La piantassimo con gli psicodrammi collettivi? (27 luglio 2019)
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Scopro ora che i presunti assassini del carabiniere a Roma - forse - sono due turisti USA. Ma quel che scrivo l'avrei scritto anche se fossero stati due nordafricani o due italiani.
Dovremmo piantarla una volta per tutte con le ventate di isteria collettiva che passano come una tempesta e poi lasciano tutto come prima. Intanto facendo danni di ogni tipo. Ci comportiamo come un popolo di psicolabili (giornalisti e politici in prima linea, popolo della rete e non solo a seguire e inseguire).
Il ministro dell'interno come al solito è l'"isterico in chief": non solo usa espressioni che un uomo di governo e di parlamento non si deve permettere di usare - mai: in nessun caso, nei confronti di nessuno - ("bastardi", ha detto), ma poi evoca "i lavori forzati", come se fossimo nella Guyana Francese di un secolo fa, come in un remake di "Papillon". Per i meno informati: nell'ordinamento italiano, come in nessun ordinamento civile, esistono "i lavori forzati", ovviamente. Ora se lo dice un bischero al bar, pazienza: ma il ministro dell'interno. Schifo.
E infatti schifo anche per le "volanti della polizia che vanno sotto il comando dell'Arma dei carabinieri a sirene spiegate per solidarietà": ma stiamo scherzando? E tutti a riportare la cosa con compiacimento (certo: almeno per una volta non si fanno concorrenza!). Chiaro che siamo un paese che ha perso la trebisonda. Come si permettono? Come anche solo lo pensano, non dico lo fanno, applauditi.
E poi i media, i telegiornali, i radiogiornali: ogni ora, ogni mezz'ora, seguendo ogni attimo della sacrosanta indagine. E poi, per dire, anche persone ben intenzionate: Boldrini definisce l'assassinio "intollerabile". Ma che vuol dire in casi come questi "intollerabile"? Sarà drammatico, triste, tragico, avvilente (lo è), ma che segnale si lancia dicendo "che non può essere tollerato"? Perché da un lato è ovvio - nessuno al mondo pensa di "tollerare" un assassinio, dall'altro è altrettanto ovvio che i crimini vengono commessi e vanno combattuti, repressi, puniti: ma ti tocca subirli, non ci puoi far nulla...
Ci sarebbe un risvolto positivo: tanta reazione deriva dal fatto che vicende del genere, da noi (non altrove: a Chicago si ammazzano più persone, in un anno, che in tutta Italia) sono rarissime. Ed è giusto indignarsi. Ma no allo psicodramma collettivo, evidentissimamente drogato a fini politici (a partire dal ministro provocatore. e tutti dietro a mostrare di fare la faccia feroce). E' così che si alterano le percezioni fasulle e si accredita l'idea di un paese in mano ai criminali (naturalmente extracomunitari, e certo: anche svizzeri e americani lo sono, ma chiaramente non è a questo che si allude): il che è al 100% falso.
Qualcuno deve pur dirlo: per tragico che sia, polizia e carabinieri che ci difendono (e gli ne siamo grati e meritano ogni giusto riconoscimento), vittime non possono non subirne. Sì, fa parte del loro lavoro. E' sempre stato e sempre sarà così dovunque nel mondo. E queste vittime si rispettano di più se le si piangono con compostezza, mentre si perseguono gli assassini con fredda e lucida determinazione. Non lasciandosi andare ad ondate di isteria generale che non possono generare nulla di buono e di utile (solo voti per qualcuno che ci specula). Basta, basta, basta. Ogni tanto potremmo provare ad esser seri.