giovedì 21 maggio 2009

I bilanci nebulosi dell'Orchestra di Roma e del Lazio

Giuseppe del Ninno, a.d. della Fondazione Ziino: "che vuole che sia un errore di poche migliaia di euro su un bilancio complessivo di più di due milioni di euro?"

Due milioni di euro l'anno. Questo è quanto ha percepito, almeno dal 2004 al 2007, La Fondazione O.Ziino Orchestra di Roma e del Lazio, nata nel 1999 dalla trasformazione dell'associazione culturale Orchestra Regionale del Lazio. Tanti soldi, pubblici, gestiti secondo le OO.SS, con poca trasparenza. Nei bilanci che abbiamo potuto vedere - meglio chiamarli "bilancini" - alcune voci sono accorpate in modo inconsueto. È lo stesso a.d. della Fondazione Giuseppe del Ninno ad ammettere: "il criterio discutibile e direi improprio di accorpamento delle voci in alcuni capitoli dei bilanci. Ritengo tuttavia che non vi sia la necessità di completare con dettagli maggiori". Con buona pace della trasparenza. Tre voci - "oneri finanziari", "interessi passivi" e "tasse" - raccolte in un unico capitolo che va dai 103 mila euro del 2004 per triplicare l'anno seguente con 289 mila euro. Cifre che per buona parte indicano interessi passivi contratti con le banche a seguito di scoperti resi necessari dal ritardo congenito nell'erogazione delle sovvenzioni, ma anche debiti pregressi che aveva accumulato la vecchia associazione poi trasformata in Fondazione. Un debito di 176 mila euro del 2004 sanato con una parte del "contributo istituzionale" da 515 mila euro erogato dal Comune. Del Ninno sostiene che i "bilancini" in nostro possesso non sono come quelli - completi di tutti i dettagli - che vengono consegnati agli organi di vigilanza. Se ciò è in parte vero per Ministero e Regione, dove richiedono solo una rendicontazione a fronte dell'attività finanziata e dunque una estrapolazione dal bilancio consuntivo generale, non lo è stato per l'amministrazione capitolina che negli anni ha elargito a questa Fondazione una media di 500 mila euro l'anno "senza richiedere", come sostiene Carla Sacco del Comune, "una rendicontazione finanziaria, ma solo di attività. La Fondazione Ziino ha diritto in quanto il comune di Roma è 'fondatore successivo' dell'Orchestra e questo consente di intervenire finanziariamente". Il Comune entra in società con il privato, portando denari pubblici, senza richiedere, proprio in virtù della compartecipazione, nessuna rendicontazione dei soldi spesi. Un meccanismo noto per il quale sarebbe opportuna una verifica puntuale da parte delle autorità competenti. Un altro capitolo interessante è quello relativo a "consulenze, spese legali e notarili, gestione amministrativa": 30 mila euro nel 2004, 86 mila nel 2005, 121 mila nel 2006 fino agli 86 mila solo nei primi sette mesi del 2007. Un crescendo rossiniano che Del Ninno giustifica con i costi legali esponenziali dovuti ai contenziosi con l'orchestra. Lo studio legale che ha difeso la Fondazione, è lo studio Tonucci dove lavora l'avvocato Alessandro Del Ninno, figlio di Giuseppe Del Ninno. Del Ninno padre ha tenuto a precisare che "ovviamente, questa collaborazione con lo studio in cui lavora mio figlio, ci ha permesso di avere trattamenti di favore". Non abbiamo alcun motivo di dubitarne, anche se pensiamo che rendere pubblico un risparmio virtuoso dovrebbe essere un onore e non un segreto coperto da privacy. Scopriamo con stupore un errore contabile - per difetto - di poche migliaia di euro nella relazione del Collegio dei Revisori che accompagna il "bilancino" 2005; Del Ninno ha voluto commentare con un ""che vuole che sia un errore di poche migliaia di euro su un bilancio complessivo di più di due milioni di euro?", vogliamo solo aggiungere che di errori così potrebbero essercene molti altri. E che dire del capitolo "affitto teatri"? 250 mila euro l'anno spesi per l'affitto del Parco della Musica dove il Comune ha quota di maggioranza. Roma ha finanziato per 500 mila euro l'anno con la certezza che almeno la metà rientravano dalla finestra: una partita di giro in barba al libero mercato e alla concorrenza. (Luca Ribustini) FONTE WWW.4ARTS.IT

Il credo dell'amicizia

Preghiera ricevuta dai Padri dell'Opera Don Guanella per l'87esimo di Mamma Pierina.
Credo in te amico,
finestra aperta del tuo essere.
Credo nel tuo sguardo
specchio della tua onestà.
 
Credo nelle tue lacrime
segno che condividi
gioie o tristezza.
 
Credo nella tua mano
sempre tesa per dare o ricevere.
 
Credo nel tuo abbraccio
accoglienza sincera del tuo cuore.
 
