. Roberto Cota, attuale presidente della Regione Piemonte, aveva scritto addirittura al mio vescovo di Novara, mons. Renato Corti, accusando me e qualche altro prete di ‘fare politica dall’altare’, per aver criticato la Bossi-Fini. 

Ma quello che mi inquieta non è, come dicevo all’inizio, il sottolineare “noi lo avevamo detto”. Mi preoccupa il ripensare ai commenti e ai sorrisi di chi, anche all’interno della Chiesa, davanti alle ‘sparate’ della Lega, (e di Fini, che poi venne da qualcuno quasi considerato come il portavoce delle istanze della Chiesa…) non si rendeva conto che diventavano legge e segnavano tragicamente la vita di tante persone. Anche un autorevole vescovo da Roma mi scrisse difendendo a spada tratta un esponente di spicco della Lega come difensore dei valori cristiani! 

Come dire: le cose serie sono altre. La legge sull’immigrazione, il reato di clandestinità, il chiedere a insegnanti e medici di segnalare o non accettare i ‘clandestini’ non sono cose così importanti. Si sorride e si passa oltre, ai valori veri.
Interessante le inchieste di Famiglia Cristiana e Jesus che qualche anno fa hanno ben fotografato, al Nord, una certa vicinanza di alcune realtà parrocchiali con la Lega, con le sue affermazioni chiaramente razziste. 

È il momento, prima che sia troppo tardi, di aprire tutti gli occhi su una cultura razzista sempre meno sommersa, che emerge nei discorsi e commenti anche di tanti ben pensanti, giovani e meno giovani. 

Fino a quando si continuerà a sorridere e a minimizzare? 
Poi ti trovi una lunga fila di bare e qualcuno che ritiene esagerato il lutto nazionale, e si rifiuta di fare il minuto di silenzio dicendo che se stavano a casa loro non sarebbero morti in mare! 

Chissà che le parole di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia 20 anni fa, non valgano anche per noi oggi. Come dire… lui lo aveva detto: “Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”.

domenica 1 settembre 2013

IMU una estrema ingiustizia del popolo della slibertà, sia carica su tutti il risparmio dei soliti ricconi politici per interesse.

