giovedì 18 gennaio 2018

2018_01_17 Basta con le ipocrisie, Italia ripensaci

Missioni militari. : «Basta con le ipocrisie, Italia ripensaci»


Avvenire mercoledì 17 gennaio 2018
Il coordinatore nazionale di Pax Christi: i parlamentari votino contro la decisione del governo sull'intervento in Niger

Ho paura di una guerra nucleare, siamo al limite», ha detto papa Bergoglio partendo per l’America del Sud. Don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, fa proprio l’appello del pontefice, anche perché dal 1991 a oggi, «invece che diminuire, le guerre sono aumentate». 
Cos’è cambiato da allora?
La paura del Papa è anche la nostra. Lui fa la sua parte, noi dobbiamo fare la nostra e impegnarci con tutte le forze per mettere al bando le armi nucleari, presenti anche sul nostro territorio, per questo abbiamo lanciato insieme a tanti altri, la campagna 'Italia ripensaci!'. E per tornare all’Iraq: pare che verrà ridotto il numero dei militari in Iraq per mandarli in Libia e Niger. Da un’avventura all’altra. Credo sia una scelta folle e insensata. E riapriremo il Parlamento, appena sciolto, per un’altra guerra, sebbene mascherata dal solito lessico edulcorato: non si parla infatti di guerra ma di 'missione umanitaria', nascondendo altri interessi. Perciò vorrei fare un appello.

Quale?
Mi auguro che oggi i parlamentari votino contro questa decisione del governo. A fine legislatura sarebbe un bel segnale, che ci farebbe ben sperare per il futuro. Papa Francesco continua a ricordarci che siamo in una 'terza guerra mondiale a pezzi' e noi la alimentiamo in modo vergognoso e ipocrita. Perché, come disse Bergoglio a Redipuglia il 13 settembre 2014 «oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi, che sembra essere tanto importante».
C’è poi il fronte caldo dello Yemen e le iniziative che vedono Pax Christi insieme ad altri movimenti ed associazioni impegnati per suggerire un’alternativa alla produzione di bombe in Sardegna.
Abbiamo ascoltato la testimonianza di chi propone una riconversione della fabbrica durante la Marcia della Pace a Sotto il Monte, lo scorso 31 dicembre, e ancora oggi lavoriamo insieme per un impegno concreto e fattibile. Certo, i guadagni e gli interessi sono alti. Pochi giorni fa l’amministratore delegato dell’azienda Rwm, Fabio Sgarzi, ha rilasciato un’intervista nella quale arrivava ad accusare il Comitato per la riconversione di minacciare perfino la 'sicurezza pubblica' in merito ai trasporti di queste bombe. Dimenticando che l’unica cosa 'sicura' è che quelle bombe uccidono i civili in Yemen, come ha più volte documentato anche Avvenire.

Lo stabilimento Rwm si trova, oggettivamente, in una zona economicamente depressa e al momento senza alternative. Cosa chiedete a politica e sindacati?
Vorrei osare chiedere alla politica di interessarsi seriamente di questi temi, di pace e disarmo. E lo chiedo anche ai sindacati, spesso silenti. Lo chiedo alla società civile. Perché non tutto quel che è legale è lecito e morale. Come detto in altre occasioni, non voglio colpevolizzare i lavoratori della Rwm, che sono schiacciati in un ricatto morale. In una terra impoverita e sfruttata a loro viene offerta quest’unica possibilità: produrre bombe. Ma perché non aprire un tavolo di riflessione sulla riconversione? Con gli operai, con i titolari della Rwm, con la società civile, la Chiesa, i sindacati, il mondo politico? È in gioco la vita e il futuro, quello di civili bombardati e dei lavoratori costretti a sperare nei conflitti, pur di avere un salario.
Cento anni fa finiva la Prima guerra mondiale, 'inutile strage', la definì Benedetto XV. Cosa, specie in Italia, dobbiamo ancora imparare da quella lezione?
Non abbiamo imparato nulla! Penso all’invio dei militari in Niger, alle bombe contro i civili nello Yemen, alle bombe nucleari presenti a Ghedi e ad Aviano: tutto questo conferma come la guerra sia sempre più considerata un affare. Anche per questo le spese militari non vengono mai tagliate, anzi l’Italia spenderà circa 27 miliardi di euro in questo 2018: circa 2,6 milioni ogni ora. È una follia! Quante bugie e quanta retorica sulle armi e sulla guerra, che non viene più considerata una tragedia, ripudiata anche dalla Costituzione, ma una scelta possibile, se non addirittura giusta. La stessa cosa vale per i caccia da guerra F-35, assemblati a Cameri, in provincia di Novara. Il progetto militare più costoso della storia! Noi tutti, da Pax Christi a Rete Disarmo alle associazioni e movimenti ecclesiali, ricordiamo sempre che ogni aereo costa 130 milioni di euro. E poi mancano i soldi per la sanità, il lavoro, i giovani, le pensioni, la tutela del territorio. Ricordiamo anche le parole di papa Giovanni XXII nella 'Pacem in Terris': « Alienum est a ratione », vale a dire è pura follia.
eco dal messaggio di Don Sacco (Pax Christi)

