Come nascondere o scoprire il numero di telefono fisso
*68# attiva il servizio di nascondere il numero chiamante
#67# disattiva il servizio di nascondere il numero chiamante
*67* numero di telefono # nasconde il numero chiamante solo per la telefonata in corso (ricordarsi il # alla fine della digitazione del numero da chiamare)
Condivido queste info perchè ho dovuto chiederle al 155 così possono servire a tutti.
martedì 29 aprile 2014
domenica 6 aprile 2014
A proposito di buoni propositi si parla di evasione plurimilionaria per una cantante italiana quasi 60enne
Ed una utente - Marika - così commente Domenica, 6 Aprile 2014, 12:14 Am
Mapporcamiseria , non mi capacito del fatto che ci sia qualcuno che scusi questi comportamenti!
Se io, cittadino comune e con lavoro, mi azzardo a non pagare 100 euro di tasse su quella miseria di stipendio che prendo e LAVORANDO sul serio, mi fanno da matti e mi rovinano.
Questi ( sono vaga perché c’è ne sono parecchi di “artisti” o “sportivi” o quella gentaglia che riempie la televisione)
- prendono una valanga di soldi e si lamentano in continuo delle tasse che devono pagare,
- sono i primi ad evadere
- e sono sempre i primi a lamentarsi dei vari problemi che ci sono nel nostro povero ma meraviglioso paese…
ma cacchio è anche colpa loro questo.
Tolgono una vera montagna di soldi che si potrebbero usare per sistemare infrastrutture ospedaliere fatiscenti o strade malconce o scuole pubbliche (che per fortuna ancora esistono) non adeguate al mondo di oggi.
Sono dei ladri verso ognuno di noi che invece ad evadere non ci pensiamo o comunque come nel mio caso è impossibile farlo.
Datemi pure della comunista ma io credo che se ognuno di noi facesse il proprio dovere e pagasse secondo le sue possibilità staremmo molto meglio.
Gli evasori, i grandi evasori non si devono preoccupare tanto se li beccano gli danno due schiaffo ti sulla mano, gli concedono di pagare un somma ridicola rispetto quella dovuta e tutto a posto, con le scuse da parte di tutti per avergli fatto fare una brutta figura a livello nazionale… Ma scherziamo!!!
Purtroppo no, è assurdo, gente che non riesce o proprio non può pagare 500 euro invece alla fine si trova a doverne pagare 5000 se va’ bene e ad avere tutti contro pronti con i vari moralismi ipocriti!
Scusate, ma queste cose mi fanno imbestialire… poveri ricconi che devono pagare le tasse come tutti quanti! Non è proprio giusto che un operaio che guadagna tot euro ne vede un terzo evaporare e una persona che ne guadagna 10 volte tanto debba dare sempre la stessa proporzione…
Ma chi è che sente di meno la differenza, il primo, che ne ha ben pochi, o il secondo che comunque ha sempre un bel gruzzolo?
Fate voi ma poi non piangete che lo stato, le regioni e tutto l’apparato statale non possa sistemare ciò che necessita. (tratto da ...)
mercoledì 2 aprile 2014
PASSIO 2014 Novara In piazza Duomo la reliquia di Cannobio accolta dal Vescovo
PASSIO, INIZIO COL MIRACOLO
In piazza Duomo la reliquia di Cannobio accolta dal Vescovo
Davanti al Duomo, con la reliquia del miracolo di Cannobio. Un evento di pietà popolare segna l’inizio ufficiale di Passio 2014, quella pietà popolare che papa Francesco definisce, nella sua Evangelii gaudium, «autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio». L’appuntamento è mercoledì 5 marzo – giorno d’inizio della Quaresima – a Novara in piazza della Repubblica, dove alle 17 avviene lo svelamento della grande immagine allestita sul fianco del Duomo. Le parole del vescovo mons. Franco Giulio Brambilla e di don Silvio Barbaglia – presidente del comitato ideatore di Passio – creano un clima di attesa, mentre l’attrice Lucilla Giagnoni legge testi tratti dall’Evangelii gaudium. Giunge quindi in piazza una delegazione di fedeli di Cannobio – con il rettore del Santuario don Bruno Medina, il parroco della Collegiata di San Vittore don Luigi Dresti e il sindaco Gian Domenico Albertella –, recando una teca con la reliquia del miracolo che, nel 1522, vide gocce di sangue e una piccola costola di carne umana materializzarsi da una pergamena raffigurante l’immagine della Pietà. La reliquia, accolta dal Vescovo, viene introdotta in un’arca d’argento settecentesca – usata fino al 1953 per la processione del Corpo di Cristo del Venerdì Santo – e viene quindi solennemente condotta in Duomo, dove ha inizio la liturgia delle Ceneri. La reliquia resta custodita in Duomo e offerta alla venerazione dei fedeli per l’intero tempo di Quaresima.
