Giuseppe del Ninno, a.d. della Fondazione Ziino: "che vuole che sia un errore di poche migliaia di euro su un bilancio complessivo di più di due milioni di euro?"
Due milioni di euro l'anno. Questo è quanto ha percepito, almeno dal 2004 al 2007, La Fondazione O.Ziino Orchestra di Roma e del Lazio, nata nel 1999 dalla trasformazione dell'associazione culturale Orchestra Regionale del Lazio. Tanti soldi, pubblici, gestiti secondo le OO.SS, con poca trasparenza. Nei bilanci che abbiamo potuto vedere - meglio chiamarli "bilancini" - alcune voci sono accorpate in modo inconsueto. È lo stesso a.d. della Fondazione Giuseppe del Ninno ad ammettere: "il criterio discutibile e direi improprio di accorpamento delle voci in alcuni capitoli dei bilanci. Ritengo tuttavia che non vi sia la necessità di completare con dettagli maggiori". Con buona pace della trasparenza. Tre voci - "oneri finanziari", "interessi passivi" e "tasse" - raccolte in un unico capitolo che va dai 103 mila euro del 2004 per triplicare l'anno seguente con 289 mila euro. Cifre che per buona parte indicano interessi passivi contratti con le banche a seguito di scoperti resi necessari dal ritardo congenito nell'erogazione delle sovvenzioni, ma anche debiti pregressi che aveva accumulato la vecchia associazione poi trasformata in Fondazione. Un debito di 176 mila euro del 2004 sanato con una parte del "contributo istituzionale" da 515 mila euro erogato dal Comune. Del Ninno sostiene che i "bilancini" in nostro possesso non sono come quelli - completi di tutti i dettagli - che vengono consegnati agli organi di vigilanza. Se ciò è in parte vero per Ministero e Regione, dove richiedono solo una rendicontazione a fronte dell'attività finanziata e dunque una estrapolazione dal bilancio consuntivo generale, non lo è stato per l'amministrazione capitolina che negli anni ha elargito a questa Fondazione una media di 500 mila euro l'anno "senza richiedere", come sostiene Carla Sacco del Comune, "una rendicontazione finanziaria, ma solo di attività. La Fondazione Ziino ha diritto in quanto il comune di Roma è 'fondatore successivo' dell'Orchestra e questo consente di intervenire finanziariamente". Il Comune entra in società con il privato, portando denari pubblici, senza richiedere, proprio in virtù della compartecipazione, nessuna rendicontazione dei soldi spesi. Un meccanismo noto per il quale sarebbe opportuna una verifica puntuale da parte delle autorità competenti. Un altro capitolo interessante è quello relativo a "consulenze, spese legali e notarili, gestione amministrativa": 30 mila euro nel 2004, 86 mila nel 2005, 121 mila nel 2006 fino agli 86 mila solo nei primi sette mesi del 2007. Un crescendo rossiniano che Del Ninno giustifica con i costi legali esponenziali dovuti ai contenziosi con l'orchestra. Lo studio legale che ha difeso la Fondazione, è lo studio Tonucci dove lavora l'avvocato Alessandro Del Ninno, figlio di Giuseppe Del Ninno. Del Ninno padre ha tenuto a precisare che "ovviamente, questa collaborazione con lo studio in cui lavora mio figlio, ci ha permesso di avere trattamenti di favore". Non abbiamo alcun motivo di dubitarne, anche se pensiamo che rendere pubblico un risparmio virtuoso dovrebbe essere un onore e non un segreto coperto da privacy. Scopriamo con stupore un errore contabile - per difetto - di poche migliaia di euro nella relazione del Collegio dei Revisori che accompagna il "bilancino" 2005; Del Ninno ha voluto commentare con un ""che vuole che sia un errore di poche migliaia di euro su un bilancio complessivo di più di due milioni di euro?", vogliamo solo aggiungere che di errori così potrebbero essercene molti altri. E che dire del capitolo "affitto teatri"? 250 mila euro l'anno spesi per l'affitto del Parco della Musica dove il Comune ha quota di maggioranza. Roma ha finanziato per 500 mila euro l'anno con la certezza che almeno la metà rientravano dalla finestra: una partita di giro in barba al libero mercato e alla concorrenza. (Luca Ribustini) FONTE WWW.4ARTS.IT