venerdì 29 dicembre 2017

2017_12_27 Ci sono Papi e "papi" meditazione con le parole di don Renato

27 dicembre 2017, un post, post-Natale
Papi da usare
A rovinare il Natale almeno ci ha provato. 
Matteo Salvini, ormai lanciato nella campagna elettorale, per avere un po’ di visibilità, non ha esitato a criticare papa Francesco, proprio nel giorno di Natale. 
L’occasione era ghiotta.  
E così ci tocca leggere le parole di Salvini contro Papa Francesco, contro i suoi interventi natalizi in favore dell'accoglienza. 
Matteo (ndr non quello del Vangelo) gioca la carta dei ‘papi’: usa un Papa emerito (Benedetto) contro un altro Papa (Francesco). 
Un uso strumentale, finalizzato al proprio potere, per stimolare, anche a Natale, i peggiori sentimenti che si annidano in chi difende i valori cristiani, ma  sull’accoglienza, Ius soli, ecc... il Papa esagera!
Salvini cavalca e fomenta il malcontento nei confronti di Papa Francesco, che, a dire il vero, non fa altro che richiamarsi al Vangelo. 
Ma Salvini è furbo, e ‘usa’ tutto ciò che gli può far comodo, fossero anche due ‘papi’.
Si vede che ‘papi’ è una parola magica.
Si vede che i ‘papi’ fanno vincere, fanno crescere il consenso. 
Come non ricordare un altro politico, anche lui lombardo, Presidente del Consiglio e abbastanza chiacchierato proprio perchè alcune ragazze lo chiamavano ‘papi’. Nonostante critiche, processi e quant’altro è ancora lì che lotta per il potere. 
Come e con Salvini. 
Per il potere non si guarda in faccia a nessuno, nè ai profughi nè ai ‘papi’. Si usa tutto quello che serve! E, chissà, se dovesse servire, c’è da aspettarsi anche un nuovo... vangelo secondo Matteo Salvini.  L’importante è vincere.
ringrazio per il messaggio ricevuto
don Renato Sacco, coordinatore Nazionale di Pax Christi

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martedì 24 ottobre 2017

2017_10_24 Se costruiamo un pollaio per ogni gallina ... finiremo spennati?

Se costruiamo un pollaio diverso per ogni qualità di galline... costruiremo tanti recinti, tanti pollai, ma poi ci accorgeremo che ogni gallina è diversa dalle altre, e quindi faremo un pollaio per ogni gallina”. 

È un’immagine che usava spesso l’amico don Renzo Scapolo, morto qualche mese fa a Como, fondatore di Sprofondo e molto legato a Sarajevo, dove ha vissuto per diverso tempo durante la guerra. 
Credo sia un commento che ben si addice anche al referendum della scorsa domenica in Veneto e Lombardia. 
Non aggiungo commenti miei. 
Ma vi invito a leggere quanto uscirà su Mosaico di pace del mese di Novembre, a firma di Sergio Paronetto, di Verona, Presidente del Centro Studi di Pax Christi. “Un localismo nevrotico, divisivo, escludente. 
La consultazione referendaria del 22 ottobre... era inutile, dannosa, strumentale, propagandistica, centralistica, demagogica... Su iniziative simili prossime alla logica dei populismi tribali o delle patrie carnali, sul danno sociopolitico e sull’effetto boomerang di alcune esperienze, è bene risvegliare un'attiva vigilanza. Spesso le ossessioni identitarie cominciano col sorriso e finiscono con la ferocia delle armi o con un'ulteriore dipendenza”.