Per ulteriori informazioni:
PASSIO 2014 Novara Inizia in Battistero la lettura del Cantico dei Cantici
«MI BACI CON I BACI DELLA SUA BOCCA»
Inizia in Battistero la lettura del Cantico dei Cantici
L’elenco dei sette incontri in Battistero è disponibile alla pagina http://www.passionovara.it/mi- baci-con-i-baci-della-sua- bocca/.
Inizia in Battistero la lettura del Cantico dei Cantici
Nel cuore della Bibbia, un canto d’amore e di eros. La poesia del Cantico dei Cantici risuona nel Battistero del Duomo di Novara, che vede svolgersi domenica 9 marzo, alle 21, il primo di sette incontri in cui l’attrice e autrice teatrale Lucilla Giagnoni e il biblista don Silvio Barbaglia interpretano e commentano l’antico testo sacro dedicato a Salomone. «Il percorso – spiega don Barbaglia – è ritmato dal susseguirsi degli abbracci in cui culmina l’incessante ricercarsi dell’amato e dell’amata, protagonisti del poema. Il pubblico del Battistero è condotto a esplorare un complesso mondo di emozioni, che coinvolgono l’intera gamma delle percezioni sensoriali, tipiche dell’esperienza amorosa. Vista e udito, grazie a giochi di luci e alle tele del “Cantico dei Cantici” del pittore Marc Chagall e alla musiche originali di Paolo Pizzimenti. Senza dimenticare – fatto inedito – l’olfatto, grazie a effluvi aromatici di incenso, per creare l’atmosfera di sogno che permea il Cantico».
L’elenco dei sette incontri in Battistero è disponibile alla pagina http://www.passionovara.it/mi-
PASSIO 2014 Luigi Ciotti a Novara per il primo Quaresimale della Cattedrale
IL BACIO DI GIUDA: LE RELAZIONI TRADITE
Luigi Ciotti a Novara per il primo Quaresimale della Cattedrale
«In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Le parole pronunciate da Gesù nell’ultima cena – interpretate dall’attrice Maria Rosa Franchini – risuonano nel Duomo di Novara venerdì 14 marzo, alle 20.45, nell’incontro intitolato “Il bacio di Giuda: le relazioni tradite”. Il commento è affidato a Luigi Ciotti, il sacerdote torinese fondatore del Gruppo Abele e di Libera – Associazione, nomi e numeri contro le mafie –, per mostrare come anche oggi Giuda sia pronto a tradire la fratellanza tra gli uomini per consegnare l’innocente alla violenza, all’indifferenza e all’emarginazione. L’incontro – trasmesso in diretta streaming a 15 sale parrocchiali – è presieduto dal vescovo Franco Giulio Brambilla come il primo di quattro “Quaresimali della Cattedrale”, appuntamenti di formazione e catechesi offerti idealmente all’intero territorio diocesano nell'ambito di Passio 2014, e che vedranno protagonisti il 21 e 28 marzo e il 4 aprile Anna Maria Canopi, il cardinale Gianfranco Ravasi ed Enzo Bianchi. Una catechesi che venerdì oltre alla parola vede protagoniste l’arte e la musica, con gli affreschi della vita di Cristo di Gaudenzio Ferrari, esposti in Duomo e valorizzati da un’apposita illuminazione, e con i commenti musicali di Elisa Marchetti al clarinetto e al clarinetto basso.
Tutte le informazioni sulle catechesi e sull’intero progetto, sono on-line su passionovara.it.
DON LUIGI CIOTTI
Nato a Pieve di Cadore nel 1945, si forma a Torino dove opera dal 1972 come sacerdote impegnato nell’intervento a favore di realtà di degrado sociale, a contatto con le domande e i bisogni più profondi della gente.
