Don Vitaliano Della Sala: «Io scommetto sulle lotte. Aiutiamole a mettersi in rete»
Intervista al sacerdote di Mercogliano
Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Mercogliano. Don Vitaliano Della Sala, compagno di strada da sempre, anche quest'anno ha preparato un presepe diverso per i suoi fedeli: «Un presepe deve parlare di oggi, non ripresentare una realtà di 2000 anni fa che non dice nulla. Per questo Gesù, Giuseppe e Maria li ho messi sul tetto della capanna, come gli operai, gli studenti e i precari in lotta e dietro ho messo una gru, come quella di Brescia e al posto dei lavoratori migranti ho messo i Re Magi. Questo presepe rappresenta la mia idea di giustizia e di democrazia».
Don Vitaliano è convinto che il Cristo in cui crede si debba sempre schierare dalla parte dei poveri, nel senso di tutti coloro a cui vengono negati i diritti fondamentali. Schierarsi nettamente e senza ambiguità. E' convinto che si debba prestare ascolto a quelle sacche di rivolta che sono il vero elemento vitale di questo Paese, sacche che spesso non trovano alcuna interlocuzione né politica né mediatica. «L'assenza in parlamento della sinistra radicale priva chi si sente antagonista a questo sistema di qualsiasi elemento di mediazione - afferma - Lo si è visto in piazza a Roma il 14 dicembre con gli studenti e lo si è visto con i fatti di Terzigno a ottobre, dove almeno c'erano esponenti istituzionali dei territori a far da tramite. Queste presenze le si vuole eliminare. Vale per il terreno della politica e nello stesso tempo per quello dell'informazione. Il fatto che vogliano eliminare, togliendo i finanziamenti, testate come Liberazione e il manifesto è emblematico. Voi parlate di cose che nei grandi giornali non si trovano. Se non ci foste stati voi chi avrebbe saputo degli immigrati sulla gru, chi avrebbe raccontato dei tanti tentativi che dal basso si fanno per tenere in piedi un minimo di democrazia?».
Don Vitaliano non è stupito delle ultime decisioni del governo e di come i pochi euro a disposizione - 50 milioni - vengano attribuiti una volta all'editoria e una volta al volontariato: «E' uno spaccato di come intendano la democrazia alcune importanti istituzioni. Attuano la guerra fra poveri, considerano pluralismo dell'informazione e volontariato come parole di cui riempirsi la bocca in alcune occasioni salvo poi metterli in competizione e rappresentandole come elementi superflui quando si tratta di fare i conti. C'è quasi da rimpiangere la vecchia Dc, in cui si rubava, si commettevano nefandezze ma almeno si aveva un respiro che di questi tempi è impensabile. Il fatto che vogliano chiudere la bocca a Liberazione coincide con la scarsa rilevanza che negli altri giornali viene data a certe lotte. Evidentemente si prova fastidio che una certa informazione esista. Giornali come il vostro li legge chi è già schierato, servono, nel senso buono del termine, a parlarci fra di noi. Questo è utile più di quanto si creda e apre contraddizioni perché mette in rete i conflitti. Servono anche a sentirci meno soli in un contesto che ci vorrebbe isolati. Io non sono portato alle teorie complottistiche ma se metto in fila quello che accade nei posti di lavoro, nei sindacati, nella scuola, nell'università, nella politica, nell'informazione mi viene da dare ragione a Travaglio, mi viene da pensare che il "Piano di rinascita democratica" di Licio Gelli lo si stia applicando in maniera ancora più incisiva di come era stato ideato».
E allora Liberazione, la stampa di opposizione reale diventa ancora più importante, porta alla luce quegli elementi di conflitto che ancora esistono e che mostrano, secondo Don Vitaliano, una vitalità in grado di salvaguardare una costituzione che viene quotidianamente svilita. «Bisogna guardare in queste sacche di resistenza - insiste il sacerdote - Secondo me solo da lì possono venire i cambiamenti di cui abbiamo tutti bisogno. Io non credo che nulla possa arrivare dall'alto, scommetto sulla base. E sia i giornali che i partiti della sinistra vera, invece che scimmiottare i grandi quotidiani (i primi) o pensare agli altri partiti (i secondi), devono guardare lì non per cercare di ampliare il bacino elettorale ma per trovare ispirazione. Dalle scuole, dalle università, dalle fabbriche e dalle lotte degli immigrati (sui quali questo Paese si arricchisce) si può imparare molto. Guai però ad operazioni puramente elettoralistiche, altrimenti si diventa uguali agli altri».
Vitaliano Della Sala è convinto che ci sia ancora spazio per una ipotesi di alternativa: «Mezzi di informazione come Liberazione possono aiutare ancora di più le persone a mettersi in rete. Penso ai pastori sardi picchiati l'altro giorno a Civitavecchia che sono dovuti ripartire dopo essere stati bastonati. Se la loro vertenza entrasse in contatto con altre realtà simili sparse nel Paese, se chi lotta contro le discariche a Terzigno trovasse interlocutori anche in Valcamonica, ognuno sarebbe meno solo. Magari saremmo andati in tanti ad accogliere i pastori sardi e li avremmo potuti sostenere. Forse è un sogno che coltivo ma credo che siano anche le nostre individuali resistenze a impedirci di realizzarlo. Oggi come oggi questa è la sola vera risposta che possiamo dare, dimostrare che le persone e le lotte fra loro si parlano e interagiscono, che si possono costruire alleanze di base che impongano attenzione sui nostri temi. In fondo quando vedo certi fatti che accadono confinati su un trafiletto nei grandi giornali e ripresi invece in prima pagina solo da alcuni come voi, mi convinco ancora di più che abbiamo ragione».
Stefano Galieni
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