lunedì 10 gennaio 2011

Alfonso Antoniozzi e la sua critica al mondo della lirica italiana

Cari CANTANTI ma non sarà mica colpa vostra??
Non è forse vero che un'opera senza scene si può fare ma senza cantanti no!!
Allora perchè le signore che hanno fatto le Walchirie alla Scala non si sono rifiutate di andare in giro per una scena buia piena di "cassette di frutta" con vestiti enormi con il rischio di rompersi una gamba? Quanto hanno preso 5.000 Euro ?? Ma il regista ne ha presi 500.000???

E il sig.Baremboim boim boim boim difendeva la cultura o il suo stipendio leggendo l'articolo della Costituzione??

Allora mandateli al loro paese, compresi quelli che per un Mosè fanno spendere 2.500.000 Euro!! E poi ho amici che hanno già sostenuto ruoli come Rodolfo, Alfredo, Almaviva con ottimi risultati che sono costretti a vendere le cialde per la macchinette del caffè per tirare a campare.
BASTA CON IL BINOMIO CULTURA = TEATRO ALLA SCALA!!
O tutte le altre enormi caverne cavernose nelle quali spariscono miliardi. Io sottoscritto, da oltre sei anni sto mettendoci del mio per potere fare "cultura". Ho riportato Cavalleria Rusticana nella mia città dopo 49anni che mancava. Ho portato al cinema l'opera da tre stagioni a gente che non l'aveva mai sentita prima. Ho fatto conoscere le Tre Chanson di Don Chisciotte di Ravel a chi mai ne avrebbe appreso l'esistenza. E non ho speso MILIARDI!
Questo secondo me è fare cultura, nessuno del mio pubblico andrebbe mai alla Scala più di una volta nella vita ma al cinema a vedere le opere in diretta ce li porto una volta al mese e si sono digeriti anche la Salome senza sottotitoli uscendone soddisfatti, dopo la preparazione adeguata all'ascolto.
Altro che GRANDI ENTI LIRICI. Tagliateli tutti i fondi a loro e dateli alle piccole realtà in mondo che anche in provincia si sappia che La donna è mobile non è lo spot di Pizza ristorante!!!
La Walchiria alla Scala con un palcoscenico DESERTO ma con solo quei cantanti sarebbe stata favolosa.
Amici opponetevi alla spreco, senza di voi non riusciranno a fare un c....volo!! Anche Giuseppe in Traviata serve!!
Opponetevi tutti allo spreco e viva il M°Antoniozzi e Viva sempre la MUSICA! http://www.concertodautunno.it