Alla fine Renato Brunetta ce l’ha fatta. Dopo una lunga battaglia per ottenere da Enrico Letta il rispetto di una promessa che il premier non aveva mai fatto, cioè l’esenzione totale di tutte le prime abitazioni dal pagamento dell’Imu, il risultato è stato raggiunto. Letta nel discorso di insediamento aveva parlato di “superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa con una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti”. Il suo annuncio comunque non suggeriva un’esclusione dall’Imu dei ricchi possidenti. Brunetta e tutto il Pdl però continuavano a sostenere che Letta avrebbe tolto l’Imu sulla prima casa a tutti. Il decreto di mercoledì è quindi una doppia vittoria per Brunetta: da un lato ha dimostrato chi comanda davvero nell’alleanza Pd-Pdl e dall’altro ha ottenuto l’esenzione totale dall’imposta per la sua villa sull’Ardeatina, già minacciata da una discarica contro la quale il capogruppo Pdl si sta battendo come un leone.
Come molti altri ricchi possidenti, Brunetta non pagherà l’Imu sulla sua prima casa per il 2013: un risparmio netto di 2 mila e 750 euro con un corrispettivo ammanco nel bilancio dello Stato. 
Michele Serra che contestava su Repubblica la scelta di escludere dalla tassazione tutte le abitazioni principali, comprese quelle dei ricchi, compresa quella del commentatore Serra stesso (che si è detto ben disposto a finanziare i servizi del suo Comune con quella tassa), Brunetta ha replicato: “L’Imu è tolta per la prima casa e resta per le case di lusso di solito abitate dai ricchi. L’Imu è un’imposta reale : si applica alle cose e non alle persone. Somiglia all’accisa sulla benzina. La pagano uguale i poveri e i ricchi”. 
Brunetta = IMU 2012 = 10.000€
Brunetta = IMU 2013 =         0€
Non è così perché un povero non paga 10 mila euro di Imu su cinque case come è accaduto aBrunetta nel 2012. E proprio l’esenzione della sua villa sull’Ardeatina dimostra che Brunetta non dice tutta la verità quando scrive che l’Imu resta in vigore “per le case di lusso di solito abitate dai ricchi”. Le categorie catastali non fanno giustizia a meno di non volere considerare “da poveri” una casa, come quella di Brunetta, comprata nel 2011 per un milione e 70 mila euro, prima di una ristrutturazione importante.
La villa sull’Ardeatina esentata dal decreto Imu del governo Letta si articola:
su due piani e vanta 5 bagni, 10 camere, due ripostigli, due cabine armadio,
per complessivi 14 vani catastali e mezzo più una bella piscina nel verde circondata da un giardino di 1.300 metri quadrati. Dopo la ristrutturazione, nel gennaio 2012, al Catasto è stato iscritto un ampliamento degli spazi interni e una variazione di categoria. Oggi casa Brunetta è censita come categoria A7, classe 7, zona censuaria 6. Nonostante la piscina, probabilmente perché inferiore agli 80 metri quadrati, non è considerata abitazione di lusso.
Villa Brunetta rientra per un soffio nell’esenzione sponsorizzata dal suo proprietario. Solo le ville inserite nella categoria immediatamente superiore, la A8, continueranno a pagare l’imposta mentre le ville iscritte in categoria A7, anche se ristrutturate di recente, nonostante cinque bagni, dieci camere e piscina, saranno esentate alla pari di un bilocale a Tor Bella Monaca. 
Il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni aveva presentato uno studio con nove soluzioni per riformare l’Imu. 
  • L’aumento della detrazione sull’abitazione principale fino a 600 euro
  • L’esenzione dell’imposta per i redditi sotto i 13 mila euro 
[misure che] avrebbero prodotto uno scenario interessante: 
  • il 40 per cento dei proprietari non avrebbe pagato nulla
  • il 95 per cento avrebbe avuto sconti decrescenti all’aumentare del reddito
  • Il costo per le casse dello Stato sarebbe stato di soli 2 miliardi 
ma la proposta non è passata. Non tanto perché Brunetta faceva parte del cinque per cento escluso dagli sconti, ma perché parole come detrazione ed esenzione facevano venire in mente più le complicate istruzioni della dichiarazione dei redditi che un bello spot.
E non c’è dubbio che 
Silvio Berlusconi sorrida all’idea di inondare l’Italia di cartelloni con una frase tipo: “Via l’Imu: l’avevamo promesso e, nonostante il Pd, l’abbiamo fatto”.
Se al posto di Enrico Letta ci fosse stato un leader di sinistra, forse avrebbe raccolto la sfida dell’Imu. La battaglia comunicativa sarebbe stata dura ma per nulla persa in partenza. Cosa sarebbe successo se il centrosinistra avesse mostrato in TV le foto della villa con piscina di Brunetta e magari quelle delle altre quattro case dell’ex ministro sparse tra Ravello, Todi, Venezia e le Cinque terre? Forse sarebbe stato più difficile per il capogruppo del Pdl e per Berlusconi presentare l’abolizione dell’Imu senza distinzioni come un atto di equità sociale.
Il decreto Imu comunque deve essere convertito in legge e c’è sempre tempo per presentare un emendamento che impedisca a un contribuente come Brunetta, con redditi oscillanti tra i 310 mila e i 279 mila euro annui, di non pagare un euro di Imu su una villa di 14 vani con piscina.

mercoledì 28 agosto 2013

«Prima coccoliamo i dittatori e poi gli facciamo guerra» - Famiglia Cristiana

 «Quello che è successo in Afghanistan, Iraq e Libia evidentemente non ha insegnato nulla», spiega il coordinatore nazionale del movimento don Renato Sacco, «l'Occidente prima vende le armi a questi regimi e poi li attacca»     Antonio Sanfrancesco 

«In Siria un conflitto c’è già, si tratta di vedere come spegnere il fuoco non come alimentarlo. Di fronte a una guerra non si può rispondere con un’altra guerra. Vuol dire che di una tragedia ne facciamo due». 
Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, si dice «triste ed amareggiato» per la piega che stanno prendendo gli eventi in Siria. 