Nel 1965 fonda il Gruppo Abele, un’associazione impegnata nella promozione della giustizia sociale, in vicinanza a chi è in difficoltà, per rimuovere ciò che crea emarginazione, disuguaglianza, smarrimento. Il Gruppo Abele è articolato in circa quaranta attività. Fra queste, servizi a bassa soglia, comunità per problemi di dipendenza, spazi di ascolto e orientamento, progetti di aiuto alle vittime di reato e ai migranti e alcuni percorsi di mediazione dei conflitti. E ancora un centro studi e ricerche, una biblioteca, un archivio storico, una libreria, tre riviste, una casa editrice e percorsi educativi rivolti a giovani, operatori e famiglie. Il Gruppo anima progetti di cooperazione allo sviluppo in Africa e in Messico e a Torino un consorzio di cooperative sociali che dà lavoro a persone con storie difficili alle spalle.
Nel 1995 fonda “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera.
PASSIO 2014 IN BATTISTERO, SOGNANDO “A ORECCHI APERTI”
IN BATTISTERO, SOGNANDO “A ORECCHI APERTI”
Giagnoni e Barbaglia nel secondo episodio del Cantico dei Cantici
«Il canto ultimo dedicato a Salomone». La voce di Lucilla Giagnoni scandisce i versi del Cantico dei Cantici, nel secondo incontro dedicato, domenica 16 marzo, nel Battistero del Duomo di Novara, alla lettura del sacro poema d’amore. Le luci soffuse e cangianti, riflesse dall’antica volta dell’edificio paleocristiano, ricreano «la dimensione del sogno che – spiega don Silvio Barbaglia – nella Bibbia è il luogo priviegiato della rivelazione di Dio». Ed è un sognare “a orecchi aperti” quello del Cantico, in cui la visione è rivelata dalla parola, che unita alla musica si fa ancora più intensa nella forma del canto. Ma oltre all’udito trionfano i sensi di gusto e olfatto, che prelundono alla fusione dei corpi, mossi dall’attrazione amorosa. «Sì, le tue effusioni d’amore scaturite dal vino sono le più inebrianti» canta l’amata, in una traduzione – offerta dallo stesso Barbaglia –, che attinge alle intime consonanze del testo con la Scrittura e con la tradizione rabbinica. Il vino infatti è qui bevanda inebriante, ma anche rimando alla tribù di Giuda, cui appartiene il Messia, che il patriarca Giacobbe benedice dal letto di morte come colui che «lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte». E così la fiala odorosa che l’amata custodisce tra i seni contiene quell’olio di mirra con cui si ungono i re e i sacerdoti, consacrandoli a Dio. Riferimenti che conducono il lettore al re più grande che Israele ricordi, Salomone, il figlio di Davide. A lui il Targum – antico testo rabbinico – attribuisce il Cantico, come l’ultimo tramandato delle Scritture, in attesa di quello che canteranno i redenti, nel riscatto dall’esilio che compirà le speranze messianiche. Il canto che in esso risuona non è voce umana, ma quella della Sapienza, dimensione femminile di Dio che cerca l’amato sovrano: «L’ho stretto forte e non lo lascerò, finché non l’abbia condotto nella casa di mia madre». Un abbraccio che è l’arrivederci al prossimo incontro del percorso, domenica 23 marzo alle ore 21, nel Battistero del Duomo di Novara.
Foto disponibili alla pagina http://www.passionovara.it/ calendario/2014/03/16/l-ho- stretto-forte-e-non-lo- lascero-ct-3-4/
PASSIO 2014 GESÙ ALL’ULTIMA CENA
GESÙ ALL’ULTIMA CENA:
IL DILEMMA DEL POTERE TRA CHI STA A TAVOLA E CHI SERVE
Anna Maria Cànopi a Novara per il secondo Quaresimale della Cattedrale
«Io sto in mezzo a voi come colui che serve». Le parole che Gesù rivolge ai discepoli e il gesto emblematico della lavanda dei piedi saranno nel Duomo di Novara, venerdì 21 marzo alle ore 20.45, il tema del secondo Quaresimale della Cattedrale, intitolato “Gesù all’Ultima Cena: il dilemma del potere tra chi sta a tavola e chi serve”. Protagonista dell’incontro sarà madre Anna Maria Cànopi, abbadessa del monastero “Mater Ecclesiae” dell’Isola di San Giulio ad Orta, in una delle sue rarissime uscite dal chiostro.