Concludo riportando due commenti che mi sono arrivati ieri via sms da persone amiche.

Il primo: “Ognuno per sé e degli altri chissenefrega. Ma non serve neanche discuterne. Anche quelli di 20 anni la pensano allo stesso modo. Medioevo.

E l’altro: “A differenza delle bestie abbiamo bisogno di recinti per vivere, incapaci di godere della libertà che il creato offre a ogni creatura vivente”.

d. Renato Sacco, Coordinatore nazionale di Pax Christi

lunedì 16 ottobre 2017

2017_10_14 Quando i ricordi svaniscono, convegno Alzheimer a Vigevano

Qualcuno forse avrà visto il film STILL ALICE, un film nel quale la protagonista che era medico e sapeva benissimo come si sarebbe sviluppata la malattia dell'Alzheimer pur di non soffrire nel momento dello sviluppo di questa patologia di un degrado assoluto della sua condizione di vita si prepara anche una scappatoia estrema quella di potersi suicidare qualora si rendesse conto delle condizioni in cui era ridotta Registra un video nel quale viene auto spiega come prendere le pastiglie mortali Ma quando sarà il momento nemmeno questa azione sarà più possibile eseguirla.
Al Centro Sociale Anziani di Via Sacchetti a Vigevano si è tenuto, sabato 14 ottobre 2017 ore 10:30-12:30 un convegno sul tema.
L'Alzheimer è la famiglia il mondo della demenza visto e raccontato dai familiari l'incontro si è svolto partendo dalla presentazione di un libro di Manuela Donghi intitolato visto con i tuoi occhi nel qual è la scrittrice racconta di un dramma personale vissuto con la malattia della madre successivamente ci sono stati alcuni interventi tecnici coordinati dal dottor Anton Maria mussini direttore sanitario della RSA de Rodolfi che hanno toccato termini più tecnici Peccato che il tempo più importante sia stato dedicato in parte alla pubblicità del libro con tanto di video pubblicato e in parte con gli interventi elettorali un rappresentante della Lega che è venuto a parlare del referendum per l'autonomia Lombarda anziché di politiche sanitarie.
Punto di riferimento per chi è coinvolto come paziente o familiare di paziente si segnala il Centro Neuropsicologico del Polo Geriatrico (dr.ssa Simona Mennuni) in collaborazione con Università di Pavia (Dr. Nicola Allegri) e la fondazione Mondino di Pavia oltre all'Associazione Famiglia Alzheimer.
Punto di riferimento per informazioni e contatti l'Aziende Servizi al sito www.asmv.it

Malattia di Alzheimer

Il sintomo precoce più frequente è la difficoltà nel ricordare eventi recenti. Con l'avanzare dell'età possiamo avere sintomi come: afasia, disorientamento, cambiamenti repentini di umore, depressione, incapacità di prendersi cura di sé, problemi nel comportamento. Ciò porta il soggetto inevitabilmente a isolarsi nei confronti della società e della famiglia. A poco a poco, le capacità mentali basilari vengono perse. Anche se la velocità di progressione può variare, l'aspettativa media di vita dopo la diagnosi è dai tre ai nove anni.

“È davvero tutto quello che posso fare, vivere il momento”, afferma un’intensa Julianne Moore da Oscar, che interpreta una donna che si ritrova a combattere contro una forma precoce di Alzheimer: l’adattamento cinematografico del 2014 del romanzo Perdersi della neuroscienziata Lisa Genova si intitola Still Alice.




domenica 8 ottobre 2017

2017_10_08 Echi di PNR (Paganini, non, ripete?)

#Nel Mondo Quanta Violenza c'è?


Anche YourAccademy crede in PNR. Un ringraziamento particolare a Fabio Scognamiglio e al suo team per il sostegno a quella che sta diventando una nuova iniziativa editoriale. Con il PNR39 dedicato alla Violenzavs. Regole, anche noi vogliamo contribuire allo splendido lavoro del CNAC - Centro Nazionale Anti Cyberbullismo - ospitandone un intervento. 