L’America dice che non si può più restare inermi di fronte ai crimini commessi dal regime di Assad. 
«La guerra, ogni guerra è un’avventura senza ritorno. Anzi, come ha detto papa Francesco, è il suicidio dell’umanità. Basta vedere a quello che è successo in Afghanistan, in Iraq, in Libia: il rovesciamento del capo del regime non ha portato affatto la pace. È una storia che si ripete sempre, con amarezza: noi abbiamo sempre cullato i dittatori, li abbiamo ritenuti nostri amici, li abbiamo armati e poi abbiamo detto che bisognava fargli la guerra. È successo con Saddam e poi con Gheddafi. La comunità internazionale ha fatto di tutto con la sua indifferenza a far precipitare della situazione, l’Italia stessa ha venduto le armi alla Libia e poi si è detto che bisognava bombardare. Questa non è pace. La guerra non è mai la strada da percorrere, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa e come ha ribadito qualche giorno fa mons. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra. 
Una chiave di questo precipitare degli eventi potrebbe essere quella delle pressioni esercitate da parte delle lobby delle armi. Qualcuno parla già di accordi economici e militari tra Usa e Arabia Saudita». 

Ma le vittime degli attacchi di Assad non vanno tutelate? 
«Chi oggi si scandalizza di fronte alle vittime siriane, se lo fa per arrivare alla guerra lo fa per interessi. Poi le vittime vengono dimenticate e non se ne parla più. In Iraq nel mese di luglio ci sono stati mille morti, siamo arrivati ai livelli di violenza del 2006 e nessuno parla più. Quando si utilizzano le vittime per giustificare una guerra non lo si fa per amore delle vittime ma per amore dei propri affari e dei propri interessi. Essere in Afghanistan ci dà la visibilità di sedere al tavolo degli accordi internazionali. Poi succede che alcuni piccoli progetti di cooperazione in alcuni villaggi afghani non vengono finanziati dalla comunità internazionale perché sono troppo piccoli e non fanno notizia. Invece sarebbero i passi per la pace». 

Come se ne esce dal pasticcio siriano? 
«La soluzione in tasca non ce l’ha nessuno, bisogna cercarla. L’unica cosa di cui sono certo è che la guerra non è la soluzione. È come avere un figlio che dà problemi, l’unica cosa che so è che non lo devo uccidere anche se mi fa disperare. L’intervento armato a sostegno dell’uno o dell’altro schieramento porterebbe alla catastrofe totale, renderebbe esplosiva tutta l’area mediorientale già instabile con conseguenze devastanti per tutti, a cominciare dall’Europa.. Io credo che la comunità internazionale in passato non abbia fatto quasi nulla per fermarsi e vedere cosa stava succedendo in Siria. La soluzione passa dall’abbandono dell’intervento militare. Non forniamo più armi, isoliamo le lobby degli armamenti. È una strada in salita, quella della pace, faticosa, è un cammino, come diceva don Tonino Bello. La Siria, come la Libia, fa notizia adesso, fra un mese o due non se ne parlerà più. A nessuno interessa da dove arriva il gas, chi glielo fornisce. Come è successo a Sarajevo, per anni abbiamo fatto finta di non vedere, abbiamo venduto le armi a chi bombardava Sarajevo, io ho le foto e le testimonianze, poi abbiamo deciso di intervenire e fare la guerra. Così abbiamo guadagnato due volte vendendo le armi agli uni e agli altri. Temo che con la Siria finisca proprio così».
28 agosto 2013          

dal sito di FAMIGLIA  CRISTIANA [ricevuto e pubblicato in quanto condiviso!]

