Sulla questione della nave ONG Aquarius, «la linea dell’Italia è vomitevole»:
le parole di Gabriel Attal,
portavoce del partito di Macron
1 non di MACRON
2 portavoce del partito di Macron (è da vedere se quando è stato intervistato parlava in quella veste)
3 queste sono le parole che sono state da lui dette:
La linea del Governo Italiano (non dell'ITALIA) è vomitevole.
E' ovvio che si discuta ora delle politiche migratorie e delle soluzioni che possono essere trovate a livello europeo per regolare e prendere in carico questo flusso migratorio.
La Francia lo fà, il presidente Macron lo anche.
Ma che si faccia della politica di basso livello con delle vite umane in ballo ... lo trovo davvero disgustoso.
Gesticola. Si agita. Agita confusamente le folle.
Ennesima settimana di caos in puro stile penta-leghista.
Alla fine il vertice di Parigi si fa.
di Andrea Ermano tratto da L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
"Mai inteso offendere l'Italia", dice Macron. "Non ha mai offeso l'Italia", conferma Conte.
E, dunque, di che avrebbe dovuto scusarsi il Presidente della Repubblica d'oltralpe?
A detta dei leghisti, l'Eliseo sarebbe colpevole della seguente dichiarazione, che Gabriel Attal, esponente di spicco del partito En Marche, ha reso a un giornalista francese nella giornata di martedì: "Io penso anzitutto alle 629 persone che sono su questa nave. Considero che la linea del governo italiano sia da vomito (à vomir). È inammissibile fare della piccola politica sulle vite umane. Lo trovo disgustoso".
La parola "vomito" è senza dubbio sopra le righe. Attal avrebbe potuto dire la stessa cosa utilizzando per esempio il termine "ripulsa", molto più sfumato. Ma alla fine – o "vomito" o "ripulsa" – si tratta di libere opinioni espresse da un esponente parlamentare francese che non offende l'Italia né il popolo italiano, ma si limita a stigmatizzare, sia pur duramente, la condotta del nostro esecutivo.
Che male c'è? Forse che chiudere la bocca a un parlamentare di un paese europeo colpevole di critica a un governo europeo ci farebbe sentire più sicuri entro i confini del nostro continente?
Altro discorso si potrebbe o forse si dovrebbe fare, invece, quando ad attaccare un governo o uno stato è l'esponente di un altro governo e di un altro stato, come p.es. il nostro ministro degli Interni che ha detto in Parlamento: "Malta se ne frega. Punto e a capo". Dubitiamo che parlando in questo modo il min. Salvini dimostri quella disciplina e quell'onore che egli dovrebbe osservare avendo giurato sulla Costituzione.
Malta se ne frega? E la Francia ci deve delle scuse? A sostegno delle sue tesi, l'uomo forte del leghismo post-padano accusa Parigi non solo di applicare una dura lex ai migranti di Ventimiglia, ma anche di essere inadempiente rispetto alla ripartizione europea dei richiedenti asilo sbarcati nel nostro Paese.
Senonché, a Ventimiglia i migranti non rischiano di annegare in pochi minuti. E sulla terraferma non vigono le sacre leggi del soccorso in mare.
Né, poi, un comportamento errato di parte francese potrebbe legittimarne uno, ancor più sbagliato, di parte italiana.
Ma per i nostri sovranisti all'amatriciana il problema, in ultima analisi, è Macron. Il quale, invece di attenuare la polemica sul caso Aquarius, si è permesso di giudicare "cinico e irrespondabile" il trattamento riservato dalle autorità italiane ai profughi di mare, dichiaratamente usati dal Governo di Roma per un fine politico in una polemica verso altri governi europei.
Colmo dell'onta, di fronte alle "scuse ufficiali" che il min. Salvini in Senato aveva richiesto "nel più breve tempo possibile", il Capo dello Stato francese ha avuto l'adire di restituire al mittente questa "provocazione" di stampo leghista ritenendo che non sarebbe giusto cedere dopo la prova di cinismo e irresponsabilità di cui sopra.