L’incontro, presieduto dal vescovo Franco Giulio Brambilla, è un appuntamento di formazione e catechesi rivolto all’intero territorio diocesano. Sarà per questo trasmesso in streaming live a 15 sale parrocchiali, raggiungendo anche il pubblico non novarese, che ha già apprezzato la possibilità di vedere in diretta, il 14 marzo scorso, l’intervento in Duomo di don Luigi Ciotti.
I successivi appuntamenti del percorso vedranno la presenza in Duomo del cardinale Gianfranco Ravasi (28 marzo) e di Enzo Bianchi (4 aprile), e di attori e artisti, impegnati nella lettura dei testi e nell’esecuzione di intermezzi musicali.
Il compito sarà affidato, questo venerdì, alla voce di Andrea Piazza – attore e autore teatrale – e alla viola di Riccardo Brumat. Il commento visivo sarà invece offerto dagli affreschi della vita di Cristo di Gaudenzio Ferrari, esposti in Duomo, con la scena della Lavanda dei piedi evidenziata da una apposita illuminazione.
Tutte le informazioni sulle catechesi e sull’intero progetto, sono on-line su passionovara.it
Anna Maria Cànopi (Pecorara, 24 aprile 1931) è una monaca benedettina, abbadessa e fondatrice nel 1973 del Monastero “Mater Ecclesiae” nell’Isola di San Giulio, sul lago d’Orta. Scrittrice e cultrice della letteratura dei Padri della Chiesa, ha collaborato all’edizione della Bibbia della Cei, al Catechismo della Chiesa Cattolica e alle edizioni dei nuovi messali e lezionari. Ha preparato il testo della Via Crucis di Giovanni Paolo II al Colosseo nel 1993. Nel 1995 è intervenuta al Congresso della Chiesa italiana di Palermo, rappresentando il monachesimo italiano come espressione del Vangelo della carità incarnato nella vita contemplativa. Nello stesso anno ha dato la sua testimonianza di monaca benedettina al Convegno dei giovani europei tenutosi a Loreto.
PASSIO 2014 NELLA VITA E NELLA MALATTIA, LA LUCE DI UN SORRISO
NELLA VITA E NELLA MALATTIA, LA LUCE DI UN SORRISO
Jankovic e Aceti: ascolto e parola sono le migliori medicine
«Un giorno senza sorriso? È un giorno perso!». È un pensiero preso a prestito da Charlie Chaplin quello che Momcilo Jankovic – medico specialista di leucemia infantile – rivolge alla platea dell’auditorium “Cantelli” di Novara, mercoledì 19 marzo, nell’incontro “Un sorriso per crescere” proposto nell’ambito di “Passio 2014”. «Un bambino malato ha infatti bisogno di speranza – spiega il dottore –, che si costruisce con un dialogo autentico e sereno, fatto di ascolto, condivisione di emozioni e accoglimento del dolore. Così il paziente e il medico trovano insieme, giorno per giorno, le energie per lottare appassionatamente per la vita». Una vita che «è sempre dura – gli fa eco il pedagogista Ezio Aceti, protagonista con lui della serata – ma è anche felice! Per scoprirlo occorre imparare il coraggio e la fatica di rialzarsi dopo le cadute, pronti a ricominciare». Un coraggio che i bambini devono imparare dai loro genitori. «Ma come insegnare ai nostri figli a gestire le emozioni – chiede Maria Mattioli, pedagogista e moderatrice dell’incontro –, senza arrendersi ai fallimenti?». «La chiave sta – risponde Aceti – nel costruire relazioni profonde, fatte di ascolto e di parole vere, che diano senso agli accadimenti della vita. Così l’uomo e la donna imparano a vivere le emozioni, con intensità ma senza lasciarsi dominare». Dare un nome ai sentimenti, quindi, per poterli condividere, specialmente quando la vita è a rischio, perché – commenta Jankovic – «il dolore può essere combattuto con la morfina, ma la paura no». È il volto di una medicina che mette al centro l’uomo, e così riesce a ottenere la guarigione di oltre il 70% dei piccoli pazienti. «E io sono uno di quelli! – si leva una voce dalla sala –. Forse non si ricorda di me…, sono Adolfo!», e un giovane uomo corre sul palco ad abbracciare commosso il medico che lo ha guarito, quando era bambino. «Questo accade – conclude il vescovo Franco Giulio Brambilla – quando impariamo a curare non la malattia, ma il malato, per correre insieme con lui la sfida della vita».