http://www.famigliacristiana.it/articolo/sacco-pax-christi-.aspx

giovedì 22 agosto 2013

2013_02_12 LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO

LA RISPOSTA DI DON GIANFRANCO

Spoleto, 12 febbraio 2013  Gentile Senatrice, 

ho ricevuto la sua lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria e ho deciso di risponderle in quanto pastore di una parte di questo popolo al quale recentemente il Card. Bagnasco ha raccomandato, dopo alcune eclatanti ed astrali promesse elettorali, di non farsi abbindolare. 

Vedo che nella sua lettera lei parla in gran parte dei cosiddetti temi etici che lei riferisce unicamente ai luoghi comuni che tutti i politici in cerca di voti e consensi toccano quando si rivolgono ai cattolici: il fine vita, le unioni omosessuali, gli embrioni, l'aborto. 

La ringrazio anche per la citazione dei vescovi spagnoli e per il suo impegno per la formazione culturale e politica improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili. 

Ma rivolgendosi ai pastori del popolo cristiano lei dovrebbe ricordare che tra i valori non negoziabili nella vita, nella vita cristiana e soprattutto in politica entrano tutta una serie di comportamenti di vita, di etica pubblica e di testimonianza sui quali non mi sembra che il partito di cui lei fa parte né gli alleati che si è scelto siano pienamente consapevoli. 

Sarebbe bello stendere un velo pietoso su tutto ciò che riguarda il capo del suo partito, sul quale non credo ci siano parole sufficienti per stigmatizzare i comportamenti, le esternazioni, le attitudini pruriginose, le cafonerie, le volgarità verbali che costituiscono tutto il panorama di disvalori che tutti i pastori del popolo cristiano cercano di indicare come immorali agli adulti cristiani e dai quali cercano di preservare le nuove generazioni. 

Sarebbe bello ma i pastori non possono farlo perché lo spettacolo indecoroso del suo capo è stato anche una vera e propria modificazione dei valori di fondo della nostra società (come lei dice) operata anche grazie allo strapotere mediatico che ha realizzato una vera e propria rivoluzione (questa sì che gli è riuscita) secondo la quale oramai il relativismo morale, tanto condannato dalla Chiesa, è diventato realtà.
Concordo con lei, su questo mediare significherebbe accettare. 

Un'idea di vita irreale ha devastato le coscienze e i comportamenti dei nostri giovani che hanno smesso di sognare sogni nobili e si sono adagiati sugli sculettamenti delle veline, sui discorsi vacui nei pomeriggi televisivi, sui giochi idioti del fine pomeriggio e su una visione rampante e furbesca della politica fatta di igieniste dentali, di figli di boss nordisti, di pregiudicati che dobbiamo chiamare onorevoli.

Oltre a questo lei siederà nel Senato della Repubblica insieme a tutta una serie di personaggi che coltivano ideologie razziste, populiste, fasciste che sono assolutamente anti-cristiane, anti-evangeliche, anti-umane. Mi consenta di dirle francamente che il Vangelo che i pastori annunciano al popolo cristiano non ha nulla a che vedere con ideologie che contrappongono gli uomini in base alle razze, alle etnie, alle latitudini, ai soldi e, mi creda, mentre nel Vangelo non c'è una sola parola sulle unioni omosessuali, sul fine vita e sull'aborto: sulle discriminazioni, invece, sul rifiuto della violenza e su una visione degli altri come fratelli e non come nemici ci sono monumenti innalzati alla tolleranza, alla nonviolenza, all'accoglienza dello straniero, al rifiuto delle logiche della furbizia e del potere. 