Apriti cielo! L'incontro bilaterale tra ministri dell'economia è stato fatto saltare. La Farnesina ha convocato l'ambasciatore di Francia. E il Presidente del Consiglio italiano si è predisposto a "congelare" anche la sua visita di Stato all'Eliseo, come indicato dal capobranco in camicia verde.
Insomma, la Francia e l'Italia hanno vissuto "la più grave crisi diplomatica di tutto il secondo dopoguerra". O almeno questo percepivano i commentatori delle principali testate nostrane. Non così al di là delle Alpi, dove l'opinione pubblica poco ha mostrato di appassionarsi per i dilemmi del nostro neo-premier e i giochi di potere dei nostri neo-ministri.
Dopodiché, sbaglieranno sicuramente i francesi, anche se è pur vero che l'atomica tanto quanto il seggio permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tanto quanto la maionese non impazzita: ce li hanno loro.
Dopodiché, non avranno certo tutte le ragioni, questi francesi. Ma, secondo il nostro trascurabilissimo parere, è pressoché dimostrato che i neo-governanti di Roma hanno torto e pur parecchio.
Per capirlo basta leggere quel che ha dichiarato il sen. Pesco (M5S) in aula: "Siamo un Paese sotto attacco. E c'è il sospetto che quelli che ci attaccano con lo spread siano gli stessi che ci attaccano con gli sbarchi".
Insomma, dietro ai nostri problemi si celerebbe la "spectre" di uomini come George Soros, il quale – nella vulgata penta-leghista – sarebbe reo di speculare sul piano finanziario contro l'Italia e, in parallelo, di mandare per giunta le Ong a scodellare migliaia di africani sulle nostre coste per mandarci gambe all'aria.
Nessuno osa, per adesso, accusare Soros di appartenere anche a una famiglia ebraica di origine ungherese. Ma – bando alle ipocrisie – il concetto è proprio quello lì.
In fondo siamo reduci da una campagna elettorale iniziata "in difesa della razza bianca" (dixit Fontana, governatore lumbard). E ora ci ritroviamo, incredibilmente, di fronte alla riedizione di certe famigerate teorie mussoliniane sulla congiura mondiale "demo pluto giudaico massonica".
Basta gettare uno sguardo nei blog penta-leghisti (contro la "massone-ebrea Merkel”) per accorgersi che di per sé questa non è neppure una gran novità.
Gesticola. Si agita. Agita confusamente le folle.
Ennesima settimana di caos in puro stile penta-leghista.
Alla fine il vertice di Parigi si fa.
di Andrea Ermano tratto da L'AVVENIRE DEI LAVORATORI
"Mai inteso offendere l'Italia", dice Macron. "Non ha mai offeso l'Italia", conferma Conte.
E, dunque, di che avrebbe dovuto scusarsi il Presidente della Repubblica d'oltralpe?
A detta dei leghisti, l'Eliseo sarebbe colpevole della seguente dichiarazione, che Gabriel Attal, esponente di spicco del partito En Marche, ha reso a un giornalista francese nella giornata di martedì: "Io penso anzitutto alle 629 persone che sono su questa nave. Considero che la linea del governo italiano sia da vomito (à vomir). È inammissibile fare della piccola politica sulle vite umane. Lo trovo disgustoso".
La parola "vomito" è senza dubbio sopra le righe. Attal avrebbe potuto dire la stessa cosa utilizzando per esempio il termine "ripulsa", molto più sfumato. Ma alla fine – o "vomito" o "ripulsa" – si tratta di libere opinioni espresse da un esponente parlamentare francese che non offende l'Italia né il popolo italiano, ma si limita a stigmatizzare, sia pur duramente, la condotta del nostro esecutivo.
Che male c'è? Forse che chiudere la bocca a un parlamentare di un paese europeo colpevole di critica a un governo europeo ci farebbe sentire più sicuri entro i confini del nostro continente?