Foto disponibili alla pagina http://www.passionovara.it/ calendario/2014/03/19/un- sorriso-per-crescere/
PASSIO 2014 IL CANTICO DEI CANTICI, SCRIGNO DI SUGGESTIONI BIBLICHE
IL CANTICO DEI CANTICI, SCRIGNO DI SUGGESTIONI BIBLICHE
Giagnoni e Barbaglia nel terzo episodio del Cantico dei Cantici
«Questi quadri nel mio pensiero non rappresentano il sogno di un solo popolo, ma quello dell’umanità», scrive Marc Chagall donando al Museo nazionale del messaggio biblico di Nizza le sue tele. E tre di esse, dedicate al Cantico dei cantici, sono riprodotte ed esposte al pubblico, riunito nel Battistero del Duomo di Novara domenica 23 marzo per il terzo incontro del percorso dedicato alla lettura e al commento dell’antico testo biblico. «Le forme e i colori trasmettono l’atmosfera di sogno che permea il Cantico – spiega il biblista don Silvio Barbaglia –. Si vedono le immagini dell’amata e dell’amato, i profili di Vitebsk e Saint Paul de Vence, città natale e di adozione di Chagall, e di Gerusalemme. E variopinte figure di oggetti e di animali, densi di valore simbolico, oltre che decorativo». Lo stesso accade nel testo del Cantico, dove scene e immagini rimandano al ricco tessuto dell’immaginario biblico. «Il mio amato, sì, assomiglia a una gazzella o a un cucciolo di cervo. Rieccolo! È lì in piedi, dietro al nostro muro, e scruta dalla finestre e osserva tra le grate», legge l’attrice Lucilla Giagnoni. Parole che riecheggiano i versi di un antico canto d’amore egiziano, ma anche quelli con cui il libro del Siracide descrive l’uomo che, cercando donna Sapienza, giunge a seguirla fino alla sua casa, per spiare alle finestre e a stare ad ascoltare sulla porta. «Il fico fa maturare i suoi primaticci e le viti in fiore esalano profumo! Alzati o mia compagna, o mia bella, vieni!», esclama l’amato, con immagini primaverili, tipiche della poesia amorosa. Ma che evocano in chi conosce le Scritture la prosperità di Israele sotto il regno di Salomone, quando «Giuda e Israele erano al sicuro; ognuno stava sotto la propria vite e sotto il proprio fico», e il comando «esci dalla tua terra» che Dio rivolge al patriarca Abramo perché si alzi e vada verso la terra che gli sarà indicata. E il paragone «colomba che stai nelle fenditure della roccia» rimanda al racconto del diluvio, in cui la colomba porta a Noè un ramoscello di ulivo, segno del prosciugamento delle acque e allusione simbolica all’olio per l’unzione del Messia. L’idillio amoroso è interrotto dal brusco intervento di un nemico: «ci hanno depredato sciacalli, sciacalli che devastano giovani vigne, le nostre vigne in fiore». Un’immagine che ricorda il lamento del profeta Geremia che piange la disfatta di Gerusalemme: «Il monte di Sion è desolato, vi scorrazzano sciacalli». Ma le ombre svaniranno e torneranno la pace e la gioia dell’amore, che si compie nell’abbraccio: «le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e latte sotto la tua lingua». È l’arrivederci al prossimo incontro, il 30 marzo alle 21, nel Battistero del Duomo di Novara.