Mi dispiace, gentile senatrice, ma non riterrò di fare qualcosa né per lei, né per il suo partito, né per i vostri alleati, anzi. Se qualcosa farò anche in queste elezioni questo non sarà certo di suggerire alle pecorelle del mio gregge di votare per quelli che mi scrivono lettere esibendo presunte credenziali di cattolicità. 

Mi sforzerò, come raccomanda il cardinale, di mettere in guardia tutti dal farsi abbindolare da certi ex-leoni diventati candidi agnelli. Se le posso dare un consiglio, desista da questa vecchia pratica democristiana di scrivere ai preti solo in campagna elettorale, e consigli il suo capo di seguire l'esempio fulgido del Papa. Sarebbe una vera opera di misericordia nei confronti del nostro popolo. 

don Gianfranco 

Questa era la lettera ricevuta:
Perugia, 8 febbraio 2013 

Gentile Parroco, 

mi sono decisa a scrivere questa lettera ai pastori del popolo cristiano dell'Umbria perché, dopo cinque anni trascorsi in Senato, so con certezza che nei primi mesi della prossima legislatura dovranno essere affrontati in Parlamento parecchi argomenti che riguardano temi etici importanti e delicatissimi. Mi riferisco, tra le altre, alle disposizioni sul fine vita (chi non ricorda il caso Englaro), alla legge sul matrimonio per le coppie omosessuali, all'adozione di bambini nelle stesse coppie omosessuali, alle problematiche sull'uso degli embrioni, all'apertura all'aborto eugenetico (che, di fatto, si va già diffondendo). 

In Parlamento, lo scorso anno, ho costituito, assieme ad altri colleghi, l'Associazione parlamentare per la Vita. Una Associazione che è stata un baluardo contro ogni attacco volto a modificare in senso negativo la nostra legislazione. Malgrado ciò recenti orientamenti dei giudici hanno intaccato lo stesso dettato costituzionale in tema di famiglia, di adozioni e di fine vita. 

Immagino che sulla politica economica del mio partito non tutto possa essere pienamente condivisibile e che, magari, alcuni preferiscano soluzioni diverse da quelle che abbiamo proposto o che abbiamo in programma di fare. Sui temi etici però, a differenza di altri partiti, il PdL è stato sempre unito e coerente, perché composto da molti cattolici e da altri che si definiscono laici adulti, la cui formazione culturale e politica è in ogni caso improntata al rispetto di tutti i valori non negoziabili
Se di politica economica si può discutere (ma io ho sempre lottato per orientare al bene comune l'azione dello Stato), su queste tematiche non ci sarà possibilità di mediazione. 
Mediare significherebbe comunque accettare che, prima o poi, si compia un'escalation che ha come traguardo la modificazione dei valori di fondo della nostra società, da ultima, per usare la denuncia dei vescovi spagnoli, la separazione della sessualità dalla persona: non più maschio e femmina, ma il sesso sarebbe un dato anatomico senza rilevanza antropologica. 
È necessario che nel futuro Parlamento ci sia un numero di persone sufficienti a non far passare leggi contro la famiglia, l'uomo e la sua vita. 
Io mi sono impegnata e mi impegnerò in questo senso. Per questo chiedo anche il Suo sostegno e ringrazio per tutto quello che riterrà di fare. Devotamente saluto, 

Ada Urbani
candidata PdL al senato
www.adaurbani.it

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mercoledì 24 luglio 2013

Un esempio di pura follia, l'articolo è commentato evidenziando le parti in cui si vedono i segni di un totalitarismo pericolossissimo, dopo un atteggiamento del genere il futuro per lui è solo ripristinare i forni crematori.

fonte citata : http://www.lanuovabq.it/it/articoli-omofobia-la-battaglia-degli-emendamenti-6929.htm

Omofobia, la battaglia degli emendamenti
di Alessandro Pagano* 22-07-2013 * Parlamentare, eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del PDL
Contrastare la legge cosiddetta "antiomofobia" significa condurre una vera e propria battaglia di civiltà
Il senso della "valanga" di emendamenti presentati in Commissione giustizia alla Camera per consentire il rinvio al 26 luglio dell'esame del provvedimento da parte dell'assemblea di Montecitorio è tutto racchiuso in questo obiettivo.