Credo nella tua parola
espressione di quel che ami e speri.
 
Credo in te, amico
così
semplicemente
nell'eloquenza del silenzio.
 
Elena Oshiro

giovedì 14 maggio 2009

BIOTESTAMENTO, DIRITTO IRREVOCABILE

BIOTESTAMENTO, DIRITTO IRREVOCABILE

 

Luigi Manconi

Se qualcuno ha mai pensato che le questioni dette "di vita e di morte" appartengano esclusivamente alla sfera dei diritti civili; e se, di conseguenza, ha ritenuto che riguardassero una dimensione della vita sociale meno significativa, e meno urgente, di quella connotata dal peso delle condizioni economiche e delle esistenze materiali, ha ricevuto una inequivocabile smentita. Nelle stesse settimane in cui uno dei rami del Parlamento approvava alcune norme in materia di immigrazione profondamente lesive dei diritti fondamentali della persona, la maggioranza di governo elaborava un disegno di legge sul testamento biologico che rappresenta il più aggressivo attacco al principio di autodeterminazione che mai sia stato tentato nella produzione legislativa del nostro Paese. E sono certo di non esagerare.
Tra quelle due iniziative esiste un nesso strettissimo che pochi sembrano aver colto. Mi spiego. Obiettivo comune dell'offensiva in corso è il controllo sul corpo dell'individuo. Ovvero: chi ha potestà su di esso? Si tratta di una questione cruciale. La personalità umana e l'identità individuale si fondano, innanzitutto, sulla vita fisica e sull'organismo biologico dell'individuo. E' dal corpo che si sviluppa l'intera attività umana ed è sullo stesso corpo, sulla sua fisicità, che si fondano le prerogative, le facoltà, le capacità e, in particolare, i diritti universali. Questi ultimi nascono tutti da un presupposto: dal fatto, cioè, che ciascun individuo è padrone di sé in quanto padrone in primo luogo della propria identità fisica.
Questa padronanza significa, innanzitutto, disponibilità del proprio corpo e, allo stesso tempo, tutela di esso in relazione alle diverse attività umane. Tra queste, la libertà di movimento costituisce diritto primario. Il corpo migrante, il corpo di chi esercita la libertà di movimento, è dunque sommamente meritevole di tutela e incondizionato titolare di diritti irrevocabili. Diritti che, esattamente in questi mesi, vengono sottoposti a pressioni intollerabili dall'attuale governo: fino a qualificare come fattispecie penale l'ingresso e il soggiorno irregolari e fino a disincentivare pesantemente il ricorso a cure mediche.
In questa invasione della sfera più sensibile dell'identità individuale da parte dello Stato e dei suoi apparati di controllo e repressione, si manifesta la medesima ideologia che ispira la volontà di imporre - anche a chi lo rifiuti anticipatamente, con dichiarazione certificata, autenticata e depositata - il sondino nasogastrico.

Perché questo prevede il disegno di legge della maggioranza: l'impossibilità di decidere, quando si è pienamente coscienti, che non si vuole essere sottoposti a nutrizione e idratazione forzate. Nasce da qui l'iniziativa delle associazioni "A Buon Diritto" e "Luca Coscioni" di elaborare una Carta di vita: un modulo per il testamento biologico per quanti decidano di dichiarare anticipatamente la propria volontà in merito ai trattamenti sanitari.
E' un testo ispirato solo ed esclusivamente a principi di responsabilità e di libertà, come previsto dalla Costituzione e dall'ordinamento, dal codice deontologico dei medici, dall'intera giurisprudenza e dalle convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese. Si tratta, come si è detto, di dichiarazioni anticipate di volontà che rischiano di non venire riconosciute dalla legislazione italiana o di essere stravolte fino a risultare contrarie al diritto fondamentale all'autodeterminazione del paziente.
Se ancora c'è una qualche possibilità di ottenere una buona legge, ciò dipende dai cittadini, che possono far sentire la propria voce e - responsabilmente e liberamente - sottoscrivere questo testamento biologico: il testo si trova nei siti abuondiritto.it e lucacoscioni.it ; e va inviato a: "A Buon Diritto", Via dei Laghi, 12, 00198 Roma Fax 06/8414268 - abuondiritto@abuondiritto.it oppure a "Luca Coscioni", Via di Torre Argentina, 76 00186, Roma Fax 06/68805396 - info@lucacoscioni.it. Provvederemo a fare arrivare le vostre dichiarazioni anticipate di volontà o le vostre adesioni all'iniziativa, manifestate anche solo con una firma o con un messaggio, ai presidenti di Camera e Senato. Come partecipazione a una campagna di libertà, come messaggio da inviare al legislatore, come segnale pubblico della volontà dei cittadini, come espressione di un diritto essenziale di cui si chiede il riconoscimento. Come atto politico.

Liberazione 05/03/2009