Quanta violenza c'è nel mondo attuale? La violenza intorno a noi è aumentata. O forse è una percezione errata. I numeri sono quelli di sempre, nella media. Piuttosto cambiano le situazioni. La nostra impressione è amplificata dai media, nella loro disperata ricerca di un’audience che ne giustifichi l’esistenza, e in molti casi, il narcisismo patetico dei suoi autori. E’ tuttavia indubbio che il rifiuto della violenza nel convivere ha finito per divaricarsi parecchio: 

- Da una parte il rifiuto della violenza in nome dell’utopia e del bene assoluto, dal consenso tra tutti, dal comune riconoscersi in una verità trascendente a titolo religioso od ideologico, 

- Dall’altra il rifiuto della violenza (privo di utopia) che della violenza contesta la legittimità costruendo un meccanismo duttile che la circoscriva e ne inibisca l'uso nelle dure relazioni della vita tra una miriade di esseri umani diversi e di materiali con tantissime caratteristiche. 

PNR ovviamente sceglie questa seconda strada ma il clima mediatico continua a percorrere la prima.

Ciò non  impedisce a PNR di avvertire che sotto il profilo emotivo i fatti quotidiani ci sono. Las Vegas, Barcellona, gli omicidi, gli stupri ignobili su donne e bambini, la rabbia contro il diverso, il senso fastidioso di scarsa sicurezza, e così via. Però è un grave errore cedere all’emotività e distorcere la realtà pensando che la violenza siamo noi, le istituzioni che abbiamo costruito per proteggere la nostra convivenza, la burocrazia, il fisco, la scuola con le sue interrogazioni e quelle lezioni frontali in cui riversa nozioni sui bambini , le stesse regole del vivere comune.

Il modello dello zoon politikon rinascimentale, cioè dell’uomo (non ancora cittadino) votato alla polis e alla società non trova riscontro nella realtà delle cose. Homo Homini Lupus è la più pragmatica comprensione della realtà. Per Hobbesla competizione per la sopravvivenza è causa di violenza. Dunque non va cercata la colpa della violenza che èsemplicemente un dato di fatto della realtà. E’ il Leviatano, cioè lo Stato, inteso per la prima volta nella storia come comunità di cittadini, che si da la regola di essere il solo a poter esercitare la violenzaE come lo fa? Attraverso le leggi e la penaChe all’opposto di quello che sostiene chi si oppone alla violenza in nome dell’utopia, non manifestano violenza ma regole da rispettare per costruire di continuo un sistema che circoscriva la violenza togliendole arbitrarietà. Lo Stato, in quanto Sovrano, ha questa facoltà. 


Per Benjamin, “solo lo Stato ha un suo diritto all'uso della violenza”. Ogni ordinamento giuridico si fonda sul rapporto più elementare tra fini e mezzi. Nel tempo i fini si allontanano sempre più dalla violenza e lo stesso fanno i mezzi, i quali però tendono a ricordare che la vita sociale non è mai un bene e richiede almeno il rispetto delle regole scelte, una sorta di proiezione della durezza dei vincoli naturali. Sembra un assunto semplice che facilita qualsiasi analisi critica. La questione dunque  si sposta sui fini, giusti o sbagliati.

Ma rispetto all’epoca di Hobbes, il vorticoso confliggere tra le idee e le iniziative dei cittadini ha mostrato che la scelta dei fini non è un mero problema morale né è bene riconoscerla direttamente allo Stato. Occorre riservarla alle scelte che i cittadini fanno votando, che sono sempre provvisorie e revocabili in base ai risultati, e che l’esperienza ha mostrato essere molto efficaci per migliorare le condizioni del convivere. Scegliere i fini attraverso il darsi regole di convivenza, ha sfoltito enormemente il livello, l’estensione e l’arbitrarietà dell’uso della violenza nell’ambito di una società civileMa anche così non dobbiamo cancellare la memoria della durezza dei rapporti di fondo del vivere. Che richiedono appunto conoscere di più, lavorare tanto e non consumare irresponsabilmente ciò che abbiamo ottenuto con il lavoro, adeguare le regole per normare la composizione del disaccordo.

Il 2 Ottobre abbiamo celebrato Gandhi che della non violenza fece una forma di disobbedienza. Eppure anche la non violenza di Gandhi fuori del contesto resta anch’essa di fatto, una violenza. Il punto è quello di valorizzare il disaccordo, il conflitto democratico tra i diversi punti di vista.

Questo PNR39 che abbiamo voluto dedicare alla violenza raccoglie le rapide ma profonde riflessioni di G. Brenelli, R. Morelli, C. Bistolfi, S. Ferrara, B. FianiPocah, R. Ruggiero, M. Serra, P. Tatafiore, L. Vaccarella.