Occorre impedire, infatti, l'introduzione nel nostro ordinamento di norme che pretendendo di difendere una serie di diritti, già tutelati dalla disciplina penale ordinaria, finiscano per violare, in nome di interessi di parte di poche ma influenti lobby, i diritti inviolabili della persona costituzionalmente garantiti.

Gli "ispiratori" di questa legge, nonché i suoi più strenui difensori, sul presupposto, del tutto strumentale, che l'aumento di episodi di intolleranza nei confronti delle persone omosessuali richiedesse uno strumento repressivo più "severo" rispetto a quello previsto per altre forme d'intolleranza, stanno di fatto facendo scempio del dettato costituzionale.

Anzitutto, il primo principio costituzionale a subire un grave vulnus è quello di uguaglianza sancito dall'art. 3. Se come prescrive la norma "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali", la ragione per cui le persone omosessuali debbano beneficiare di un diverso trattamento più "favorevole" è di mero carattere ideologico.

Stessa sorte toccherà anche al principio di tassatività (art. 25): contravvenendo al dettato costituzionale, in base al quale un sistema penale deve fondarsi su dati oggettivi, per la nuova normativa saranno penalmente rilevanti due elementi, entrambi soggettivi e transitori, come la "percezione di sé" quanto al genere, "anche se opposto al proprio sesso biologico", e "l'attrazione" verso il proprio o l'altro o entrambi i sessi.

Infine, altre due gravissime violazioni sono quelle che riguardano la libertà religiosa e la libertà di pensiero, di cui rispettivamente agli art. 19 e 21 della Costituzione. Solo per fare un esempio della portata liberticida della legge "antiomofobia", le conseguenze penali per coloro che intraprendessero un'iniziativa pubblica per spingere il legislatore a non varare una legge che autorizzi il matrimonio omosessuale (tra l'altro escluso dallo stesso dettato costituzionale), così come per coloro che osservando le sacre Scritture e attenendosi al magistero della Chiesa definissero l'omosessualità quale atto intrinsecamente "disordinato" sarebbero la reclusione da 6 mesi a 4 anni.

Se a ciò si aggiunge l'ulteriore "sfregio", evidentemente ispirato ai metodi di rieducazione dei detenuti politici nella Russia bolscevica, della pena accessoria della prestazione d'opera non retribuita a favore della collettività, che nello specifico potrebbe essere rappresentata dalle stesse associazioni gay, lesbiche o transgender, si comprende bene come la battaglia politica che stiamo conducendo intende porsi come argine non solo alla deriva laicista che sta erodendo i pilastri fondanti su cui poggia la nostra società, a partire dalla famiglia "naturale", ma anche alla progressiva privazione dei diritti e libertà fondamentali.

Anche per questo, abbiamo presentato oltre 200 emendamenti al fine di creare un dibattito articolato in un momento in cui i sostenitori di questa proposta di legge vogliono mettere il "silenziatore" per far approvare la legge senza che l'opinione pubblica capisse nulla

La battaglia così intrapresa ha rallentato il velocissimo iter programmato dai "vertici" di questo progetto ideologico e speriamo serva a far guadagnare tempo utile alla compattazione delle forze sociali e politiche che di certo sono minoritarie in questo Parlamento ma che altrettanto certamente sono maggioritarie nel Paese.


commentiamo???? o non commentiamo? 