Foto disponibili alla pagina:
PASSIO 2014 IL GRIDO DELL'UOMO NELL’ORTO DEL SILENZIO
IL GRIDO DELL'UOMO NELL’ORTO DEL SILENZIO
L’agonia di Gesù secondo Gianfranco Ravasi nel terzo Quaresimale della Cattedrale
«Rasenta la bestemmia, ma è più caro a Dio della preghiera tranquilla del benpensante». Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, descrive il grido di Gesù che sale dall’orto degli Ulivi nel terzo Quaresimale della Cattedrale, a Novara, venerdì 28 marzo. Un grido che riassume in sé il dolore dell’umanità che soffre e si interroga sul “silenzio assordante” di un Dio che sembra assente e lontano nel momento della prova. E il suo gemere trova eco nel commento musicale di Giuseppe Tosatti, con il suono del flauto che «nella tradizione mistica dei dervisci esprime la nostalgia profonda dell’anima che anela a Dio, come la canna del flauto piange la radice del canneto da cui traeva linfa vitale». «La paura della morte, l’abbandono e il tradimento degli amici, la tortura. Gesù sperimenta tutta la gamma della sofferenza umana – spiega Ravasi –, e si rivolge al Padre in una preghiera che i Vangeli non temono di descrivere come una lotta, supplicando che non debba bere il calice della prova, simbolo dell’ira che annienta i nemici. In lui Dio non si è semplicemente chinato sull’uomo, ma è entrato lui stesso nel nostro limite, nella nostra caducità e mortalità». Ma «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà», legge Lucilla Giagnoni, prestando la voce a Gesù nella lettura del Vangelo secondo Matteo. Perché, commenta Ravasi, «nella lotta la volontà dell’uomo e quella di Dio giungono al punto d’incontro, e la vita subisce una svolta radicale. Come accadde al patriarca Giacobbe, quando lottò con Dio presso il torrente Iabbok e fu dal lui benedetto con nuovo nome di Israele. E come accadde ad Abramo, quando Dio lo chiamò a offrire in sacrificio il suo figlio Isacco, per diventare padre di moltitudini». Così nell’orto degli Ulivi – conclude il vescovo Franco Giulio Brambilla – «l’umanità nuova di Cristo non è solo accanto a noi, ma entra in noi, per trasformarci intimamente e renderci simili a lui nell’obbedienza fiduciosa al Padre».
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PASSIO 2014 IN BATTISTERO UNA COLONNA DI FUMO
IN BATTISTERO UNA COLONNA DI FUMO
Tra effluvi di incenso, Giagnoni e Barbaglia nel quarto incontro sul Cantico dei Cantici
«Che cos’è che sale dal deserto, simile a colonna di fumo, profumata di mirra e di bianco incenso…?», legge Lucilla Giagnoni. E una nuvola di denso fumo aromatico si solleva, la sera del 30 marzo, nel Battistero del Duomo di Novara, dal braciere su cui don Silvio Barbaglia versa l’incenso nel quarto incontro dedicato alla lettura e al commento del Cantico dei Cantici. Un’usanza della liturgia cristiana, mutuata dalle celebrazioni del Tempio, la “casa” che Salomone ha costruito per il Dio di Israele nella città di Gerusalemme secondo la profezia rivolta a suo padre, il re Davide: «… Susciterò un tuo discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e renderò stabile il suo regno. Egli mi edificherà una casa... Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio». Ed è lui che ora avanza verso la città santa, trasportato da sontuosa lettiga, nel giorno delle sue nozze. Ne danno l’annuncio i custodi, chiamando a raccolta le figlie di Sion. Ma egli non ha occhi che per lei, la sua amata, che scruta attraverso i veli, descrivendola con ardite e vivaci metafore. Un’eccitazione dei sensi che riecheggia il Salmo 45, in cui la sposa è condotta al re, invaghito dalla sua bellezza. «Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre», la invita il salmista, secondo il costume che in Israele vede la donna essere accolta come figlia nella casa di lui. Ma nel Cantico l’amplesso amoroso si consuma nella casa di lei. «Giardino chiuso tue sei, sorella mia, mia sposa», la chiama l’amato. Essa è donna Sapienza, che Salomone – accolto da Dio come figlio – impara ad amare come sorella e a desiderare come compagna. «È lei che ho amato e corteggiato fin dalla mia giovinezza, ho bramato di farla mia sposa», confida sedotto. «Venga l’amato mio nel suo giardino e ne mangi i frutti squisiti», lo invita l’amata. «Mangiate, amici, bevete; inebriatevi d’amore», risponde lui, nell’abbraccio amoroso.
Foto disponibili alla pagina:
2 APRILE anniversario della scomparsa di Papa Giovanni Paolo II
Papa Giovanni Paolo II anniversario morte: nove anni fa se ne andava l’amato Karol Wojtyla
Era il 2 aprile del 2005 quando, alle 21:37, morì Papa Giovanni Paolo II. Al momento dell’annuncio ufficiale migliaia di persone si erano raccolte spontaneamente davanti alla Basilica di San Pietro dando vita a una veglia di preghiera che praticamente si svolse senza sosta fino al giorno del funerale, venerdì 8 aprile.
Karol Józef Wojtyla fu eletto papa il 16 ottobre 1978, il primo maggio 2011 è stato proclamato beato dal suo successore Benedetto XVI (nella storia della Chiesa non capitava da circa un millennio che un papa proclamasse beato il proprio immediato predecessore). Il 30 settembre 2013 viene comunicato che verrà proclamato santo il 27 aprile 2014, insieme al predecessore Giovanni XXIII.