Segue la dichiarazione del M°Antoniozzi, pubblicata da Partito culturale il giorno domenica 9 gennaio 2011 alle ore 10.23
Diciamoci la verità, parliamo per una volta francamente anche a costo di beccarsi una bella querela e finire in tribunale.
Ci hanno preso, spolpato fino all'osso, si son mangiati il mangiabile e adesso abbandonano la carcassa. In prosa come in lirica.
Sono arrivati, si sono impossessati dei teatri, con la scusa del sostegno all'arte e alla cultura hanno messo i loro uomini (quasi sempre gente che col teatro non aveva nulla a che fare) alla testa delle programmazioni e delle assunzioni, hanno assunto chiunque volessero, hanno messo i loro protetti dietro un tavolo d'ufficio, i loro servi ai posti di combattimento, i loro portaborse alle direzioni artistiche.
Hanno svilito le professionalità presenti in teatro derogando la costruzione di scene e costumi a società terze, presumibilmente mangiandosi una fetta degli appalti (non ho le prove, ma non mi servono. Come diceva Pasolini: io sono un intellettuale, non un magistrato, non sta a me cercarle. Le cose le so perchè ho gli occhi che vedono e il cervello che tira le somme).
Hanno ridotto le sarte teatrali italiane a mere attaccatrici di bottoni e riparatrici di orli, i nostri macchinisti e scenotecnici a meri rifinitori di imperfezioni e schiacciolatori di cantinelle, facendo prosperare scenotecniche e sartorie esterne.
Hanno permesso a registi e scenografi e costumisti di usare i loro scenotecnici e sarti di fiducia, in alcuni casi fottendosene allegramente del fatto che alcuni di questi registi e scenografi e costumisti erano in partecipazione societaria con le società scelte.
Hanno commissionato scene e costumi a celebri artisti italiani (Pomodoro, Guttuso, De Chirico...) per poi esporli una volta e lasciarli marcire nei magazzini o dandogli fuoco per far spazio a nuovi stoccaggi.
Hanno strapagato, sì, strapagato cantanti lirici. Cinquanta milioni a sera per una Turandot che arrivava alla generale. Trenta milioni a sera per un Calaf che non portava a termine l'opera. Cinque milioni a sera per dire una frasetta. Io c'ero. Lo so.
Hanno permesso ad alcuni agenti senza scrupoli di fare il bello e il cattivo tempo, probabilmente anche in questo caso per personali tornaconti economici, se non per mera cecità e incapacità gestionale. In entrambi i casi, nessuna scusante.
Hanno assunto otto portieri per teatri in cui ne bastavano due. Dieci addetti stampa quando ne bastavano tre. Venti ragionieri quando ne bastavano cinque.
Hanno chinato il capo di fronte ad assurde richieste sindacali: decenni di indennità di trasferta per teatri senza sede perché in restauro trentennale, quando il teatro di ripiego era a cinquecento metri dalla sede naturale.
Hanno firmato il via libera ad allestimenti miliardari che non potevano in nessun modo essere ammortizzati. Sì, miliardari. Io c'ero. Lo so. Hanno coprodotto spettacoli inamovibili che in nessun modo avrebbero potuto esser portati in un altro teatro perché non si è tenuto conto delle specifiche tecniche.
Ci hanno saccheggiati, spolpati, ridotti all'osso. E adesso ci dicono "arrangiatevi".
La nostra colpa? Quella di aver taciuto. La nostra vergogna? Quella di aver, nei limiti del possibile, mangiato anche noi (ma se non altro noi stavamo facendo il nostro mestiere e obbedivamo alle leggi del mercato vigente). La nostra discolpa? Quella di esser stati sempre dei cani sciolti, che se avessero parlato sarebbero stati allontanati con una pedata, perdendo il lavoro. Chi ci ha provato, come me e altri come me, lo sa. Ancora ricordo la risposta : "Voi avete ragione, ma tenete conto che se insistete su questo punto non metterete mai più piede in questo teatro".
E anche adesso, non mollano. Vogliono anche il midollo. Non se ne vanno.
E noi, noi artisti, noi tecnici, noi registi, noi macchinisti, noi artisti del coro, noi elettricisti, noi sarte, noi professori d'orchestra siamo costretti a cercarci lavoro altrove o ad inventarcene un altro perché non solo non ci finanziano, ma non si inventano uno straccio di soluzione politica, una legge che ci consenta di far bene e senza sprechi il nostro mestiere.
Non se ne vanno. Piuttosto chiudono i teatri. Piuttosto li lasciano marcire. Ma non se ne vanno. Non se ne andranno mai.
E ancora adesso, abbiamo paura di parlare e di far fronte comune. Comune. Insieme a tutti quelli che lavorano in teatro e che di teatro sono appassionati.
Continuiamo pure ad aver paura. Presto, non ci sarà più nessuna ragione di preoccuparsi di perdere il lavoro: ci avranno costretti da tempo a trovarcene un altro.
Facciamo casino, ragazzi, tutti insieme. Riprendiamoci i nostri teatri, riprendiamoci il nostro mestiere, riprendiamoci la nostra vita.
ALFONSO ANTONIOZZI

2 commenti:

  1. Purtroppo è vero...che tristezza!

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  2. caro alfonso parole sante! perchè non ti fanno direttore artistico unico dei teatri italiani??!!!

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