battaglia di civiltà.  = non privilegiare coloro che di privilegi non ne hanno proprio nessuno e non hanno manco i diritti riconosciuti da una costituzione ugualitaria
scempio del dettato costituzionale = omosessuali maschi e femmine, femmine eterossessuali abituatevi alla violenza siete nati vittime e i vostri e nostri carnefici sono in parlamento non solo nell'ombra della strada o tra le pareti domestiche
argine non solo alla deriva laicista  = chi parla deve essere un uomo che vive di chiesa, preghiera e carità, provi ad andare a farsi benedire dal Papa, e vediamo cosa gli dice
senza che l'opinione pubblica capisse nulla = spero che chi legge questo articolo si renda conto di come la pensano i PaDeLlini, solo olio di ricino e campi di concentramento
forze sociali e politiche che di certo sono minoritarie in questo Parlamento ma che altrettanto certamente sono maggioritarie nel Paese = spero proprio che non sia cosi, come non lo è mai stato, gli italiani onesti ci sono anche se chi parla è stato eletto nel partito dei PaDeLlini con meno di 8milioni di voti, meno del Movimento Cinque Stelle.
famiglia "naturale" = forse pensa anche lui che la famiglia naturale sia quella degli oranghi, o delle lumache, o delle galline, ma come osa parlare di famiglia naturale, intende naturista? nudista? o cristiano cattolica romana, si chiarisca le idee

martedì 23 luglio 2013

Radici… cristiane?

Radici… cristiane?
15 luglio 2013 - L'Opinione di...      Renato Sacco

Nel 1977 esce il film 'RADCI', la storia di Kunta Kinte preso dal suo villaggio africano e portato schiavo in America. 
In questi ultimi anni la Lega Nord ostenta le proprie 
'RADICI CRISTIANE'. Un binomio offensivo sia delle 'radici' che del 'cristianesimo'. L'ultima conferma viene da Calderoli, vicepresidente del Senato, "Kyenge mi fa venire in mente un orango'. Non ci sono parole per commentare! Con buona pace del viaggio di Francesco a Lampedusa e della distribuzione a tappeto dei crocifissi, ecc. 
Se una frase del genere fosse stata scritta in una tema da qualche studente, o detta da un professore cosa sarebbe successo? E se la dovessimo dire ad un carabiniere che ci ferma con la paletta per un controllo? Forse ci porterebbe direttamente in cella! E se lo dice il vicepresidente del Senato per insultare un ministro donna con la pelle nera? Tranquilli, sono le solite battute della Lega. E poi ha chiesto anche scusa. Non ci resta che aspettare la prossima. 
Preoccupa anche quanto ha detto il Presidente del Piemonte Roberto Cota a proposito degli F35: 
"Per quanto riguarda le questioni etiche dobbiamo dire che se questi aerei non li facciamo noi, vuol dire che li produrranno altrove. Lasciamo quindi da parte certa ipocrisia"
Ne viene fuori una bella linea educativa per i nostri ragazzi ai campi estivi! Un vero compendio di valori morali e cristiani oltre che civili e umani! 
È un po' come dire: 
'non porti troppe domande, tanto se una cosa brutta non la fai tu, la fa qualcun altro. Tu fai quello che ti conviene'. Forse, dirà qualcuno, anche questa frase va contestualizzata. 
Sul sito di Famiglia Cristiana ho letto un bel commento di Francesco Anfossi. Come uomo e come parroco accolgo e condivido quanto ha scritto. 
"Calderoli si proclama cattolico e nessuno, nella comunità ecclesiale, si è mai scandalizzato per le sue affermazioni politiche. Nemmeno i parroci della sua terra, forse nel timore di perdere le pecorelle verdi del loro gregge. Per troppo tempo si è fatto finta di niente, covando nel silenzio l'anticristiana ideologia del "fuori chi mi dà fastidio, che siano uomini, donne e bambini", spesso scambiandolo per la difesa di tradizioni pseudo cristiane. E così che questa sorta di veleno proto razzista è andato avanti, contaminando il Nord come i rifiuti tossici contaminano la Campania. Forse è venuto il momento, per tanta parte della Chiesa, per un'autocritica. E per levare una voce forte".

http://www.mosaicodipace.it/mosaico/a/38749.html