Giovanni Paolo II appena salito al soglio pontificio intraprese una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l’oppressione politica, appoggiò movimenti come solidarnosc che di loro disse: “Solidarnosc ha aperto le porte alla libertà nei Paesi resi schiavi dal sistema totalitario! Ha abbattuto il Muro di Berlino e ha contribuito all’unità dell’Europa divisa dai tempi della seconda guerra mondiale. Mai dobbiamo cancellare questo dalla nostra memoria. Questo evento fa parte del nostro patrimonio nazionale”. Il pontefice polacco ha sempre negato di avere avuto lui, personalmente, un ruolo decisivo nella caduta del comunismo, ma ha sempre rivendicato il ruolo portante che in tale caduta hanno avuto il cristianesimo, Solidarnosc e la Polonia.
Il 13 maggio 1981, Papa Giovanni Paolo II subì un attentato da parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in una piazza San Pietro gremita di gente. Due anni dopo, nel Natale del 1983, Giovanni Paolo II volle incontrare il suo attentatore in prigione e rivolgergli il suo perdono. I due parlarono da soli e gli argomenti della loro conversazione sono tuttora sconosciuti.
Il Wojtyla è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi controllati dall’ex Unione Sovietica. Combatté la Teologia della liberazione, papa Giovanni Paolo II disse a tal proposito che la “concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non si compagina con la catechesi della Chiesa”, e stigmatizzò il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa d’ingiustificata sperequazione fra i popoli e lesivi della dignità dell’uomo. Wojtyla si oppose fermamente all’aborto e all’eutanasia, e confermò l’approccio tradizionale della Chiesa sulla sessualità umana, sul celibato dei preti, sul sacerdozio femminile.
Fu un grande sportivo, dalla sua adolescenza fino a quando la salute glielo consentì, tanto da essere soprannominato “l’atleta di Dio”. (foto by InfoPhoto)
Successivamente il parkinson e i problemi osteoarticolari lo immobilizzarono e lo resero prigioniero del suo corpo, questo non impedì al pontefice di terminare la sua missione e non nascose mai il suo corpo ormai debilitato.
Il cardinale Angelo Amato riassunse con queste parole il profilo biografico del futuro santo, in particolare “il suo servizio alla pace” citando la “mite fermezza” con la quale ha vissuto in “tempi di radicali trasformazioni, promuovendo con autenticità la dignità dell’uomo”.
Era il 2 aprile del 2005 quando, alle 21:37, morì Papa Giovanni Paolo II. Al momento dell’annuncio ufficiale migliaia di persone si erano raccolte spontaneamente davanti alla Basilica di San Pietro dando vita a una veglia di preghiera che praticamente si svolse senza sosta fino al giorno del funerale, venerdì 8 aprile.
Karol Józef Wojtyla fu eletto papa il 16 ottobre 1978, il primo maggio 2011 è stato proclamato beato dal suo successore Benedetto XVI (nella storia della Chiesa non capitava da circa un millennio che un papa proclamasse beato il proprio immediato predecessore). Il 30 settembre 2013 viene comunicato che verrà proclamato santo il 27 aprile 2014, insieme al predecessore Giovanni XXIII.
Giovanni Paolo II appena salito al soglio pontificio intraprese una vigorosa azione politica e diplomatica contro il comunismo e l’oppressione politica, appoggiò movimenti come solidarnosc che di loro disse: “Solidarnosc ha aperto le porte alla libertà nei Paesi resi schiavi dal sistema totalitario! Ha abbattuto il Muro di Berlino e ha contribuito all’unità dell’Europa divisa dai tempi della seconda guerra mondiale. Mai dobbiamo cancellare questo dalla nostra memoria. Questo evento fa parte del nostro patrimonio nazionale”. Il pontefice polacco ha sempre negato di avere avuto lui, personalmente, un ruolo decisivo nella caduta del comunismo, ma ha sempre rivendicato il ruolo portante che in tale caduta hanno avuto il cristianesimo, Solidarnosc e la Polonia.
Il 13 maggio 1981, Papa Giovanni Paolo II subì un attentato da parte di Mehmet Ali Ağca, un killer professionista turco, che gli sparò due colpi di pistola in una piazza San Pietro gremita di gente. Due anni dopo, nel Natale del 1983, Giovanni Paolo II volle incontrare il suo attentatore in prigione e rivolgergli il suo perdono. I due parlarono da soli e gli argomenti della loro conversazione sono tuttora sconosciuti.