Altro discorso si potrebbe o forse si dovrebbe fare, invece, quando ad attaccare un governo o uno stato è l'esponente di un altro governo e di un altro stato, come p.es. il nostro ministro degli Interni che ha detto in Parlamento: "Malta se ne frega. Punto e a capo". Dubitiamo che parlando in questo modo il min. Salvini dimostri quella disciplina e quell'onore che egli dovrebbe osservare avendo giurato sulla Costituzione.
Malta se ne frega? E la Francia ci deve delle scuse? A sostegno delle sue tesi, l'uomo forte del leghismo post-padano accusa Parigi non solo di applicare una dura lex ai migranti di Ventimiglia, ma anche di essere inadempiente rispetto alla ripartizione europea dei richiedenti asilo sbarcati nel nostro Paese.
Senonché, a Ventimiglia i migranti non rischiano di annegare in pochi minuti. E sulla terraferma non vigono le sacre leggi del soccorso in mare.
Né, poi, un comportamento errato di parte francese potrebbe legittimarne uno, ancor più sbagliato, di parte italiana.
Ma per i nostri sovranisti all'amatriciana il problema, in ultima analisi, è Macron. Il quale, invece di attenuare la polemica sul caso Aquarius, si è permesso di giudicare "cinico e irrespondabile" il trattamento riservato dalle autorità italiane ai profughi di mare, dichiaratamente usati dal Governo di Roma per un fine politico in una polemica verso altri governi europei.
Colmo dell'onta, di fronte alle "scuse ufficiali" che il min. Salvini in Senato aveva richiesto "nel più breve tempo possibile", il Capo dello Stato francese ha avuto l'adire di restituire al mittente questa "provocazione" di stampo leghista ritenendo che non sarebbe giusto cedere dopo la prova di cinismo e irresponsabilità di cui sopra.
Apriti cielo! L'incontro bilaterale tra ministri dell'economia è stato fatto saltare. La Farnesina ha convocato l'ambasciatore di Francia. E il Presidente del Consiglio italiano si è predisposto a "congelare" anche la sua visita di Stato all'Eliseo, come indicato dal capobranco in camicia verde.
Insomma, la Francia e l'Italia hanno vissuto "la più grave crisi diplomatica di tutto il secondo dopoguerra". O almeno questo percepivano i commentatori delle principali testate nostrane. Non così al di là delle Alpi, dove l'opinione pubblica poco ha mostrato di appassionarsi per i dilemmi del nostro neo-premier e i giochi di potere dei nostri neo-ministri.
Dopodiché, sbaglieranno sicuramente i francesi, anche se è pur vero che l'atomica tanto quanto il seggio permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tanto quanto la maionese non impazzita: ce li hanno loro.
Dopodiché, non avranno certo tutte le ragioni, questi francesi. Ma, secondo il nostro trascurabilissimo parere, è pressoché dimostrato che i neo-governanti di Roma hanno torto e pur parecchio.
Per capirlo basta leggere quel che ha dichiarato il sen. Pesco (M5S) in aula: "Siamo un Paese sotto attacco. E c'è il sospetto che quelli che ci attaccano con lo spread siano gli stessi che ci attaccano con gli sbarchi".
Insomma, dietro ai nostri problemi si celerebbe la "spectre" di uomini come George Soros, il quale – nella vulgata penta-leghista – sarebbe reo di speculare sul piano finanziario contro l'Italia e, in parallelo, di mandare per giunta le Ong a scodellare migliaia di africani sulle nostre coste per mandarci gambe all'aria.
Nessuno osa, per adesso, accusare Soros di appartenere anche a una famiglia ebraica di origine ungherese. Ma – bando alle ipocrisie – il concetto è proprio quello lì.
In fondo siamo reduci da una campagna elettorale iniziata "in difesa della razza bianca" (dixit Fontana, governatore lumbard). E ora ci ritroviamo, incredibilmente, di fronte alla riedizione di certe famigerate teorie mussoliniane sulla congiura mondiale "demo pluto giudaico massonica".
Basta gettare uno sguardo nei blog penta-leghisti (contro la "massone-ebrea Merkel”) per accorgersi che di per sé questa non è neppure una gran novità.
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