Il Wojtyla è considerato uno degli artefici del crollo dei sistemi controllati dall’ex Unione Sovietica. Combatté la Teologia della liberazione, papa Giovanni Paolo II disse a tal proposito che la “concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non si compagina con la catechesi della Chiesa”, e stigmatizzò il capitalismo sfrenato e il consumismo, considerati antitetici alla ricerca della giustizia sociale, causa d’ingiustificata sperequazione fra i popoli e lesivi della dignità dell’uomo. Wojtyla si oppose fermamente all’aborto e all’eutanasia, e confermò l’approccio tradizionale della Chiesa sulla sessualità umana, sul celibato dei preti, sul sacerdozio femminile.
Fu un grande sportivo, dalla sua adolescenza fino a quando la salute glielo consentì, tanto da essere soprannominato “l’atleta di Dio”. (foto by InfoPhoto)
Successivamente il parkinson e i problemi osteoarticolari lo immobilizzarono e lo resero prigioniero del suo corpo, questo non impedì al pontefice di terminare la sua missione e non nascose mai il suo corpo ormai debilitato.
Il cardinale Angelo Amato riassunse con queste parole il profilo biografico del futuro santo, in particolare “il suo servizio alla pace” citando la “mite fermezza” con la quale ha vissuto in “tempi di radicali trasformazioni, promuovendo con autenticità la dignità dell’uomo”.
PASSIO 2014 UNA “VIA CRUCIS PER IL III MILLENNIO”
UNA “VIA CRUCIS PER IL III MILLENNIO”
Suor Maria Gloria Riva e Bob Rattazzi raccontano l’arte di Jerzy Duda Gracz
«Una salita al Calvario dipinta con le immagini dell’oggi». Così suor Maria Gloria Riva, fondatrice del monastero delle adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento di Pietrarubbia, ha definito l’opera “Via Crucis per il terzo millennio”, del pittore polacco Jerzy Duda Gracz, nell’incontro di “Passio” di martedì 1 aprile nella sala Maddalena del Palazzo dei Vescovi. «Siamo nella vigilia del giorno in cui, nove anni fa, moriva il beato Giovanni Paolo II – ha ricordato Pietro Toscani, presidente de La Nuova Regaldi e organizzatore dell’incontro, insieme con Luciana Graceffo e Laura Ganzerla –. Ed è proprio grazie all’incontro con questo papa, nel suo primo viaggio in terra polacca, che l’autore si è convertito alla fede cristiana». Una terra sempre presente nei dipinti della Via Crucis di Gracz, attraverso i personaggi che vi sono ritratti e i simboli della sua storia recente. Così lo stesso Giovanni Paolo II, padre Popiełuszko – ucciso dal regime comunista negli anni ’80 – e Massimiliano Kolbe – martire ad Auschwitz – compaiono nelle tele, e i pali stessi dei reticolati del campo di concentramento formano il letto su cui il Cristo viene deposto dopo la morte. «Gesù cammina con il popolo di Polonia – spiega suor Maria Gloria –, ma in questi quadri i suoi piedi non si vedono mai. Si mescolano con i nostri, sono i piedi che camminano con noi e che sostengono il peso stesso del mondo». I dipinti si fanno denuncia di una società e di una Chiesa che troppo spesso è connivente con il potere, e che diviene cieca e incapace di farsi voce dei deboli. E sono loro – bambini, anziani, una prostituta – che dai quadri volgono lo sguardo agli spettatori, chiamandoli a condividere il loro dramma. «I piedi di Cristo compaiono infine nella crocifissione, enormi e in primo piano, come i piedi che hanno percorso un cammino di millenni», spiega suor Maria Gloria. È l’ultimo, doloroso episodio di una storia che si apre ai colori della speranza con le scene della Risurrezione e dell’ascensione, evocate dalle parole di Giovanni Paolo II, lette da Bob Rattazzi, allenatore di basket impegnato nell’integrazione tra ragazzi portatori di handicap e normodotati, e protagonista della serata insieme con suor Maria Gloria: in esse «Gesù mostra che l’umanità alla fine della vita non è votata alla all’immersione nell’oscurità, al vuoto esistenziale dissoluzione e alla voragine del nulla, ma è votata all’incontro con il Padre».
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